💻 Roma-Lazio, fenomeno ultras: dal derby sospeso al ruolo dei social

Dal derby sospeso nel 2004 al ruolo predominante dei social: Roma-Lazio si estende anche al di fuori del terreno di gioco, con il fenomeno ultras che continua a rappresentare una variabile assai pericolosa, sempre più violenta

Federica Concas A cura di Federica Concas

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Roma-Lazio non ha mai rappresentato una semplice partita. Ma un derby che a prescindere dal risultato finale ha sempre trovato terreno fertile anche al di fuori del terreno di gioco. Quasi a voler dimostrare quanto talvolta il clima che avvolge l’incontro rischia di diventare il vero protagonista dell’appuntamento. Nella stragrande maggioranza dei casi in negativo.

Perché se è pur vero che è certamente più semplice analizzare un match sotto il punto di vista tattico e del gioco prettamente dimostrato sul campo. Diversamente, è più complicato cercare di capire, o anticipare, le sensazioni di alcune frange dei tifosi che si avvicinano al derby della Capitale. Con l’obiettivo di vivere l’incontro come un vero e proprio appuntamento con la violenza.

In tal senso, il mondo del calcio non è certamente novello al fenomeno Ultras. Ma quel che emerge negli ultimi anni è che il derby della Capitale sta diventando un vero e proprio teatro volto alla violenza. Rappresentando un pericolo per lo stesso ordine pubblico. Alla stregua di realtà, come ad esempio quelle inglesi, che riportano al grave indimenticato fenomeno degli Hooligans.

Un paragone assai azzardato ma che comunque non può essere sottovalutato. Anche perché Roma-Lazio sia prima che dopo l’incontro ha rappresentato una partita in cui a prevalere più delle scelte tattiche sono state le notizie relative alle frange dei tifosi delle due diverse fazioni. Scontri che hanno caratterizzato la vigilia con il Derby a rischio 4, il più alto possibile.

Certamente non una novità, anche perché già nel 2004 con il cosiddetto derby del bambino morto Roma-Lazio aveva iniziato a registrare tipi di violenza che seppur diversi tra loro stanno caratterizzando anche gli ultimi anni. Con l’elemento social sempre più fautore di rivolte e organizzazioni sottotraccia che rischiano di rovinare una delle partite più affascinanti d’Europa.

Tifosi Roma
Tifosi Roma

La lunga giornata del derby

La lunga giornata del derby ha iniziato a riempire le pagine della cronaca sportiva fin dalle prime ore del mattino. A caratterizzare le prime notizie allarmanti è stato lo sventato scontro tra le opposte fazioni di ultras questa mattina, intorno alle ore 9.30. La notizia, riportata da Sky Sport, un gruppo di 200 laziali, a volto coperto, si sono diretti verso 100 tifosi romanisti.

Ambedue le fazioni hanno cercato lo scontro , quest’ultimo bloccato quasi sul nascere grazie ai servizi di ordine pubblico preventivi messi in atto dalla Questure di Roma fin dalla giornata di venerdì 5 aprile. Una circostanza che ha registrato anche l’arresto di un tifoso della Roma e, contestualmente, il sequestro di caschi, utilizzati per possibili travisamenti, mazze, bastoni e cacciaviti.

Accaduto che sembra replicare la lunga giornata del derby, made in Coppa Italia, datata 10 gennaio. Appuntamento in cui si verificarono incidenti prima e dopo Lazio-Roma. Uno scontro tra le due tifoserie caratterizzato da lancio di petardi e fumogeni tra la tribuna Tevere e i distinti della Sud. Anticipato la notte precedente da un accoltellamento e una rissa in zona ponte Milvio.

Un’azione che costò ben 16 Daspo ma che alla luce di quanto sta accadendo nella lunga giornata del derby, targata 6 aprile, pare non aver limitato la violenza che sta caratterizzando anche quest’ultima gara in scena all’Olimpico. In tal senso, la scelta della Questura di Roma registra un dato allarmante: Roma-Lazio è stato definito un incontro a rischio 4. Il più alto possibile.

Un piano che coinvolge più di mille uomini delle forze dell’ordine. Una risposta chiara e netta volta a tutelare anche la parte di tifo più genuina e leale. Spesso coinvolta senza colpe in situazioni pericolose che hanno trasformato un momento di festa in un vero e proprio incubo. Una lunga giornata che rischia di caratterizzare il derby della Capitale. Sempre più nel vortice della violenza.

Tra vendette e cori antisemiti

Tra vendette e cori antisemiti il piano sicurezza per il derby della Capitale è riuscito a scongiurare importanti ripercussioni. Tuttavia senza riuscire a placare in toto un clima incandescente che ha registrato momenti di scontri, tutt’altro che semplici da gestire. E volti a destabilizzare un momento importante per ambedue le squadre.

