⚖️ Luci ed ombre d’Europa: crolla la Roma, Atalanta matura, Fiorentina isterica

Un giovedì di grande spettacolo, un'Europa da luci ed ombre per le italiane nei match d'andata delle rispettive competizioni: crolla la Roma sotto i colpi del Leverkusen, un'Atalanta matura strappa il pari a Marsiglia, la solita Fiorentina isterica disfa e rimedia

Lorenzo Zucchiatti A cura di Lorenzo Zucchiatti

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E voi come la vedete? Bicchiere mezzo pieno o mezzo vuoto dopo questo giovedì di coppe europee? Ognuno avrà la sua opinione, chi influenzato dal tifo, chi invece ha osservato da semplice appassionato, e la risposta finale non può effettivamente avere l’unanimità. Europa da luci ed ombre per le italiane coinvolte, che avvicina qualcuno alla finale e allontana clamorosamente qualcun altro.

A partire da una Roma che crolla sotto i colpi di un Bayer Leverkusen stellare in questa stagione, ed è inevitabile avere insita la curiosità di cosa avrebbe potuto fare una squadra così in Champions. È invece un’Atalanta matura quella che strappa un pareggio nella bolgia di Marsiglia, con il fattore casa dalla sua per il ritorno. Chiude la solita Fiorentina isterica, capace di costruire, disfare e riparare tutto da sola nell’arco di una singola partita.

Dublino e Atene distano solo solo 90′ o poco più, dovessero servire supplementari e rigori, e se per la Roma l’impresa è titanica, Atalanta e Fiorentina hanno quantomeno prenotato il volo, sperando di non dover procedere a cancellazioni dell’ultimo momento. Le gare d’andata hanno dato indicazioni precise su gioco e stato psicologico tanto delle tre italiane quanto dei loro rispettivi avversari.

Troppo Leverkusen per la Roma

Dopo il secco 0-2 dell’Olimpico si sprecano le battute sulle Aspirine, il soprannome affibbiato al Bayer Leverkusen, che i tifosi della Roma avranno dovuto prendere questa mattina, e non gireremo dunque il coltello nella piaga. Ci concentriamo su quelli che sono stati i temi della gara, una partita in cui si è giocato a calcio per davvero, soprattutto per merito della squadra di Xabi Alonso.

Semplicemente troppo Leverkusen per la Roma, una squadra che è apparsa stanca dopo una stagione logorante che proprio in questo finale la sta costringendo alle partite chiave, che possono coronare una stagione o far precipitare l’entusiasmo creatosi in questi mesi. A testimoniarlo è una prima mezz’ora di livello dei giallorossi, trascinata come sempre, in Italia e in Europa, da un Olimpico caldissimo.

Il tutto si esaurisce però con la traversa di Lukaku, e dopo il gol di vantaggio del Leverkusen, la luce si spegne. Pallino del gioco totalmente nelle mani dei tedeschi e raddoppio di Andrich, al quale chiediamo gentilmente di farci dare da sua moglie 84 numeri, in modo tale da giocarci gli altri 6, viste le brutte sensazioni che aveva alla vigilia circa la partita che il marito doveva giocare nella capitale.

Una sentenza quella dell’Olimpico che offre una possibilità di appello fra 6 giorni in Germania, ma il cui risultato sembra segnato. Tentare l’impresa laddove nessuno è riuscito quest’anno, contro una squadra giunta al suo 47° risultato utile consecutivo, appare utopico, e la sensazione è quella di una Roma che volgerà le sue attenzioni al campionato: domenica c’è la Juventus, poi di nuovo Leverkusen, in seguito lo scontro diretto con l’Atalanta, attualmente dietro di 1 punto ma con una gara in meno, che varrà la qualificazione alla prossima Champions League.

Fascia destra della discordia: Karsdorp e non solo sulla graticola

In generale dunque una gara segnata che il Bayer Leverkusen ha meritato di vincere, ma poi ci sono le scelte, facili da giudicare col senno del poi, ma chiaramente determinanti per l’equilibrio di una gara. Inevitabile che la fascia destra sia diventata l’oggetto della discordia: Tra gli adattabili Zalewski e Angelino, De Rossi sceglie Karsdorp, tanto per una questione di ruolo quanto per avere spinta, in una gara interna da portare dalla propria porta.

