Il Bologna sta vivendo un momento magico, da Champions. La qualificazione matematica è quasi alle porte grazie alla grande stagione che ha caratterizzato il percorso della squadra emiliana, con a capo il traghettatore Thiago Motta. Colonna portante di un gruppo che ha messo in risalto qualità e bel gioco. Oltre che l’attitudine ad essere cinico nel momenti maggiormente decisivi.
La favola del Bologna formato Champions riparte tutta qua. Da una squadra che non registra certamente gli stessi nomi blasonati presenti all’interno di altre rose. Ma che grazie all’unità di intenti e al grande lavoro portato avanti dall’allenatore più corteggiato del mercato è riuscita a rendere grandi giocatori in erba. Alla ricerca della giusta dimensione per esplodere. Primo su tutti il tanto conteso Joshua Zirkzee.
Un’ossatura che ha preso forma alla viglia di un inizio di stagione in cui l’obiettivo primario non era certamente il terzo o quarto posto. Ma che ha registrato a suo tempo scelte concrete e intraprese con l’aiuto di Thiago Motta, dato tuttavia oramai partente. Un vero e proprio leader dentro e fuori dal campo che ha saputo mettere in pari le possibilità economiche della società con la capacità di scegliere gli interpreti migliori.
Nella stagione da Champions del Bologna c’è dunque lo storytelling di un gruppo che è riuscito a raggiungere un risultato storico. Una qualificazione che, seppur non ancora matematica, si è palesata con estrema disinvoltura, senza mai registrare momenti totalmente down. Ed il tal senso, a partire da Thiago Motta fino a giungere a Zirkzee, il segreto va ricercato nella combinazione delle diverse variabili che hanno caratterizzato l’annata.
L’architetto Sartori
Dopo aver portato a compimento diverse imprese, tra cui l’indimenticabile favola Chievo, Giovanni Sartori si è reinventato a vero e proprio architetto del Bologna. Nell’arco di due sole sessioni di mercato, il ds rossoblù è riuscito a portare alla corte di Thiago Motta giocatori prelevati da campionati minori, snobbati dalla maggior parte degli osservatori. Un presupposto che inaspettatamente si è rivelato decisivo.
Da Baukema fino a Posch passando per Calafiori, Ndoye e Lukumì. Quasi tutti colpi che si rivelano eccezionali e che alzano il livello tecnico di un Bologna che registra anche la presenza del vero e proprio sogno di mercato made in Milan: Zirkzee. L’architetto Sartori dunque è riuscito nell’intento di creare una rosa che seppur sottovalutata è stata in grado di giocare alla pari delle prime squadre delle graduatoria. Grazie anche al lavoro e allo stesso modulo utilizzato da Thiago Motta.
Il modulo secondo Thiago Motta
La stagione da Champions vissuta dal Bologna si rispecchia in toto nelle idee avanzate da Thiago Motta, con a capo il modulo. Scelte tattiche che hanno permesso al Bologna non solo di mettere in cascina un numero di punti quasi doppio rispetto a quello ipotizzato alla vigilia del campionato. Ma soprattutto di giocare un bel calcio. Facendo del proprio stile un punto di forza che ha caratterizzato l’identità della squadra.
Thiago Motta si è imposto in breve tempo come uno dei tecnici più adatti al calcio di oggi, che cambia e si aggiorna alla velocità della luce. Le partite del Bologna sono caratterizzate da un pressing alto, impostazione dal basso, coinvolgimento del portiere e ruoli fluidi ed intercambiabili da centrocampo in su. Organizzazione tattica rappresentata dal 4-2-3-1 o all’occorrenza dal 4-3-3. A referto poi tre armi letali: non dare punti di riferimento agli avversari, difensori abili in fase di costruzione e la capacità di giocare in verticale a due tocchi.
I gioielli del Bologna
Le scelte di Sartori e le capacità di Thiago Motta non rappresentano le uniche variabili che hanno reso il Bologna Champions. A referto, come anticipato, ci sono anche i gioielli rossoblù. Giocatori talvolta sottovalutati che hanno dimostrato di valere alla stregua di nomi maggiormente blasonati. La stella della squadra, e anche del mercato, senza ombra di dubbio risponde al nome di Zirkzee ma non solo.
Alle spalle dell’olandese, spicca un altro pezzo da novanta: Lewis Ferguson. Il giocatore del Bologna ha attirato l’attenzione della Juventus e anche, più in generale, di altri club made in Serie A. Un interesse nato grazie alla duttilità e alla forza fisica dimostrata, oltre che ad uno straordinario senso del gol. E poi, c’è anche Stefan Posch, il primo play della squadra e autore della rete del 2-0 proprio contro il Napoli. Un difensore con i piedi buoni che non disdegna l’appuntamento con la rete.
Se poi a questi tre gioielli vanno aggiunti il professore del centrocampo Freuler, due esterni frizzanti come Ndoye e Saelemaekers, un difensore a caccia di riscatto come Calafiori e un talento di prospettiva come Fabbian il gioco è fatto. O per lo meno, la Champions League è raggiunta.
L’epilogo, cosa manca alla qualificazione matematica
Preso ad esame il segreto Champions del Bologna o per meglio dire le variabili che si sono rivelate decisive per la stagione, è bene tuttavia fare il punto della situazione. Nonostante il netto 2-0 inflitto al Napoli, la squadra di Thiago Motta non è ancora matematicamente qualificata al massimo torneo europeo.
Ma cosa manca per la qualificazione matematica alla Champions League? Poco, pochissimo per l’esattezza, come riportato su Sport Mediaset. Il Bologna dovrà attendere il big match di giornata che registrerà contrapposte Atalanta-Roma, domenica 12 maggio. Una gara che dovrà registrare la vittoria della Dea o il pareggio. Qualora ciò accadesse, Zirkzee e compagni potranno finalmente ipotecare la qualificazione al torneo delle grandi orecchie.
Viceversa, la squadra di Thiago Motta avrà a regime ancora due punti da conquistare. Non un obiettivo complesso ma che potrebbe risultare maggiormente in salita in virtù dell’infortunio accaduto a Zirkzee, uscito anzitempo in Napoli-Bologna. Una circostanza che preoccupa l’ambiente anche se la qualificazione in Champions League non è certamente messa in dubbio.