Se dovessimo provare a spiegare ad un bambino perché il giuoco del calcio abbia così tanto successo, probabilmente basterebbe mostrargli alcune immagini che rappresentino il biennio calcistico 2005-2007 di tutta Europa ed in particolare di quello italiano. In poco tempo, si sono susseguiti una serie di eventi più o meno sfortunati che lasceranno per sempre un segno nella storia del calcio mondiale. lI 9 luglio 2006 “il cielo diventa azzurro sopra Berlino“ e, soltanto un mese prima la Juventus sprofonda negli abissi della Serie B, a causa dell’inchiesta Calciopoli. Poche settimane dopo invece, in quella caldissima serata del 26 agosto 2006, Inter e Roma si affrontano allo stadio Giuseppe Meazza di Milano.
Va in scena una delle più strane partite della storia della Supercoppa italiana. Un match che non ha fatto altro che rafforzare quell’appellativo di Pazza Inter. Alla guida delle due squadre ci sono Roberto Mancini e Luciano Spalletti. Due allenatori, molto simili ma con caratteri diversi. Due veri condottieri pronti a contendersi il primo trofeo stagionale. Prima del fischio di inizio al Meazza si contano più di 45mila spettatori, inconsapevoli di aver acquistato il biglietto per la sfida delle sfide.
Pre-match
Nel caso si volesse trovare una data di inizio per la rivalità tra Inter e Roma, sarebbe proprio da ricercare nella stagione 2005/2006. Tra tutte le squadre di Serie A, infatti, i due schieramenti si ritrovano a dominare la competizione a causa dello scandalo di Calciopoli. Non solo Juventus e Milan, ma durante il processo, anche Fiorentina e Lazio subiscono pesanti penalizzazioni. L‘Inter di Mancini così, partecipa alla diciannovesima edizione della Supercoppa Italiana non come vincitrice della Coppa Italia dell’anno precedente, bensì come detentrice del titolo di Campione d’Italia, scucito dal petto dei bianconeri. La squadra capitolina diventa la diretta avversaria dei nerazzurri, dando filo da torcere agli interisti per circa un lustro.
L’Inter di Roberto Mancini si presenta in campo schierando i soliti volti noti: Francesco Toldo tra i pali, Capitan Javier Zanetti e Grosso -reduce da un mondiale da protagonista assoluto- sulle fasce per dar supporto agli inamovibili Samuel e Materazzi. Figo, Cambiasso e Stankovic a dominare il centrocampo. Per ultimi, ma non per importanza, vengono schierati i due rinforzi acquistati dalla Juventus proprio durante quella sessione di calciomercato: Patrick Vieira e Zlatan Ibrahimovic quel giorno debuttano con la maglia nerazzurra pronti a lasciare la loro firma nell’albo dei campioni. L’imperatore Adriano, poi, conclude l’undici titolare.
La Roma di Spalletti invece non può fare affidamento su David Pizarro per questioni burocratiche. Il cileno, acquistato pochi giorni prima proprio dagli avversari di Supercoppa, sarebbe andato a chiudere la mediana con Daniele De Rossi. A sostituirlo ci pensa Alberto Aquilani e, a completare il centrocampo del tecnico di Certaldo vengono schierati Perrotta, Mancini e Taddei. Tutti a supporto di Francesco Totti.
Un primo tempo disastroso
L’arbitro Saccani fischia ed inizia così una gara travolgente che da subito sembra essere direzionata verso un’unica conclusione. A soli 10 minuti dall’inizio del match, l’Inter sembra già impallata negli schemi e la difesa non ancora rientrata dalle vacanze. Mancini, quello giallorosso, spreca due occasioni plateali. Ma al 13′ non si fa trovare impreparato ed accoglie un lancio lungo di Panucci, causando un’incomprensione tra Zanetti e Toldo. La palla senza neanche troppa fatica, scivola in rete. Zero lucidità da parte della compagine nerazzurra nella prima mezz’ora di gioco. Francesco Totti ed Aquilani dettano legge in campo senza nessun problema, creando geometrie e replicando una doppietta del numero 8 giallorosso. “La Roma va in gol con una facilità da calcio a cinque“.
Pochi, pochissimi guizzi per l’Inter che sembra essere in preda al panico e non riesce a gestire gli inserimenti da manuale del calcio dei centrocampisti di Spalletti. Mentre i tifosi romanisti continuano a festeggiare la forza della Lupa, i padroni di casa non possono far altro che restare in silenzio. Scorrono i minuti in campo e recuperare un 3-0 che dà tutto per scontato, non è un’impresa facile. Anche il più fedele in una situazione simile smetterebbe di credere in un miracolo. E poi, ad un minuto dalla fine del primo tempo, arriva un gol su calcio piazzato di Luis Figo. Vieira riesce ad accorciare le distanze con un colpo di testa su quella pennellata e Doni, immobile, non può far nulla per salvare la sua porta. Saccani fischia. Inter e Roma si riaggiornano nel secondo tempo. La Beneamata c’è e si vuole far sentire.
Crespo e Vieira, la più pazza delle rimonte
Non potremo mai sapere cosa sia successo nello spogliatoio al termine di quel primo tempo disastroso. Ma qualsiasi cosa il Mancio abbia detto ai suoi ragazzi, sicuramente ha sortito l’effetto necessario. L‘Inter rientra in campo con una nuova luce negli occhi e ad Adriano, poco d’aiuto fino a quel momento, subentra Hernan Crespo. Il classe ’75, in quell’occasione debutta per la seconda volta con la maglia dell’Inter. Ed è proprio lui, ad imbucare la palla in rete, di testa, su cross di Dejan Stankovic. Non che il Valdanito sia mai stato messo in discussione, ma quella rete sancisce la pace definitiva con una tifoseria privata delle sue prodezze per circa tre anni. Inter-Roma 2-3.
Possiamo scommettere che poi, quel 3-3 segnato da Patrick Vieira, sia stato causa di tachicardia per parecchi dei tifosi nerazzurri. L’Inter riprende possesso di una partita a senso unico. Lotta, suda e si rende pericolosa in altre due occasioni clamorosamente sbagliate da Zlatan Ibrahimovic. Nonostante ciò è chiaro ormai che l’inerzia del match sia tutta a strisce nerazzurre. L’arbitro Saccani fischia la fine dei tempi regolamentari per dare inizio ai supplementari.
Luis Figo chiude i giochi
Dopo 90 minuti stremanti è chiaro che a far da padrona sia la stanchezza. Ed è proprio quello il momento esatto in cui i campioni si fanno avanti. Al 5′ minuto del primo tempo supplementare, un mago decide di cacciare il coniglio dal cilindro. Sulla palla sono in tre – Marco Materazzi, Stankovic e Figo– ma la responsabilità della rimonta se la prende il portoghese. Pallone d’oro, giocatore dalla classe immensa, che a trent’anni suonati riesce ad ubriacare tutti con i suoi dribbling, piazza la palla con dolcezza alle spalle di Doni, come solo lui sa fare. Un capolavoro che mette fine di una partita non adatta ai deboli di cuore, che fa esplodere uno stadio intero e stabilendo il predominio del Biscione sulla Lupa. Su quel 4-3 non resta più niente da fare. Luis Figo fa uno dei suoi ultimi regali all’Inter che solleva la sua terza Supercoppa Italiana.