Un’attenzione che è stata massima già da 24 ore prima dell’inizio di Lazio-Roma, dopo il doppio ritrovamento di adesivi antisemiti al Portonaccio e al Triburtino. Da una parte dunque il timore di una qualche vendetta dopo il lancio di petardi e l’accoltellamento dopo il match di Coppa Italia. Dall’altro, il dubbio di assistere ad una continuazione degli insulti che hanno caratterizzato appunto la viglia.

Un clima rovente che tra vendette e cori antisemiti ha obbligato nella bonifica sia fuori che dentro l’Olimpico. Volta quest’ultima a scongiurare qualsiasi tipo di atteggiamento di per sé violento, tale da diventare difficilmente gestibile anche per l’ordine pubblico. Tra queste procedure anche la più importante: la scelta inevitabile della divisione netta dei percorsi per impedire che le tifoserie di entrare in contatto.

Con un faro puntato su social e chat, monito di eventuali concordanze o blitz eventualmente programmati soprattutto nel dopo partita. Un’attenzione a 360° gradi, volta a scoraggiare le frange di tifosi maggiormente estremisti. Ultras che potrebbero approfittare del derby della Capitale per dare adito alle proprie frustrazioni, consci della risonanza dell’evento.

Il derby del bambino morto

Come anticipato, Roma-Lazio e viceversa è sempre stata una gara caratterizzata da un clima particolare e assai particolare. Tra scontri violenti ed una grave supposizione che ha addirittura bloccato la gara in corso. Sinonimo di quanto i tifosi, negli anni, siano riusciti a rappresentare un punto cardine nella buona riuscita dell’evento. Veri e propri attori primari.

È il 21 marzo del 2004, oramai venti anni fa. Una giornata caotica caratterizzata dagli scontri tra forze dell’ordine e ultras nella nottata antecedente a Lazio-Roma. Un derby che più di altri non verrà poi ricordato nel tempo per quel che è accaduto in campo. Ma per come le circostanze registrate all’esterno abbiano viziato un appuntamento tante importante quanto diventato grottesco.

I tafferugli continuano anche prima dell’inizio della gara. Una netta contrapposizione tra tifosi ultras e polizia che si protrae anche sugli spalti, con accuse infamanti che ledono l’effettiva riuscita del derby della Capitale. Ma cosa accade? Nonostante le rassicurazioni delle forze dell’ordine nelle varie curve fino a raggiungere in tribuna e in altri anelli dello stadio circola la voce della morte di un bambino.

Un decesso accaduto a causa dell’intemperanza della polizia al di fuori dello stadio. Palesemente una fake news che nonostante le rassicurazioni mandate attraverso gli auto parlanti dello stadio non bloccano i tifosi. Specialmente I capi ultras della Roma che vogliono far emergere la propria supremazia contro le forze dell’ordine.

Lazio e Roma disputano i primi 45′ lasciando il campo sullo 0-0. Ma, al ritorno in campo diventa chiara l’intenzione dei tifosi: sabotare la partita. Tra cori inneggiati ad “assassini, assassini” e striscioni prontamente rimossi: l’Olimpico cambia volto. Il derby del bambino morto, un altro tipo di violenza subdola proprio quanto quella fisica.

Lazio-Roma, 21 marzo 2004

L’accaduto

Quel che è accaduto nel lontano 2004 è lo specchio di quanto oggi succede specialmente nei social, spesso terreno fertile di fake news volte a destabilizzare l’ambiente. Così, il 21 marzo, al ritorno in campo di Roma e Lazio, i leader della Sud scavalcano il vetro a bordo campo e si dirigono a parlare con l’allora capitano Francesco Totti. Con la partita che di fatto viene interrotta subito.

L’arbitro Rossetti ferma il match per 25 minuti, a due dall’inizio del secondo tempo, con la partita che viene definitivamente sospesa per questioni di ordine pubblico. Con una verità tuttavia assai chiara: nessun bambino è morto. Una circostanza che sembra risuonare come un vero e proprio complotto architettato dalle due tifoserie Quest’ultime decise nell’affermare il proprio potere nei confronti delle guardia dell’ordine.

Un’ipotesi smentita a processo dai 7 capi ultrà oggetto di inchiesta ma che comunque, a distanza di anni, non ha ancora trovato una versione vera e propria. Di certo, il derby del bambino mai morto racconta come Lazio-Roma sia diventato quasi un fenomeno sociale che in nonostante il passare del tempo continua a suscitare clamore. Seppur con al centro spesso le triste notizie di violenza.

