Gen Z, time to shine: rivincita Serie A e confronto con l’Europa

A cura di Lorenzo Zucchiatti
Joshua Zirkzee, Bologna
Joshua Zirkzee, Bologna @Twitter

Dalla A alla Z. Da quel traguardo, o punto di partenza che dir si voglia, posto al primo posto della scala gerarchica, la Serie A appunto, agli ultimi arrivati, coloro che con il talento, il lavoro e un pizzico di fortuna vogliono conquistarla e dominarla, la Generazione Z. Il tema delle nuove leve nel nostro campionato infiamma il dibattito, dalle tv alle radio, dai podcast ai peggiori di bar di Caracas, per citare un celebre spot pubblicitario dei primi anni 2000.

Proprio a cavallo tra XX e XXI secolo nascevano alcuni dei campioni attualmente più importanti del panorama europeo, dai Bellingham ai Foden passando per Vinicius e Haaland, che ora fanno le fortune dei rispettivi club. Ma quanto è vera la diffusa leggenda che vuole il nostro Bel Paese poco avvezzo a dare spazio ai giovani? La rivincita della Serie A sta nei numeri, che parlano di un mito che si sta cercando di sfatare stagione dopo stagione e, di un confronto con l’Europa più che positivo. Time to shine per la Generazione Z, con le squadre sempre più convinte che il talento si possa coltivare in casa.

La Serie A migliora: da Bove a Zirkzee la Generazione Z avanza

Tra il Covid e l’avvento di nuovi mercati come quello saudita, le risorse scarseggiano sempre di più, ed in particolare l’Italia è decisamente lontana dai fasti di una volta, quando i campioni desideravano ardentemente la Serie A e le società potevano permetterseli. Ciò ha costretto inevitabilmente ad intensificare l’attività di formazione e scouting, per cercare di scovare i talenti nascosti e farli crescere dentro le proprie mura. La Generazione Z avanza, e bastano alcuni dati per confermare tale assunto.

Si pensi che dopo 12 turni di campionato, l’anno scorso, i giocatori nati dopo il 2000 scesi in campo erano 100, mentre in questa stagione si è arrivati a 148. Un upgrade davvero consistente che testimonia la nuova indole delle squadre italiane ed il livello raggiunto dai giocatori. E a ben vedere, la classifica mostra che squadra più giovane non si traduce con maggiori difficoltà in classifica: tolta l’Inter che, da rosa più anziana del campionato, comanda la Serie A, troviamo Milan e Juventus rispettivamente con 26,7 e 26,9 di media età, un sorprendente Bologna 4° sia in campionato che in questa speciale graduatoria (25,8), e Frosinone (24,3) e Lecce (24,8), le più virtuose, che veleggiano verso la salvezza.

Baldanzi e Bove, Roma
Baldanzi e Bove, Roma*

Abbiamo citato Milan e Juventus, emblema di come anche le big stiano cercando un rinnovamento che coinvolga sempre di più la Generazione Z: rossoneri che sul mercato si sono aggiudicati Reijnders (1998), Musah (2002), Terracciano (2003), Pellegrino (2002), mentre nei bianconeri stiamo ammirando i Miretti (2003), i Nicolussi Caviglia (2000) e gli Yildiz (2005), oltre a Soulé, Barrenechea e Kaio Jorge in prestito al Frosinone. La lista è finalmente lunga anche in Serie A, con i vari Dorgu, Ebosele, Gineitis, Banda ed un certo Joshua Zirkzee.

E gli italiani? Ci sono, ci sono. Da Turati e Carnesecchi in porta, passando per Calafiori e Ruggeri fino ai Fabbian, Prati, Bove, Gnonto e Baldanzi. Le difficoltà ad operare da big sul mercato stanno producendo un effetto positivo, con le società quasi costrette a dare a spazio a questi talenti che, dopo tutto, non sono così acerbi come per anni è stato fatto passare. Hojlund insegna che la direzione per il calcio italiano è questa: ci saranno sempre realtà più ricche, ma il lavoro sulla Generazione Z paga, tanto sul campo quanto per le casse dei club.

Gen Z in campo: il parallelo con l’Europa e il minutaggio per fasce d’età

Le evidenze esposte poco fa riempiono d’orgoglio e pongono dunque l’accento sul parallelo con l’Europa: è davvero così ampia la forbice con gli altri maggiori campionati del nostro continente circa la presenza di giovani in rosa? Non sembrerebbe, vista la classifica della media età dei vari tornei: 26,25 la Ligue 1, 26,73 la Premier League, 26,76 la Serie A, 26,96 la Bundesliga e 27,61 LaLiga.

