Roma-Feyenoord, De Rossi: “Il modo più bello per vincere, Svilar forte di testa”

Redazione A cura di Redazione

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Come nelle scorse stagioni, la Roma elimina il Feyenoord e si guadagna l’accesso agli ottavi di finale. I giallorossi si sono imposti dopo i calci di rigore al termine di un match non semplice soprattutto a causa dell’organizzazione mostrata dagli olandesi. Buona la prima in campo europeo dunque per Daniele De Rossi, che continua ad ottenere risultati incoraggianti da quando siede sulla panchina dei capitolini.

Il tecnico è intervenuto al termine del match ai microfoni di Sky Sport: “Era la mia prima notte europea qui, è stato molto bello. Penso che sia una vittoria meritata, li abbiamo mesi in difficoltà. È il modo più bello per vincere, molto romanista. Ci siamo scrollati di dosso questo fatalismo. Iniziamo a cambiare pagina perché spesso vinciamo pure noi. Rigori? Avevano sei rigoristi pronti a batterlo, non è da tutti. Anche Angelino voleva battere. Questi sono segnali”.

Roma-Feyenoord, De Rossi: “Pellegrini è un esempio, lavoriamo per perfezionarci”

De Rossi ha poi parlato di Svilar, autore di due parate nel corso dei calci di rigore, e Pellegrini:Svilar è forte, di testa è sereno. È supportato da una squadra che ha fiducia in lui e Rui Patricio che è un uomo meraviglioso. Quando fai tutte le cose bene capitano questi momenti, non è solo fortuna. Pellegrini è giusto che viva questi momenti, è bello che ci sia il suo nome in questa vittoria. Ha vissuto momenti in cui è stato messo in discussione, è un esempio“.

Sulla prestazione e sul lavoro da fare: “Sono contento di quello che vedo contando che è poco tempo che lavoriamo. Le squadre vanno perfezionate, dobbiamo lavorare sui concetti che anche oggi ci hanno portato a fare un grande primo tempo. Ogni partita ha la sua spiegazione. Non abbiamo tenuto gli stessi ritmi del primo tempo, poi oggi abbiamo giocato contro una squadra con degli ottimi giocatori. A livello fisico abbiamo speso tanto, ci può stare. Dobbiamo lavorare e capire il motivo per cui non riusciamo a tenere il campo anche quando le gambe non vanno“.

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