Milan, la storia attraverso i soprannomi di Carlo Pellegatti: l’ultimo acuto con Allegri prima del baratro

Riviviamo l'epoca storica del Milan dell'ultimo Scudetto vinto sotto la guida di Massimiliano Allegri attraverso gli iconici soprannomi di Carlo Pellegatti

Nicola Liberti A cura di Nicola Liberti
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La storia del Milan ripercorsa attraverso i leggendari soprannomi affibbiati da Carlo Pellegatti ai protagonisti delle varie epoche milaniste. Pellegatti, storica voce nel commento pittorico delle partite del Diavolo oltre che uomo in rappresentanza del tifo rossonero così sul piccolo schermo e così su radio e carta stampata.

Il guizzo e l’estro nel dipingere e nell’inventare nomi appropriati per ogni calciatore che ha marcato la storia del club, chi in positivo, molti, chi in negativo, solamente alcuni. Oggi ripercorriamo gli anni storici dell’ultimo grande Milan, quello allenato da Allegri, che condusse la squadra all’ultimo acuto prima del baratro durato anni, ultimo atto delle epopee vissuti dalle grandi squadre sotto la presidenza di Silvio Berlusconi.

Addio di Paolo Maldini al Milan
Addio di Paolo Maldini al Milan

Milan, Pellegatti e la transizione per l’approdo di Allegri

Con l’addio di Master and Commander Carlo Ancelotti al termine della stagione 2008/09, il Milan perde anche un altro pezzo di storia. Due decadi ed un lustro spazzati via dal complesso addio di Uno dei fondatori della patria Paolo, il capitano, Maldini. Gli applausi e le lacrime di quel 24 maggio 2009 non hanno totalmente serrato i lembi di una ferita che ancora oggi resta nella storia del Milan e di History Maker: fischi e striscioni da parte di una porzione della Sud hanno irrimediabilmente macchiato l’addio di uno dei più grandi del calcio. A Ocean’s Eleven Ancelotti succede Leonardo in panchina, ex giocatore nonché direttore tecnico in carica sino a poche settimane prima. Il Diavolo non solo perde la propria colonna più imponente ed importante, bensì conosce il nuovo ed ultimo addio dell’Usignolo di Kiev Andriy Shevchenko e cede a lusinghe e tentazioni blancos, non tenendo così fede a quel “Non si vende Kaká” che per lungo tempo aveva risuonato tra stadio e menti rossonere.

È un Milan che in estate non reinveste la cifra monstre incassata per Smoking Bianco ma destina quei denari al risanamento delle casse del club. In inverno riaccoglie per il secondo e più triste atto David Il principe di cachemire Beckham, dopo aver acquisito in estate Il duca bianco Klaas Jan Huntelaar e Telepass Abate. Il 4-2-fantasia di Caipirinha Leonardo conduce il Milan ad una notte magica in quel del Bernabeu, ma non oltre gli ottavi di finale di Champions League. In campionato, dopo un inizio arrancante, il terzo posto finale è quanto di massimo raggiungibile, se non altro utile a strappare nuovamente il pass per la massima competizione continentale.

Presentazione Ibrahimovic al Milan nel 2010
Presentazione Ibrahimovic al Milan nel 2010

Milan, Pellegatti e l’inizio dell’era di Tela Cerata Allegri

Dopo il 3° posto conseguito al termine della stagione passata, Caipirinha Leonardo saluta dimissionario, costringendo il club alla ricerca di un nuovo allenatore. Il profilo individuato e scelto è quello di Massimiliano Allegri, ex mister del Cagliari e pronto all’approdo nella propria prima grande società in carriera. È un’estate di colpi da novanta, o da 42 come i milioni spesi. A Milanello arrivano Ibra Supremacy, con uno dei blitz storici di Sherlock Galliani nella dimora del gigante svedese a Barcellona, e Tre passi nel delirio Robinho.

Quel Milan, orfano per altro di Baghera la Pantera Dida svincolatosi, e Zanna bianca Kakha’ Kaladze, oltre ad Uno dei fondatori della patria, si schierava con un modulo che ben presto divenne consuetudine per Tela cerata Allegri, così definito per la propria capacità di farsi scivolare tutto addosso: il 4-3-3. Tra i pali per diversi anni la titolarità sarà affidata al Cacciatore del sole Abbiati con, dinanzi a sé: Telepass Abate, o all’occorrenza Profumo di rhum Zambrotta, Tempesta perfetta Nesta a far coppia con un centrale in grado di imperversare sugli avversari come Grandine Nera, Thiago Silva e, sulla corsia di sinistra Le ali della libertà Antonini ad alternarsi con Marek forza 5 Jankulovski. A centrocampo i celebri “tre mediani” di Allegriana memoria: Gengis Khan Gattuso, Trilly campanellino Pirlo e Lo StracciaZanichelli Ambrosini, oltre ad Effetto serra Seedorf. Là davanti, a supportare Il fiore dai petali d’acciaio Ibrahimovic, sgorgava a fiumi la samba brazileira con L’officina del fantastico Ronaldinho, Come d’incanto Pato e Zampa di giaguaro Robinho ad alternarsi sulle fasce lungo tutto l’arco della stagione.

