Napoli come l’Inter? Italia e Spagna, capitolo 2

Luca Vano
4 Minuti di lettura
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In attesa di rincontrarsi ancora nel prossimo Europeo in Germania, Italia e Spagna iniziano a punzecchiarsi nelle notti di Champions League. Il primo colpo ben assestato, e anche carico di rimpianto per un punteggio che avrebbe potuto arrotondarsi, è stato dato dall’Inter contro l’Atletico Madrid. Ormai la formazione di Simone Inzaghi è una certezza e certi palcoscenici sono diventati come l’Ariston per Amadeus: un giardino di casa, in cui muoversi liberamente senza ansie e condizionamenti tanto da non concedere neanche un tiro nello specchio agli avversari.

Tuttavia, chiudere un ottavo di finale d’andata tra le mura amiche per 1-0 contro El Cholo Simeone rimane di per sé un rischio. Il catino bollente del Wanda Metropolitano non fa prigionieri e oltre a piedi buoni e conoscenza del gioco, a Madrid serviranno anche nervi ben saldi per uscire indenni dalla corrida. Si spera, con un Thuram ritrovato: il suo infortunio è l’unico tasto davvero dolente di una serata d’oro per l’Inter, che si augura di averlo al top il prossimo 13 marzo per l’ennesima prova di maturità europea.

Al posto del francese, altrimenti, ci sarà Arnautovic. Il suo andamento all’interno della partita contro l’Atletico è quello dello studente che si impegna, studia, si presenta all’esame ma viene puntualmente bocciato per colpa di una domanda ambigua che aveva archiviato come “figurati se va a chiederla proprio a me”. Ebbene, al terzo tentativo, Marko l’aveva preparata e con un po’ di fortuna è arrivato il 18/30. Che per ora può bastare, seppur consapevole che non vi saranno tante altre occasioni per alzare il voto.

Marko Arnautovic, Inter
Marko Arnautovic, Inter @Twitter

Napoli, il Maradona sfida il Barcellona

Il capitolo 2 del duello tra Italia e Spagna in Champions, al contrario di quello disputato ieri, sembra scritto da uno sceneggiatore di Hollywood. Due città cariche di passione, che hanno votato il proprio sentimento al mare, al calcio, ai numeri 10 argentini e alla forte identità, legame indissolubile con il territorio. Nei punti in comune, Napoli-Barcellona si condisce anche della crisi sulle rispettive panchine: da un lato l’esonero di Mazzarri con esordio di fuoco per Calzona, dall’altro un mai sereno Xavi che demonizza le sconfitte tanto da non riuscire più a godersi le vittorie.

Una partita nel segno di Diego Armando Maradona, che ha vestito entrambe le maglie pur stabilendo di diventare leggenda a Napoli, la quale restituisce al mondo uno stadio con il suo nome ad ospitare la partita più importante dell’anno – finora. Ma soprattutto una serata per lenire il dolore di una stagione storta, di cui De Laurentiis si è già confessato principale artefice e pertanto desideroso di una svolta. Un nuovo allenatore può poco in meno di 48 ore: ma la carica di circa 60mila anime, in una notte di calcio europeo, può far tutta la differenza del mondo.

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