🤴🏻 L’Europa ai piedi di Carlo, il City abdica: Kimmich salva il Bayern

Il Real Madrid trionfa ai rigori ed elimina il Manchester City campione d'Europa: Carlo Ancelotti batte Guardiola al termine di due partite intense e conquista la semifinale di Champions League. I Blancos se la vedranno col Bayern Monaco, salvato da Kimmich nel ritorno contro l'Arsenal

Lorenzo Ferrai
16 Minuti di lettura

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Carlo Magno viene ricordato come uno dei più grandi sovrani nella storia d’Europa, nonché lucido amministratore e solerte conquistatore. Nel suo grande programma di ricomporre l’Impero Romano, non riuscì però ad annettere l’Inghilterra. Missione riuscita invece ieri sera a un altro grande condottiero, non francese ma italiano, Carlo Ancelotti, giustiziere del Manchester City con il suo Real Madrid.

Real che esce indenne dal mortale incrocio dell’Etihad, rimanendo in piedi fino ai tiri di rigore e spuntandola proprio dal dischetto, beneficiando di una pressione eccessiva nei confronti degli stoccatori del City, Bernardo Silva e Kovacic su tutti, ipnotizzati da Lunin. Carletto vendica così la debacle dello scorso anno ed estromette i campioni d’Europa, tanto fumosi e poco concreti contro la trincea blanca.

La Champions completa così il quadro delle semifinali, alla luce del successo di misura con cui il Bayern Monaco elimina l’Arsenal. I bavaresi si impongono 1-0 all’Allianz Arena, con un colpo di testa di Joshua Kimmich, leader silenzioso di un collettivo coeso e ancora vivo, con ormai l’unica speranza europea ancora intatta. Doppia sfida piccante fra i tedeschi e il Real Madrid, anche questa non adatta ai deboli di cuore.

Ancelotti e Guardiola
Ancelotti e Guardiola @Twitter

La sofferenza è la virtù dei forti

Nel teatro dell’Etihad Stadium, il Real Madrid ha sovvertito un pronostico che lo vedeva sfavorito all’interno di un doppio confronto da brividi, dove si sono schierati i due migliori eserciti attualmente presenti nel palcoscenico europeo. Manchester City e Blancos hanno deciso il proprio destino dal dischetto, con la dea bendata che ha scelto di sorridere a Carlo Ancelotti, tornato re d’Europa, solamente dopo 210′ di sofferenza e grande senso tattico.

Il 3-3 del Bernabeu lasciava presagire un secondo round spettacolare, a viso aperto come all’andata. Invece, sotto la sapiente direzione di Daniele Orsato, il copione è stato tutt’altro rispetto a otto giorni fa. City avanti sin dalle prime battute, a gestire il possesso palla per stabilire il ritmo della gara, con un intero stadio a spingere l’undici di Pep Guardiola. Ancelotti, da abile tattico, ha imbrigliato la manovra Citizens, piazzando grande densità in mezzo, senza però rinunciare al contropiede.

Retroguardia albionica altissima e sfilacciata rispetto al resto della squadra. Così, l’Etihad è stato ammutolito dopo appena 12′, quando i tre moschettieri Blancos hanno confezionato il vantaggio. Stop irreale di Bellingham, da Valverde a Vinicius, e Rodrygo non ha sbagliato, nonostante un primo miracolo di Ederson. Passare in vantaggio nel tempio dei campioni d’Europa non è roba da poco, anche perché quel plus va poi gestito.

Il Manchester City non ha perso la testa, girando la sfera pazientemente in attesa di un buco che non si apriva mai. Con ancora il poliziotto Rudiger a fare la guardia a un Haaland sorprendentemente poco cinico, i campioni d’Europa hanno dovuto ingegnarsi e cercare lo spiraglio dalle fasce. Un lungo tiki taka in pieno stile Guardiola, senza però mai allargare troppo le maglie del Real, posizionate lucidamente da Carlo.

Lunin, Real Madrid
Lunin, Real Madrid (Twitter @SeputarMadrid)

E quando non c’è la difesa, ci pensa Lunin, terzo di lusso, che si arrende solamente alla fucilata da due passi di De Bruyne, a un quarto d’ora dal termine. Con l’1-1, l’Etihad prende coraggio e intona cori a squarciagola, anche se Ancelotti conduce la sfida all’extratime. Un’altra mezz’ora in casa dei più forti, una sorta di sentenza. Non per Carletto, che opera i cambi nel modo corretto, senza snaturare il proprio sistema di gioco, ma prestando anche attenzione ai cambi di passo del City.

Giocare sull’avversario, mantenendo la propria filosofia. Un mantra che in Italia tendiamo troppo spesso a dimenticarci. E allora, Lucas Vasquez per Vinicius, così da non togliere gamba per gli allunghi, e il redivivo Militao al posto di Carvajal. Il Real ha anche il colpo del ko, ma Rudiger spara alle stelle da pochi passi. Il City invece non ne ha più, e i rigori sono la logica conseguenza. In fin dei conti, è giusto così.