Grande forza e consistenza, caratteristica chiave di quel Milan 2010/11, era data anche e soprattutto dai giocatori in grado di subentrare a partita in corso e, spesse volte, ribaltare l’esito finale del match. Tra questi senza dubbio vi era Alta tensione Inzaghi, Rodney Anti-stress Strasser, eroe last minute in quel di Cagliari, Pret-A-Porter Flamini, Vicks Vaporub Oddo, The magister Van Bommel, Apocalypto Yepes e, sopra tutto e tutti, cruciale più d’ogn’altro Big Bang, l’esplosione che creò la terra, Kevin-Prince Boateng.

Pato, Thiago Silva e Robinho nel Milan 2010/11
Pato, Thiago Silva e Robinho nel Milan 2010/11

Milan, Pellegatti e la cavalcata sino al 18° sigillo

Quello che si apprestava a far cosa propria del campionato di Serie A, come da anni non accadeva, era un Milan dal tasso tecnico e di classe incommensurabile, oltre che molto esperto. Un gruppo in grado di dominare Italia ed Europa per un decennio che si ritrovava ad essere nucleo centrale di una nuova era rossonera che, come tutti ben sanno, mai è giunta dalle parti di Milano. Le molte primavere alle spalle di diversi interpreti in rosa permettevano indubitabile miglior gestione di diverse situazioni anche se, come spesso sottolineato da Ibra Supremacy negli anni a venire, “serviva loro l’ultima scarica di adrenalina. Lo svedese in questo senso fu uomo chiave dell’ultimo Scudo transitato in quel di Milanello: la propria capacità di elevare il livello di competizione e competitività, richiedere indirettamente il 100%+1 da ogni membro dello spogliatoio e creare attorno a sé ed alla squadra un aura di imbattibilità furono fattori cruciali al fine di ritornare iridati.

Un incoraggiante inizio degno di un 4-0 al Lecce, con tanto di doppietta di Come d’incanto Pato, pareva porre le basi per una stagione d’alto livello. Basi queste, prontamente smantellate dalla ditta edile made in Cesena, vittorioso 2-0 al Manuzzi alla sola seconda giornata. Prima caduta d’un Diavolo che rimase imbattuto per 13 dei seguenti 14 match disputati tra casa e trasferta. Nel corso di questi, WonderIbra mise a segno ben 10 reti mentre Il Papero Pato 5, non a sufficienza per evitare la sconfitta interna contro la Juventus, abbastanza da decidere 0-1 un derby su rigore. Tra le successive due sconfitte rimediate dai rossoneri (0-1 con la Roma ed 1-0 con il Palermo) intercorse una striscia di 12 nuovi risultati utili consecutivi.

Esultanza Pato dopo il gol nel derby
Esultanza Pato dopo il gol nel derby

Tra questi come non citare tre match iconici di quel trionfo su suolo azzurro: in ordine di tempo la prima fu la rocambolesca rete di Anti-stress Strasser a sbloccare sul finale una gara apparentemente serrata a doppia mandata, seguì poi lo 0-1 alla Juventus, rivale assoluta per il campionato, firmato Braveheart Gattuso dalla distanza e, infine, il sontuoso 3-0 nel Derby di Milano. Come d’incanto Milan in vantaggio dopo soli 47 secondi, raddoppiato dallo stesso 7 al minuto 62. All’ultimo istante di gara, quando il cronometro dell’arbitro Rizzoli segnalava 90:00, Antonio Il cappellaio matto Cassano spedì in rete il calcio di rigore per il definitivo tris calato dal Diavolo, con tanto di lieto messaggio al “caro” Leonardo, fresco di cambio di sponda del Naviglio.

Esultanza Ibrahimovic scudetto 2011
Esultanza Ibrahimovic scudetto 2011

Di lì in poi lo slancio post-derby diviene cruciale al fine di non registrare più sconfitta alcuna. In rapida successione giunsero: vittoria con la Fiorentina, vittoria con la Sampdoria, vittoria con il Brescia e vittoria con il Bologna. Quattro spari decisi alla vetta della classifica per inchiodare il Diavolo alla testa di essa prima dell’ultimo necessario atto. È il 7 maggio 2011 quando allo Stadio Olimpico di Roma il Milan si appresta a porre l’ultimo proprio sigillo, il 18° della propria storia, sugli Scudi in bacheca. Lo 0-0 iniziale regge sino all’ultimo istante di gara in uno stadio divenuto teatro dell’ultimo, sinora, grande trionfo rossonero. Il Milan è aritmeticamente Campione d’Italia con due giornate d’anticipo, Allegri diviene per la prima di lunghe volte in carriera iridato, il Diavolo ce l’ha fatta a tornare sul trono della penisola dopo 7 anni.

