11 settembre 2001: la fine e l’inizio di un nuovo Mondo
Sono trascorsi esattamente 20 anni da quel maledetto 11 settembre 2001 e dai quattro attentati che sconvolsero New York, gli Stati Uniti e tutto il resto del Mondo. Chiunque abbia vissuto quegli istanti, ricorda bene cosa stesse facendo nel momento in cui venne a conoscenza che l’American Airlines 11 si schiantò nella Torre Nord del World Trade Center, sapendo rispondere con dovizia di particolari. È impresso nella memoria, come scalfito nella pietra.
Impossibile non ritornare a quei momenti così drammatici, ogni volta che in TV si guarda un film che ha come sfondo la Grande Mela, per esempio il lungometraggio “Reign over me” di Mike Binder, dove il protagonista, interpretato da Adam Sandler, parlando della moglie che al momento degli attacchi si trovava in una delle due Torri dice: “Io non ho bisogno di parlare di lei o di guardare fotografie perché vedete, il fatto é che io la vedo molto spesso per la strada. Io cammino per la strada e la vedo nel viso di qualcun’altra, più chiaramente che in nessuna fotografia che portate con voi”, o come oggi che cade l’anniversario di quella strage che causò quasi 3000 mila vittime, tante ancora disperse.
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Come dimenticare le persone che si lanciavano nel vuoto da quasi 400 metri di altezza per scappare dalle fiamme e dal fumo che invasero velocemente i due edifici, o lo schianto del secondo aereo, il volo United Airlines 175 che si abbatté nella Torre Sud a pochi minuti di distanza dal primo, o il crollo di entrambe le Torri dopo poco più di un ora e mezza, creando una nube di fumo e detriti visibile a kilometri di distanza.
Eventi che hanno tracciato una linea di demarcazione ben definita tra due epoche, immaginaria sì, ma dannatamente reale. L’11 settembre 2001 ha cambiato il Mondo, creando quello in cui viviamo tuttora. Un Mondo dove la paura, l’ansia e il pregiudizio hanno preso il sopravvento. I più giovani o quelli che sono nati dopo quegli avvenimenti non capiranno, ma sono certo che chi come me non ha dimenticato quella fitta al cuore, quel colpo nello stomaco, quella sensazione di vuoto e di impossibilità a poter aiutare che ci colpì alle 14.46 ora italiana in un pomeriggio quasi d’autunno, con un clima ancora estivo, sa bene di cosa sto parlando.
11 settembre 2001: il calcio non si ferma
Martedì 11 settembre 2001, in programma la prima giornata della Champions League 2001/02. Le italiane a scendere in campo quella sera sono la Lazio di Sven-Göran Eriksson e la Roma, Campione d’Italia, allenata da Fabio Capello. I biancocelesti sono ad Istanbul sul campo del Galatasaray, mentre i giallorossi che tornano nella massima competizione calcistica europea dopo 17 lunghi anni, esordiscono in uno Stadio “Olimpico” gremito in ogni ordine di posto contro il Real Madrid.
La UEFA, nonostante nel pomeriggio avvenne il più tragico attentato nella storia moderna del mondo occidentale, decise di non rinviare i match in programma dell’intero turno. L’attaccante della Roma dell’epoca, Vincenzo Montella, molto tempo dopo a Sky Sport, dichiarò in merito a quei momenti così drammatici: “Eravamo basiti, incollati allo schermo, come tutti. Le immagini parlavano da sole, sconvolgenti. Furono momenti di sgomento, ma noi dovevamo pensare anche che di lì a poco ci saremmo trovati di fronte il Real Madrid. Arrivammo allo stadio discutendo solo delle notizie che provenivano da New York. Ci guardavamo in faccia soltanto in attesa di avere qualche novità. Finché, all’ultimissimo istante, non ci comunicarono che si sarebbe giocato”.
Il massimo organo del calcio europeo comunicò che la decisione di far svolgere regolarmente le partite era dovuta ad una questione di ordine pubblico e si limitò a far rispettare un minuto di silenzio prima del calcio di inizio. Il Presidente della Roma, Franco Sensi che non voleva i suoi ragazzi scendessero in campo dichiarò al termine della gara: “Dalla fine della guerra non ricordo niente di più tragico”. Gli fece eco l’allenatore Fabio Capello che dopo la sconfitta per 2-1 dichiarò: “Ero convinto che non avremmo giocato. Sarebbe stato più giusto dare un segnale al mondo intero. Non era una festa, siamo scesi in campo con un peso grosso come un macigno”.