Quest’ultima che seppur in qualche caso anche solo psicologica, come ad esempio avvenuto nel precedente del 2004, racconta quanto al centro di tutto ci siano sempre le frange di tifosi più violenti. Una realtà che al giorno d’oggi si sposta appunto nei social. Terreno fertile in cui la prevenzione diventa assai difficile anche per chi deve tutelare l’ordine pubblico. E viceversa più accessibile per inneggiare alla violenza ultras.

L’incidenza dei social

Nel 2004 i social rappresentavano un campo sconosciuto, per lo meno a livello strettamente giornalistico. Lo stesso derby del bambino morto, ribattezzato in virtù di quanto accaduto, racconta quanto circa venti anni fa l’elemento predominante tra ultras e calcio erano i leader delle curve. Che seppur tutt’oggi continuano a mantenere un ruolo predominante, hanno perso nettamente terreno.

Infatti, l’incidenza dei social specialmente negli ultimi anni hanno iniziato a rappresentare una strada più facile da percorrere. In cui fake news, accordi e organizzazioni, talvolta celate, caratterizzano la viglia attraverso veri e propri incontri volti a destabilizzare l’ordine pubblico. In tal senso, un ruolo predominante lo svolgono Twitter e lo stesso Telegram.

Quest’ultimo utilizzato spesso in sordina, ma un social che fa da apripista molto spesso ai diversi tweet pre e post gara. Un richiamo alla raccolta che ha di fatto caratterizzato ad esempio anche la viglia del derby Inter-Milan, una gara anch’essa ricca di retroscena che con il calcio non hanno nulla a che vedere. Proprio per questo non stupisce che da giorni, quasi in maniera compulsiva, il derby Roma -Lazio è finito sotto la lente di ingrandimento degli internauti.

Tra chi incolpa in nemico laziale e grida alle reunion e chi punta il dito verso l’avversario romanista, reo di avere iniziato la lunga scia di provocazione e violenza. C’è chi parla addirittura di una spedizione punitiva e chi, viceversa, pone l’attenzione proprio sulle frange del tifo malato. Una sorta di denuncia che talvolta incontra la contrapposizione del popolo del web.

Una confusione tale registrata anche poco prima del match dell’Olimpico. Indice di quanto il web talvolta si ripresenti non solo virtualmente ma concretamente. Un po’ come accaduto nel derby del bambino morto, in cui tra fantasia e dicerie Roma-Lazio è stata addirittura sospesa. Ecco perché, soprattutto negli ultimi anni, l’incidenza social rischia di rappresentare una variabile assai delicata. Luogo in cui le fake news circolano con più facilità.

Roma-Lazio scorre sul web

Come sottolineato e valutato anche dalle forze dell’ordine, talvolta nell’organizzazione delle frange di tipo violento a rappresentare un punto di incontro, ovvero un canale di riferimento, sono proprio i social. Veri e propri luoghi virtuali in cui i tifosi si organizzano o, in taluni casi, lanciano messaggi volti ad infiammare l’ambiente che caratterizza l’incontro, ancor prima dell’inizio.

Una scelta chiara e ferma che permette di riunire anche attraverso le chat gruppi di ultras accomunati dalla voglia di scontrarsi con i tifosi avversari. Un vero e proprio canale volto a raggruppare il tifo organizzato che spesso si tramuta in frange violente. Di chi vede l’evento sportivo come un appuntamento che nulla ha a che vedere con la passione per il calcio.

Proprio in tal senso, i social fanno la loro parte attirando attraverso tweet o pensieri sparsi sulle varie bacheche l’attenzione alla ricerca di proseliti , dediti a tutto fuorché di tifare in modo sano e concreto il proprio club. Così è accaduto per Roma-Lazio, un derby oggetto di attenzione anche dal popolo del web. Abile ad infiammare le diverse fazioni delle tifoserie delle rispettive squadre.

Un continuo scambio d’accuse che scorre anche sul web e che sposta l’attenzione dall’evento sportivo prettamente all’appuntamento con la violenza. La duplice valenza dei social infatti è proprio questa, la capacità con cui i messaggi veicolati in rete riescono a rendere ancora più pericoloso un clima già di per sé alquanto rovente.

Una vera e propria sfida che si sposta attraverso il mezzo social per abbracciare realtà che seppur diverse adoperano lo stesso modus operandi. Infatti, è bene evidenziare come se a livello sociologico il fenomeno ultras è spesso collegato a piccole territorialità unificate. Con la presenza del popolo del web il ricorso alla violenza sta aumentando a livello considerevole.

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