“Ci perviene notizia che alcuni soci dissidenti della Società calcistica Milan Foot-ball Club si sono riuniti per dar vita una nuova Società che si denominerà Foot-ball club Internazionale Milano“. Il 9 Marzo 1908 fu la data che cambiò definitivamente Milano e in qualche modo tutto il mondo del calcio giocato italiano. La storica rivalità tra Milan ed Inter iniziò proprio quel giorno, quando in quarantaquattro promossero la secessione per permettere l’inserimento di giocatori stranieri nella rosa. Man mano che il gioco del calcio prese piede nel bel paese, il tifo per una o per l’altra squadra ottenne consenso in base alla condizione sociale di ciascuno.
Nacquero così i Bauscia ed i Casciavit, soprannomi derivanti dai ceti dei tifosi delle due compagini. Il tifo per l’Inter attecchì principalmente tra la borghesia, tra coloro che potevano permettersi di andare allo stadio con la muturet. Il Milan, come dalla sua fondazione, continuò a trovare approvazione tra la classe operaia. Poi ovviamente, con il passare del tempo e con i cambiamenti economico-sociali dopoguerra, questa distinzione si assottigliò fino a scomparire quasi del tutto. Ciò che probabilmente non svanirà mai, è quel sentimento di competizione, quasi sempre sano, tra i tifosi delle due squadre. Furono portatori di diverse ideologie politiche, con una visione più moderna del calcio e, vincendo in Italia ed in Europa arrivarono ad imporsi in tutta la nazione come alternative al tifo juventino. All’ombra della Madonnina del Ti te Dominet Milan nacque la stracittadina milanese tra Inter e Milan.
Sin dall’inizio il Derby di Milano fu una manifestazione molto sentita in città. Lo sfottò sportivo si tramutò in veri e propri cortei funebri inscenati dalla sponda vittoriosa del Naviglio per celebrare la sconfitta e la morte in campo dell’avversaria. Il derby, da sempre vissuto come una lotta dura ma reale, riuscì a sopravvivere alle fratture sociali del dopoguerra, ai passaggi dei vari giocatori da una sponda all’altra, alle faticose battaglie dell’Inter in Europa e ai clamorosi passaggi societari. Una storia di rivalità che rimarrà per sempre legata alle immagini di due fratelli, Franco e Beppe Baresi che si ritrovarono ad essere capitani delle due offensive. Fratelli del mondo, ma rivali in campo.
Gli inizi in campo
Il 10 gennaio 1909, per la prima volta, si affrontarono Inter e Milan nel Campo Milan di Porta Monforte. La prima di tante partite, che in quell’occasione vide trionfare il Milan per 3-2. Fu il primo derby di tanti e segnò sicuramente l’inizio di una nuova era. Gli incontri successivi del 1909-10 videro le prime vittorie dei nerazzurri che portarono alla vittoria del campionato federale ed il piazzamento dei cugini rossoneri al sesto posto in classifica. Passarono poi circa diciassette anni prima che venisse disputata la prima partita in quel di San Siro, allora di proprietà del presidente milanista Pirelli. In quell’occasione stravinsero i Bauscia per 6 reti a 3.
Da quel momento si susseguirono una serie di avvicendamenti per posizionarsi tra i primi posti del campionato. Tra la quaterna di Altafini e i gol al 13esimo secondo di Sandro Mazzola, le due compagini meneghine si ritrovarono a dare puro spettacolo in campo. Nel periodo tra i due conflitti mondiali il gioco del calcio diventò un vero e proprio fenomeno di massa. In quegli anni vennero riconosciuti i primi record, come la partita con più gol in assoluto, nel 1949. Gli spettatori sugli spalti di quello che ancora non era diventata La Scala del Calcio videro la palla entrare per ben 11 volte in rete, vedendo trionfare l‘Inter per 6-5.
Il Derby negli anni ’70- 80
Negli anni ’70, il calcio italiano vide una piccola involuzione a livello mondiale. L’Inter venne sconfitta in malo modo dall’Ajax di Cruijff per 2-0 nel 1972 ed il Milan per qualche stagione non riuscì più ad affermare il suo nome nella storia europea, eccezion fatta per la vittoria delle Coppe delle Coppe 1972-73. A livello nazionale invece continuarono ad andare in scena sfide tra Inter e Milan per contendersi il titolo di Campioni d’Italia. Le due milanesi cominciarono ad alternarsi in lunghe strisce di vittorie sia in Serie A che in Coppa Italia. Il capitano rossonero Rivera, Maldera e Braglia portarono il Diavolo a vincere anche in Europa fino al tracollo della stagione 1979-80, quando il Milan retrocesse in Serie B in seguito allo scandalo del calcioscommesse.