Rigori fatali

Quali sono i pensieri che scorrono nella testa di un giocatore che percorre l’infinito tragitto dalla metà campo al dischetto del rigore? Complicato, se non impossibile, fornire una risposta attendibile e condivisa da chiunque. Entriamo nel campo della soggettività, dove la mente umana possiede svariati modi per reagire a questo delicato momento. E la tranquillità interiore può arrivare anche da un fine psicologo come Carlo Ancelotti.

Staccato da tutta la panchina blanca, abbracciata mentre osservava lo svolgimento della lotteria dei rigori, Carletto ha seguito inerme tutti i tiri dal dischetto, prima che il destro di Rudiger gonfiasse la rete per l’ultima volta. Eppure il Real pareva spacciato anche nell’ultima parte della serata, dopo che Ederson aveva ipnotizzato Modric.

Bernardo Silva, Manchester City
Bernardo Silva, Manchester City @LPS

Un pluricampione, pallone d’oro e vice campione mondiale che non regge a dovere la pressione. Fantascienza, esattamente come il rigore di Bernardo Silva, troppo molle per essere vero, calciato in bocca a Lunin, che permette ai madrileni di recuperare fiducia. A questo punto l’inerzia si sposta totalmente, da una parte all’altra. Ancora una volta, Carletto si riscopre favorito, ma senza muovere un dito, solamente con l’arte del carisma.

Il condottiero d’Europa si aggrappa a Lunin, terzo portiere svalutato a inizio anno, quando era stato promosso titolare per il doppio infortunio di Courtois e Kepa. Un estremo difensore nemmeno degno della camiseta blanca. Invece è proprio lui l’eroe di serata, ipnotizzando Bernardo Silva e Kovacic, così da consentire al Real Madrid di confermarsi vincente, sempre e comunque.

Questa è la legge della Champions, almeno finché il Real sarà ancora dentro la competizione. E Re Carlo insegue la quinta dal allenatore, per sbriciolare un record già suo. Il tutto in attesa di Kyllian Mbappé, che arriverà il prossimo anno. I campioni fanno la differenza, ma anche la capacità di gestione, oltre a saperli mettere nelle migliori condizioni è ciò che rende speciale un allenatore.

Haaland bocciato: Guardiola attende troppo?

Festa a Madrid, grande delusione a Manchester, dove Guardiola rivive gli incubi di due anni fa. Un’eliminazione molto più cocente rispetto a quella del 2022, poiché materializzatasi difronte a un pubblico speranzoso di bissare il Treble dello scorso anno, conscio della superiorità dei Citizens. Invece, Pep è stato ancora una volta imbrigliato da un Ancelotti attendista e lungimirante, barricato ma senza mai essere passivo.

Erling Haaland, Manchester City
Erling Haaland, Manchester City @livephotosport

Carletto si è goduto un Bellingham discontinuo ma decisivo, avviando l’azione del vantaggio e segnando dal dischetto. Chi è mancato all’appuntamento è, ancora una volta, Erling Haaland, assente ingiustificato nei big match. Il gigante norvegese, pur soffrendo la costante pressione di Rudiger, si è ritagliato maggiore spazio rispetto alla sfida del Bernabeu, riuscendo a costruirsi alcune chance, senza però capitalizzarne neanche una.

Questo è stato, e continua a essere, il grande limite di Haaland, cannoniere formidabile ma costantemente in disparte quando si tratta di siglare gol pesanti. È successo in finale contro l’Inter nella scorsa stagione e il copione si è ripetuto anche nel doppio incontro col Real Madrid. E quella sostituzione a inizio supplementari, per far posto a Julian Alvarez, nemmeno lui decisivo, anche se maggiormente a suo agio nel fraseggio palla a terra, sa tanto di bocciatura preventivabile da parte di Guardiola.

La grandezza e i numeri di Haaland non passano inosservati, poiché l’ex Borussia Dortmund ha collezionato 31 gol in 38 apparizioni totali in stagione. Forse è proprio questo ad aver indotto Guardiola a tenerlo in campo per l’intero arco dei 90′, benché fosse evidente la sua apatia rispetto alla manovra del Manchester City, lenta sì ma pur sempre fluida. E l’attaccante scandinavo continua il proprio scarso feeling con le partite che contano. Un handicap non da poco per un giocatore che ambisce, senza troppi giri di parole, al Pallone d’oro.

Il Bayern non muore mai

Il Manchester City saluta la Champions League, così come l’altra squadra inglese superstite, l’Arsenal, sconfitta di misura nella bolgia dell’Allianz Arena, da un Bayern Monaco ferito ma più vivo che mai. La vittoria del Leverkusen in Bundesliga e i dubbi su un’eventuale ricaduta mentale, sono stati spazzati via dalla capocciata di Joshua Kimmich, che tira via Tuchel dal baratro e lo mantiene dentro la massima competizione europea.

Kimmich, Bayern Monaco*
Kimmich, Bayern Monaco*

Arsenal troppo insicuro e poco cinico, surclassato dallo strapotere e dall’esperienza dei bavaresi, meglio predisposti nel reggere una pressione dilagante dopo le vicende delle ultime settimane, culminate col definitivo passaggio di testimone in patria. Nel momento decisivo, il Bayern Monaco non fallisce l’appuntamento e si mette di prepotenza all’interno delle migliori quattro in Champions League.