Il retropassaggio sbagliato per Svilar è un errore tanto tecnico quanto di concetto, un esterno destro rischioso che permette a Grimaldo e Wirtz di confezionare il gol del vantaggio, dal quale la Roma non riuscirà più a riprendersi. La pioggia di fischi che ricopre Karsdorp alla sostituzione è l’immagine del sentimento del popolo giallorosso, ma non è l’unico a finire sulla graticola.

Grande difficoltà contro il Leverkusen anche per Smalling, un giocatore che sembrava andare un paio di marce più basse rispetto agli avversari, capace di farsi sovrastare di testa da Adli, non proprio il Peter Crouch di questi tempi, nell’azione che porta subito dopo all’errore di Karsdorp. E che dire del gol mangiato di Abraham all’ultimo minuto, un’occasione che poteva tenere accesa una speranza per il ritorno e che invece fotografa perfettamente la serataccia vissuta dalla Roma.

La Dea per la doppia finale

Capitolini che si leccano le ferite, Atalanta che può uscire tutto sommato soddisfatta dall’ostica trasferta di Marsiglia, un campo caldissimo e difficile da espugnare per chiunque. Ancora una volta Scamacca in gol, e sale il rammarico per non averlo a disposizione per la finale di Coppa Italia per squalifica. Poi momenti di fisiologica sofferenza, il pareggio tutto sommato meritato con Mbemba e tante occasioni da una parte e dell’altra per spezzare l’equilibrio, che rimane fino al 90′.

Una prova matura insomma, che offre, fra 6 giorni al Gewiss Stadium, la possibilità alla Dea di ottenere una doppia finale che avrebbe dello storico. E di cosa deve avere paura dunque l’Atalanta in vista del ritorno? Non dell’avversario, inferiore ad un Liverpool eliminato alla grande e non della stessa pasta fuori dal Velodrome. Di se stessa? Quello forse un po’ sì, vista la poca abitudine deli nerazzurri a giocarsi qualcosa di così grande.

Serve la stessa spensieratezza che ha portato la banda di Gasperini a dare una lezione di calcio ai Reds ad Anfield, unita alla consapevolezza nei propri mezzi che le ha permesso, dopo il gol di Salah al ritorno dopo pochi minuti, di rimanere compatta, non disunirsi e portare a casa la qualificazione. L’Atalanta vede Dublino, un’altra occasione per coronare il ciclo di Gasperini con un trofeo.

I mille volti della Fiorentina

Così Roma e Atalanta, ma l’unica ad uscire da questo giovedì di calcio d’Europa è la Fiorentina, che batte il Club Brugge 3-2 al Franchi e potrà dunque volare al Jan Breydel con un piccolo vantaggio. L’abbiamo definita isterica, e non si offendano i tifosi viola che però immaginiamo non siano troppo in disaccordo con noi.

Sottil prima illumina la serata con un gol da cineteca e poi si infortunia, lasciando lascia il campo. Tanta sfortuna nel rigore del pareggio, ma finalmente Belotti, soltanto al secondo gol da gennaio in maglia viola, rimette a posto le cose. L’espulsione di Onyedika dovrebbe essere il preludio ad una serata trionfale, che possa mettere al sicuro la qualificazione, e invece eccola la solita Fiorentina autolesionista.

Lancio a caso in avanti, dormita colossale di Quarta e Ranieri, e rete del pareggio di Thiago lanciato in campo aperto. L’essere profondamente umorale però permette alla squadra di avere la zampata finale con Nzola, e chissà che possa essere l’inizio della rivincita dell’ex Spezia, un giocatore che non gode più di stima e pazienza in quel di Firenze.

L’incostanza rischia di essere un fattore, e servirà più percezione del pericolo, espressione usata da Italiano, per ottenere il pass per Atene e sognare, visto che dall’altra parte la favorita Aston Villa ha rimediato un 2-4 con l’Olympiacos nella gara d’andata. Un ultimo sforzo per vendicare la finale persa dell’anno scorso, con la speranza che i mille volti della Fiorentina portino il popolo viola ad alzare un trofeo tanto atteso.