Al contrario, in quell’annata l’Inter guidata dal Sergente di Ferro Bersellini vinse il suo 12°scudetto trascinata da Altobelli, Baresi, Beccalossi e dal mediano per eccellenza Lele Oriali. Si assisté solo ad un derby nella stagione successiva, quello di Coppa Italia che vide ancora una volta i nerazzurri vittoriosi. Più in generale, dalla fine degli anni ’70 alla prima metà degli anni ’80, l’Inter rimase imbattuta nelle stracittadine per nove partite consecutive tra le varie competizioni. Sei vittorie e tre pareggi.
Nel 1982 andò in scena l’ultima partita giocata dalla selezione MilanInter che, a partire dal 1926, scese in campo con schieramenti misti a fini benefici o per amichevoli dimostrativi. In maglia granata, le due meneghine si ritrovarono a battersi contro le big dell’epoca tra cui River Plate, Lione, Marsiglia e Chelsea. L’incasso del match disputato contro il Bayern Monaco, ad esempio, fu interamente devoluto all’Irpinia colpita dal terremoto.
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Franco e Beppe Baresi
Nel lontano 1974 i due fratelli di Travagliato, in provincia di Brescia, si presentarono ad un provino per le giovanili dell’Inter. Beppe, il maggiore, venne subito arruolato in rosa mentre Franco, di due anni più giovane fu bocciato. Il Milan approfittò della situazione per tendere la mano a quello che diventò il futuro capitano rossonero. Entrambi capitani delle rispettive compagini per circa 10 anni si scambiarono il gagliardetto per la bellezza di 28 derby. Iconico proprio quello del 1979-80 quando Beppe marcò stretto Franco salito in area avversaria su un calcio dalla bandierina in favore del Milan. I due si contesero il pallone, dandosi anche un paio di colpi sfuggiti agli occhi dell’arbitro.
“Per 90 minuti ci sentivamo davvero rivali, entrambi avevamo voglia di vincere e sentivamo quella gara più delle altre” disse Franco Baresi in un’intervista al Corriere dello Sport. La voglia di uscire vincitore e di battere l’avversario porta a volte ad essere un po’ duri, ad un gioco un po’ maschio. Raramente eravamo a stretto contatto, visto i due ruoli diversi, ma quando si deve recuperare il pallone, non si bada a certe raffinatezze”.
Gli anni ’90
Sia Inter che Milan arrivarono a metà degli anni ’90 con delle grandi certezze. Le due presidenze, quella di Berlusconi e quella di Moratti poi, si divertirono a scovare quei giocatori che per certo avrebbero fatto la storia delle squadre meneghine. Furono gli anni degli stranieri. Le stracittadine milanesi vennero rappresentate dal trio olandese rossonero formato da Gullit, Van Basten e Rijkaard opposti ai tedeschi Brehme, Klinsmann e Matthäus. Arrivarono anche gli anni di Baggio, che indossò prima la maglia a strisce rossonere, per poi passare qualche anno più tardi all’Inter. Arrivò l’era di Ronaldo e Simeone che riuscirono ad imporsi nella gara di ritorno della stagione 1997-98. Furono gli anni in cui debuttò Javier Zanetti da una parte e Andrij Shevchenko dall’altra. Con loro si aprì il nuovo millennio di emozioni.
I Derby della Gen Z
Con l’inizio del nuovo millennio, i Derby della Madonnina si fecero sempre più intensi. Inter e Milan si scontrarono con ritmi da pelle d’oca. L’11 maggio del 2001 andò in scena uno degli scontri più caratteristici di sempre. Nonostante le posizioni in classifica tutt’altro che entusiasmanti delle cugine milanesi il match si trasformò in una vera e propria odissea per i nerazzurri. Lo scudetto quell’anno lo vinse la Roma ma Cesare Maldini e Marco Tardelli si sfidarono nella partita che ricorderanno con gioia, molto probabilmente, solo i tifosi del Milan. Tra lo stupore generale, Gianni Comandini, attaccante rossonero, si rese protagonista di una doppietta. Andrij Shevchenko – il marcatore più prolifico nei derby– raddoppiò il risultato, lasciando Sebastian Frey in preda al panico. Ma non finì così. Quella sera vennero consacrati anche Giunti e Serginho. Inter-Milan 0-6.
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Il match di Champions
13 maggio 2003, semifinale di Champions League. Entrambe le milanesi arrivarono a quel derby di ritorno con non poche difficoltà. Nei match preliminari riuscirono entrambe ad avere la meglio su Sporting Lisbona e Slovan Liberec e, nella gara di andata finita per 0-0, Carlo Ancelotti ed Hector Cuper scesero in campo con la paura stampata in faccia. Dopo circa sette giorni, però, la situazione per Inter e Milan fu completamente diversa. Nessuno ebbe paura di niente.
