Finali e non solo: Coppa d’Asia e Coppa d’Africa, le ombre nascoste

A cura di Mattia Gruppioni
Cerimonia inaugurazione Coppa d'Africa
Cerimonia inaugurazione Coppa d'Africa @Twitter

Rispettivamente in programma sabato 10 e domenica 11 febbraio, le finali di Coppa d’Asia e Coppa d’Africa sono pronte a rubare la scena ai maggiori campionati continentali nel corso del weekend calcistico a venire. Se da un lato la sorprendente Giordania affronterà il Qatar alle ore 16:00 di sabato, dall’altr0 la Costa d’Avorio – Paese ospitante la massima competizione africana – se la vedrà con la Nigeria di Victor Osimhen ed Ademola Lookman.

E proprio a proposito di Qatar, tra le quattro squadre che avranno la possibilità di portarsi a casa una delle due finali delle rispettive manifestazioni, ricordate il suo Mondiale nel 2022? Questo venne ribattezzato con l’appellativo di “Torneo della Morte”, poiché per la costruzione degli impianti di gioco funzionali alla competizione persero la vita l’esorbitante cifra di 6.500 persone. Ecco, non tanto perché debba essere notizia all’ordine del giorno ed in grado di attirare l’attenzione, ma quanto perché è sempre utile informare circa ciò che accade dall’altra parte del Mondo: che sorprese hanno riservato dal punto di vista burocratico la Coppa d’Asia e la Coppa d’Africa?

Coppa d’Asia, ancora Qatar: tornano gli “Stadi di Sangue”

Detentore del torneo grazie alla vittoria ottenuta nel 2019, il Qatar oltre ad essere Nazionale finalista della Coppa d’Asia è anche diventato Paese ospitante grazie alla rinuncia effettuata nel 2022 da parte della Cina: suspense. Ma quindi, dopo i Mondiali, anche la massima rassegna continentale? Proprio così, esattamente così. Ma quindi, nuovamente stadi da costruire e possibili vittime dello sfruttamento lavorativo? No, questa volta no. Anche se non si dovrebbe nemmeno parlare di “questa volta” in tal maniera, lasciando intendere – come è per davvero – che questa triste vicenda ha veramente avuto un prima.

Coppa d'Asia

La Coppa d’Asia in Qatar ha visto occupare dalle squadre partecipanti nove impianti da gioco, di cui sette già conosciuti durante il polemizzato Mondiale 2022. Oltre al nuovissimo Stadio Iconic Lusail – sede della finale di sabato 10 febbraio – la manifestazione asiatica ha condiviso con quella iridata altre sei strutture, tra cui lo Stadio Al-Bayt, lo Stadio Al-Janoub e l’Educational City Stadium – tutti costruiti tra il 2014 ed il 2017 e poi inaugurati solo qualche mese prima del Mondiale. Questi furono poi ribattezzati “Stadi di Sangue” a causa delle vittime che fecero nella loro edificazione, tornando di grande attualità – ma con meno clamore probabilmente vista la differenza tra le competizioni – a distanza di un anno e poco più.

Coppa d’Asia, ora di finale: il montepremi e la sua divisione

Grossa premiazione in vista per la Nazionale che riuscirà a portare a casa il 24° appuntamento con la Coppa d’Asia: il montepremi totale messo a disposizione dalla Federcalcio asiatica corrisponde a 14.8 milioni di dollari – bissando dunque il medesimo emanato per la competizione del 2019. Tra Giordania e Qatar solo una riuscirà ad accollarsi il premio di 5 milioni di dollari, mentre la perdente della finalissima dovrà accontentarsi – ed ovviamente si fa per dire – di 3. Magra consolazione anche per chi ha salutato la Coppa d’Asia nella fase a gironi, guadagnando comunque solo con la partecipazione alla competizione 200.000 dollari. Nel mezzo, alle semifinaliste uscenti andrà infine 1 milione di dollari ciascuna.

Coppa d’Africa, tra molestie e malaria: quante gaffe!

Se da un lato la Coppa d’Asia si prenderà la scena per la sua finalissima nel corso del pomeriggio di sabato 10 febbraio, dall’altro il giorno successivo toccherà all’ultimo attesissimo atto della Coppa d’Africa. Niente stadi e nessun particolare gesto di campo per contraddistinguere la massima manifestazione africana, ma atteggiamenti evidentemente poco consoni all’esterno degli impianti di gioco: come testimoniato online da video emersi sui social, diverse donne sono state letteralmente palpate al seno al momento dell’accesso, da parte di coloro che dovrebbero garantire ordine tra steward ed addetti alla sicurezza.

Questo gesto sarà condannato a dovere, potendosi evidentemente riconoscere i volti e le mansioni dei colpevoli? Questa è la domanda che l’inchiesta si pone, così come quella inerente la costruzione degli stadi in Qatar, utilizzati per il Mondiale 2022 e poi, a sorpresa e come Piano B, anche per la Coppa d’Asia: ci sarà mai giustizia per quelle 6.500 persone che hanno perso la vita edificandoli?

Infine, la questione malaria: al termine di Mali-Costa d’Avorio, scesa in campo nel pomeriggio di sabato 3 febbraio per i quarti di finale della Coppa d’Africa, il CT della formazione perdente avrebbe acceso polemica in seguito alle proprie dichiarazioni, riportanti l’effettiva contrazione della malattia da parte di due suoi giocatori – scesi in campo e corrispondenti a Bissouma e Diarra. Il signor Chelle avrebbe liquidato la questione con un semplice “Per i calciatori africani è abitudine”, scatenando la polemica in giro per il mondo.

Curioso sarebbe capire come i due calciatori del Mali possano aver anche solo varcato i cancelli dello stadio, ma aldilà di questo: possibile che questo gesto passi inosservato conoscendo la capacità mortale che porta la zanzara? Ai posteri l’ardua sentenza, perché risulta difficile – vedendo anche la superficialità con cui è stata trattata la tematica – trovare spiegazione.