Una vera beffa invece per l’Arsenal, costretta a subire un ulteriore colpo dopo l’inaspettato 0-2 interno maturato in campionato contro l’Aston Villa. Debacle totale per Arteta, visto che i londinesi meditavano persino un possibile ingresso in finale, fortificati dall’ottimo periodo di forma, vanificato con le ultime due sconfitte consecutive. Il Bayern invece risorge, almeno per ora, atteso da una semifinale durissima contro l’inossidabile Real Madrid di Carletto.

I campioni e l’esperienza

I teutonici si prendono di forza la semifinale, quasi una formalità per una società come il Bayern Monaco, abituato a essere nell’Olimpo in Europa, ma un autentico successo se si considera il periodo negativo attraversato da Tuchel, specialmente in campionato. Il mister tedesco non ha perso le speranze ed è riuscito a centrare l’obiettivo, grazie soprattutto alla tipica compattezza bavarese e ai campioni in grado di trascinare la squadra nei momenti complicati.

Su tutti, il capitano Neuer, l’immagine della sicurezza e di una affidabilità perpetua, manifestata sul tiraccio di Odegaard, reso velenoso da una deviazione. Una parata che il portierone tedesco ha reso semplice, ma con un elevato coefficiente di difficoltà, per cui Kimmich ha espresso tutta la propria carica, complimentandosi con il proprio numero 1.

Neuer, Bayern Monaco
Manuel Neuer, Bayern Monaco @livephotosport

Proprio il capitan futuro del Bayern Monaco è l’altro grande protagonista, colui che lascia il segno indelebile sulla qualificazione dei bavaresi. Sempre in disparte, all’interno dell’arsenale di campioni di cui è composto l’undici del Bayern ma pur sempre decisivo, in particolare quando si tratta di essere presente nel posto giusto al momento giusto.

Aspetti Thomas Muller, invece si materializza Joshua Kimmich, il match winner meno probabile in una partita complicata, resa ancora più insidiosa dal pareggio dell’Emirates, che spostava tutte le pressioni sul Bayern Monaco. Menzione anche per Harry Kane, volenteroso e prezioso per questa squadra, pur senza andare a segno. Il centravanti inglese riesce a proseguire il proprio cammino per cercare di sfatare una maledizione che lo perseguita ormai da anni.

Arsenal eterna incompiuta

L’Arsenal è l’altra faccia della medaglia nella serata dell’Allianz Arena. La solita ansia da prestazione degli Gunners, impalpabili e bloccati psicologicamente quando si tratta di compiere quello step ulteriore per arrivare all’obiettivo. È successo domenica scorsa con l’Aston Villa e pur in Germania, dove Arteta ha gettato la spugna un’altra volta.

Mikel Arteta, tecnico dell'Arsenal*
Mikel Arteta, tecnico dell’Arsenal*

Arsenal che non riesce dunque a scrollarsi di dosso la zavorra di eterna incompiuta e che torna a concentrarsi su una Premier League divenuta tremendamente complicata. Anche il City è fuori dalla Champions, nonché primo in classifica. La scalata sarà dura come non mai, in particolare se anche il Liverpool dovesse abbandonare l’Europa League. La maledizione Gunners non accenna a volersi fermare.

Real Madrid-Bayern Monaco da brividi

Alla luce dei risultati di ieri sera, si delinea il quadro di due semifinali molto diverse tra loro, ma ugualmente affascinanti. PSG-Borussia Dortmund e Real Madrid-Bayern Monaco. Proprio quest’ultima canalizzerà l’attenzione, trattandosi di una classica del calcio europeo, nonché del doppio incontro più equilibrato.

Difatti, a dispetto della stagione disputata sin qui dalle due squadre, il Real Madrid non partirà già vincitore, vista la forza e il carattere dimostrati dal Bayern Monaco, con la Lazio prima e con l’Arsenal poi, dove i bavaresi hanno saputo riemergere da una situazione che rischiava di complicarsi notevolmente.

Kylian Mbappé
Kylian Mbappé @Twitter

Ancelotti si scontrerà con uno dei suoi passati, una piazza in cui Carletto non ha avuto modo di farsi valere in maniera totale, probabilmente durato troppo poco. E quale occasione migliore per far ricredere i detrattori bavaresi, se non in una semifinale di Champions League? Real e Bayern punteranno lo sguardo anche sull’altro incrocio, dove il PSG è largamente favorito, ma anche il Borussia Dortmund non parte sconfitto.

Spettacolo Champions

Ogni scenario è possibile. Da una clamorosa finale tedesca, undici anni dopo l’ultima volta, a un suggestivo Real Madrid-PSG, dove Mbappé potrebbe regalare un dispiacere a Carletto, prima di unirsi alla causa Blancos. Per finire poi con un replay della finale 2020, dove i parigini si arresero proprio al Bayern Monaco di Neuer, Kimmich e Muller. Prepariamo i pop corn dunque, per questa Champions League che non smette mai di stupire.

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