Mister Ancelotti scese in campo con un giusto mix di imprevedibilità e solidità. Abbiati in porta, Maldini Nesta, Kaladze e Costacurta in difesa. Gattuso, Seedorf e Pirlo con il ruolo di interdittori e di registi. Inzaghi e Shevchenko in attacco sostenuti da Rui Costa. Cuper invece impostò una partita volta all’attacco. L’assenza più importante fu quella di Bobo Vieri out per infortunio. Zanetti, Cannavaro, Cordoba e Materazzi a difendere Francesco Toldo tra i pali nerazzurri. Emre, Cristiano Zanetti, Conceição e Di Biagio schierati a centrocampo ed Hernan Crespo ed il Chino Recoba a guirdare il carro offensivo.
Il nervosismo in quei primi minuti fu palese, subito due ammonizioni per Di Biagio e Rui Costa, ma ad avere fame di gol fu Sheva. L’usignolo di Kiev spiazzò Toldo con un tiro sotto la traversa. I minuti passarono velocemente, fin quando, a 7 minuti dal termine della gara, Martins, il funambolo nigeriano, entrato a sostituzione di Recoba, folgorò Maldini sulla velocità e piazzò un sinistro imparabile per Abbiati. San Siro tremò e gli interisti continuarono a sperare in un ribaltone. Però, non servirono a nulla i tentativi di Kallon e Recoba. La regola del gol fuori casa sancì la disdetta dell’Inter. Il Milan ne uscì vittoriosa e capitan Maldini sollevò la sesta Champions League rossonera.
Derby su tela
Quante foto può scattare un singolo tifoso durante una partita di tale calibro? Probabilmente un’infinità e difficilmente potrebbero riuscire a raccontare tutte le emozioni di un momento. Ma Stefano Relladini, fotografo di esperienza, fu l’artefice della foto più iconica che rappresenta la stracittadina milanese. Marco Materazzi appoggiato alla spalla di Rui Costa, entrambi ad ammirare sbalorditi il fumo ed il fuoco che avvolse il Giuseppe Meazza. Il derby di ritorno dei quarti di finale di Champions League andò in scena quella sera del 12 aprile 2005, quando gli interisti provarono a ribaltare quel 2-0 della settimana precedente. Al 74′ minuto dalla Curva Nord di San Siro cominciò a piovere di tutto e a farne le spese è stato l’estremo difensore rossonero.
Nelson Dida venne colpito alla spalla destra e allontanato dal campo per ricevere soccorsi adeguati. Diventò così il Derby della Vergogna che costrinse l’arbitro Merk ad annullare la gara. La UEFA decise di sanzionare pesantemente l’Inter per inadempienza dei propri tifosi. Oltre una multa ed un 3-0 a tavolino, la Beneamata si ritrovò a giocare le successive quattro partite senza il supporto del pubblico.
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Da Schelotto ad Ibrahimovic
Dopo il primo decennio degli anni duemila fatto di gare spettacolari, di coppe europee vinte sia dall’Inter che dal Milan, i derby iniziarono a perdere via via di importanza. Complice il lungo periodo di vittorie juventino e di avversarie come Napoli e Roma capaci di portare più competitività in campo rispetto alle milanesi, andarono in scena sfide decisive soltanto per le qualificazioni in Europa League. Ai gol di Schelotto, Obi e Guarin, si oppose il Milan con quelli di El Shaarawy e di Jérémy Menez. Anni di ombre, di partite noiose all’insegna del pareggio. A Milano si susseguirono altri cambi dirigenziali, fino a quando Icardi, Higuain, Cutrone e Vecino ci misero impegno per regalare gioie ai tifosi assuefatti da quegli acquisti senza senso, sia su una che sull’altra sponda del Naviglio.
Qualche altro anno di rodaggio per capire poi, che l’unico destino di Milano è quello di ritornare a vedere le stelle. Nel campionato 2020-2021 la Beneamata ed il Diavolo tornarono a sfidarsi per la parte alta della classifica di Serie A. Fu Zlatan Ibrahimovic, colui che nella sua carriera incrociò il destino di entrambe le squadre, a segnare una doppietta in maglia rossonera, diventando il marcatore più anziano nella storia del Derby della Madonnina. Nel girone di ritorno invece Romelu Lukaku, un altro destinato in maglia nerazzurra, diventò il primo ad andare a segno per cinque scontri consecutivi in campionato ed in Coppa nazionale.
Con un occhio al futuro
I loro destini si incroceranno nuovamente nel campionato di Serie A 22/23. Quello che verrà disputato il 3 settembre 2022, sarà il 233esimo derby di Milano in vesti ufficiali. L’Inter di Simone Inzaghi dovrà dimostrare di essere cresciuta e di avere la garra necessaria per puntare nuovamente allo scudetto. Il Milan di Stefano Pioli dovrà riconfermare il dominio che al momento possiede nel capoluogo lombardo. Sarà ancora una volta l’occasione per portare in campo passione, sacrificio e storia. Un’altra pagina di un libro infinito che racchiude le gesta di tutti gli eroi milanesi.