Milan, Pellegatti e il primo passo verso una lunga caduta

Dopo il 18° Scudetto conquistato nella precedente stagione, il Milan decide di includere nella propria rosa Il croupier Mexes e Saetta McQueen Taiwo per rinforzare la difesa. Allo stesso modo il reparto di centrocampo vede le aggiunte di Schiaccia noci Nocerino e Quadro d’Autore Aquilani per sopperire alla mancanza di Andrea Pirlo, svincolatosi prima del passaggio alla Juventus. Quanto all’attacco invece, sbarca a Milanello il primo membro di coloro che andranno negli anni a comporre le “tre creste” rossonere: Amon-Ra il Dio Sole Stephan El Shaarawy.

Il 6 agosto 2011 va in scena la finalissima tra i vincitori del campionato ed i trionfatori in Coppa Italia in quel di Pechino, allo Stadio Olimpico della capitale cinese per la precisione. Qui il Milan affronta e supera l’Inter nella contesa per aggiudicarsi la Supercoppa Italiana. Alla rete di Sneijder rispondono dapprima Zlatan Ibra Supremacy Ibrahimovic ed in seconda battuta il Big Bang Boateng. Il Diavolo si aggiudica il secondo titolo dell’era di Tela Cerata Allegri a distanza di tre soli mesi dall’ultimo. Il Diavolo in quell’istante si assicura il secondo ed ultimo trionfo con questo allenatore, il Diavolo in quell’istante si aggiudica l’ultimo titolo destinato a restare tale per tanti, tanti anni.

Poche settimane più tardi iniziarono i cammini di Serie A e Champions League, con quest’ultima che vide i rossoneri superare un girone nel quale furono sorteggiati con il Barcellona dei marziani di Pep Guardiola. Barcellona che, peraltro, eliminò proprio l’undici milanista ai quarti di finale dopo un pirotecnico ottavo superato con il punteggio complessivo di 4-3 contro l’Arsenal. Quanto al campionato invece, Allegri guidò i suoi attraverso un girone d’andata dalle tre sole sconfitte nei tre match più di rilievo contro Napoli, Juventus ed Inter. Nel girone di ritorno la cavalcata singhiozzante riprese il via tra la sconfitta per 2-0 giunta per mano della Lazio all’Olimpico e l’1-1 di San Siro contro la Juventus nella celebre gara del “gol di Muntari“, centrocampista ghanese giunto in prestito dai rivali cittadini ed immediatamente divenuto Urlo d’ebano. Con un campionato ormai compromesso, il Diavolo proseguì nella propria cavalcata inciampando sulla Fiorentina ed uscendo sconfitto nel derby di scena alla penultima giornata, consegnando così il primo di una innumerevole serie di trionfi in Serie A ai rivali bianconeri.

Coreografia tifosi Milan per addio di Nesta, Gattuso e Inzaghi
Coreografia tifosi Milan per addio di Nesta, Gattuso e Inzaghi

Milan, Pellegatti nel pomeriggio dei tristi addii

La 38esima giornata del campionato 2011/12 va in scena il 13 maggio e vede San Siro ospitare il Novara già aritmeticamente retrocesso in Serie B. Quella è l’ultima gara dei legionari rossoneri che hanno segnato un’epoca di Milan, Serie A e più in generale di calcio. È il pomeriggio degli addii dei senatori di un Milan che non c’è più, è il pomeriggio degli addii di Braveheart Gattuso, Tempesta perfetta Nesta, Willy Wonka Seedorf, Mojito Zambrotta, Il generale Van Bommel ed Alta tensione Inzaghi. Quest’ultimo non poté esimersi dal regalare l’ultima perla, l’ultima gioia ai tifosi che per una vita, quella calcistica, gli hanno dato, certamente anche in minor misura di quanto da lui stesso donato loro. Pippo mio segna al minuto 82 l’ultima rete del campionato nonché l’ultima di una inarrivabile carriera. Il Milan si impone 2-1, ma la scena in seguito al triplice fischio è tutta per i leggendari eroi che per oltre un decennio hanno calcato quel manto di San Siro regalando gioie ed imprese. La scena è tutta per chi per l’ultima volta, in lacrime, calca quel campo. Sul campionato si chiudono i sipari, sul Milan, su quel Milan, avviene lo stesso: è l’epilogo di una squadra che non tornerà più, la fine di un’era marcata da trionfi e l’inizio di una nuova fatta di anni bui e tempestosi.

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