Frosinone e Lecce, come detto, sono le punte di diamante italiane, con i ciociari in 4ª posizione tra le squadre più giovani nei 5 maggiori campionati d’Europa, e i salentini in 7ª. Il podio è composto da Tolosa (24,16), Valencia (24,19 e Burnley (24,57), mentre in 5ª e 6ª posizione due colossi del calibro di Arsenal (24,95) e Chelsea (24,56). Un’ultima chiosa in favore della squadra di D’Aversa? La Generazione Z del Lecce è tutta di proprietà, mentre quella della rosa di Di Francesco figura molti prestiti.

Joshua Zirkzee, Bologna
Joshua Zirkzee, Bologna @livephotosport

Abbiamo tessuto le lodi della Serie A per come i club stiano cominciano ad aprire sempre di più le porte della prima squadra ai giovani, ma è il minutaggio per fasce d’età a fotografare perfettamente lo spazio concesso alla Gen Z nel nostro campionato. Le statistiche del 2023 fornite dal Football Observatory del Cies segnalano come i dati più significativi in positivo riguardino la cintura tra 22 e 25 anni, con Sassuolo (67,7%), Milan (56,5%), Frosinone (55,9%) e Bologna (51,3%) nelle prime posizioni. Emblema di tale statistica sono Reijnders, che ha saltato solo 1 delle 33 gare stagionali per un totale di 2.650′, e Zirkzee, che non si è visto in 2 delle 28 partite del Bologna (2.093′).

Il dato in crescita ma sicuramente migliorabile in Serie A è quello relativo agli Under 21. Da questo punto di vista gli altri campionati hanno un marcia in più, sia per quanto riguarda il minutaggio che per i campioni sfornati, vedi i 20enni Bellingham, Wirtz e Musiala. Cagliari ed Empoli, rispettivamente con il 23,3% e il 20,1% di spazio concesso a giocatori di questa fascia, sono al 10° e 13° posto. Strasburgo (36,1%), Chelsea (28%) e Burnley (27,9%) dominano, ma da segnalare è il Minsk in Bielorussia, che ha una media età di 20,97 anni e l’83% di minutaggio agli Under 21. C’è da lavorare, ma la Serie A non è più un tabù per la Generazione Z.

Gen Z tra social e pressione mediatica: i casi Fagioli e Tonali

Sembrerebbe insomma tutto rosa e fiori dall’analisi condotta fin qui, ma la realtà nasconde una verità extra campo che caratterizza sempre di più la Generazione Z. Il mondo è decisamente cambiato repentinamente rispetto ad inizio secolo, e le nuove leve calcistiche stanno subendo tale mutamento con risvolti non sempre positivi. Il tema del “hanno troppo subito” è qualcosa di estremamente attuale e che può portare poi a casi come quelli di Fagioli e Tonali.

A loro si potrebbe aggiungere Zaniolo, che quanto meno non ha scommesso sul calcio, ma il discorso è di fatto il medesimo. I social sempre più presenti nella vita di giocatori giovani estremamente famosi, la pressione mediatica di dover portare subito risultati per non passare al prossimo talento e spesso il bisogno di occupare il tempo, sono fattori che mostrano di incidere non poco sulla vita di questi ragazzi: “All’inizio un calciatore, avendo molto tempo libero, prova l’ebrezza della scommessa per vincere la noia, ma col passare del tempo diventa un’ossessione”.

Fagioli, Juventus
Fagioli, Juventus @Livephotosport

Un qualcosa che ha portato Fagioli a scoppiare in lacrime dopo essere stato sostituito a Sassuolo, con la mente intasata dai pensieri dei debiti e dalla paura delle ritorsioni dei creditori. Puntare il dito sul centrocampista della Juventus e su Tonali, chiamarli viziati, bambini, irresponsabili è stata la logica ma affrettata conseguenza di fronte ad un fatto sicuramente grave. Ma la questione non è tanto se esiste ancora qualche giovane calciatore virtuoso, acqua e sapone; alla Sinner per intenderci, pronto a rinunciare al cachet di Sanremo per non togliere tempo agli allenamenti.

Siamo figli della nostra epoca, nella quale il calciatore ha assunto i tratti di una piccola azienda, che muove tante risorse e persone, sottoposto ad una pressione diversa da pochi anni fa e spesso ancora immaturo per gestire, a livello economico e d’immagine, tutto ciò. Il punto è come aiutare la Generazione Z, fin da ragazzini, a gestire i momenti di debolezza e l’ambiente che vivono ogni giorno. In Italia come in Europa, il futuro sono loro; proteggerli ed istruirli è la ricetta per un calcio migliore.