⏱️ Juventus anacronistica: Allegri e un equilibrio pericoloso

La Juventus ha ritrovato i tre punti, battendo 1-0 la Fiorentina allo Stadium: una vittoria che però lascia aperti diversi interrogativi su Allegri e sul futuro bianconero

Lorenzo Ferrai
16 Minuti di lettura

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Dopo un mese e mezzo di delusioni e pesanti battute a vuoto, la Juventus ritrova i tre punti, battendo la Fiorentina con il ritrovato cortomuso. Un 1-0 in pieno stile Allegri, che dà serenità all’ambiente e permette ai bianconeri di riallungare sul Bologna, fermato dal Frosinone. Terzo posto nuovamente blindato, anche se la vittoria dello Stadium costringe la Vecchia Signora e ulteriori riflessioni.

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Un successo importante e cruciale per la corsa Champions, benché la gara condotta dalla Juve abbia riesumato i fantasmi del passato. Poca incisività, squadra arroccata in difesa, incapace di risalire il campo, specialmente nel secondo tempo. E questo modus operandi dei bianconeri non lascia soddisfatti né i tifosi, né la società, men che meno il mister, che avrebbe rimproverato la squadra dell’eccessiva prudenza mostrata in campo.

Del resto, la Juventus è questa da inizio stagione, con continue vittorie di cortomuso. Allegri non ha mai rinnegato questo suo modo di preparare le partite, affidandosi soprattutto alla solidità difensiva, mancata negli ultimi mesi. La Vecchia Signora avanza, ma con un equilibrio piuttosto pericoloso, poiché, il colpo del ko continua a essere un’utopia, mantenendo sempre le contese aperte. Per stavolta è andata bene, ma è chiaro che Max rischia sempre di più.

Federico Gatti, Juventus
Federico Gatti, Juventus @Twitter

Il sacrificio della Signora

Vincere è l’unica cosa che conta. Questo è il mantra della Juventus, indispensabile per condurre i bianconeri alla conquista dei famigerati nove Scudetti di fila, cinque dei quali firmati proprio da Max Allegri. E il tecnico livornese, pioniere del risultatismo ha sfangato l’ostacolo Fiorentina, con una partita non bella, di grande sacrificio per la Signora, in trincea con lo scopo di tenere a bada l’impeto messo in campo dalla Viola nel secondo tempo.

In realtà, il primo tempo ha visto una Juventus volitiva, che ha spinto a più riprese, vedendosi annullare due gol, finché Gatti non ha fatto centro in tap in, dopo il palo di Bremer. Ma già nel finale di prima frazione, i bianconeri hanno abbassato pericolosamente il proprio raggio d’azione, ripetendo il copione della gara di andata.

Palla? No grazie

La Juventus ha scelto di aspettare la Fiorentina, così da tenderle la stessa trappola della gara di andata. Segnare per poi arretrare dietro la linea della palla e lasciare agli avversari un possesso sterile. Alla fine, il dato recita 75% possesso palla per i gigliati, contro il 25% dei padroni di casa.

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Statistiche allegriane, da inserire però in un contesto partita dove la Juventus è stata sovrastata, perlomeno nel corso dell’intera ripresa, dove il predominio territoriale dei toscani si è fatto sempre più netto. Dall’altra parte, i padroni di casa hanno faticato notevolmente a superare la metà campo, incapaci di trovare il playmaker Locatelli, per poi ribaltare velocemente il fronte.

Dusan Vlahovic, Juventus
Dusan Vlahovic, Juventus @livephotosport

Con un Chiesa a mezzo servizio e Vlahovic servito poco e male, la Fiorentina ha potuto prendere coraggio e spazio, accampandosi nella trequarti campo della Juve. Se la Vecchia Signora non avesse vinto, Allegri sarebbe stato messo sul banco degli imputati, anche alla luce del trend negativo tenuto dai bianconeri negli ultimi due mesi.

Poco Allegri, molto confusi

Allegri è un allenatore estremamente diviso, non lo scopriamo di certo oggi. Il risultato conquistato dalla Juventus ha permesso ai bianconeri di recuperare i tre punti e la fiducia smarrita negli ultimi due mesi, anche se, a ciò si somma una certa mancanza di lucidità in costruzione e negli ultimi metri.

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Come già accennato, la Juve ha collezionato il 25% di possesso palla, una sorta di record storico, abbassando la percentuale ottenuto contro il Chelsea nel 2021. In quell’occasione, la Vecchia Signora raggiunse il 28% e vinse anche quella sfida, sempre per 1-0. Ma le dinamiche sono state ben diverse da quelle viste allo Stadium al cospetto della Fiorentina.

Difatti, se contro i Blues, Allegri aveva preparato una partita basata sulle ripartenze, per colpire proprio in contropiede, quella contro Italiano ha visto la Juventus non riuscire a capitalizzare le poche ripartenze capitate nel corso della ripresa. Squadra troppo bassa e poche soluzioni a disposizione degli attaccanti.

Manuel Locatelli, Juventus
Manuel Locatelli, Juventus @livephotosport

Anche la scarsità di palloni passati nella zona di Locatelli ha contribuito all’inefficienza offensiva bianconera, cosicché la Fiorentina ha potuto stabilizzarsi nella metà campo avversaria per l’intera ripresa. Le distanze lunghe e la grande imprecisione sono il grande tema di questa Juventus, compatta e solida sì ma anche piuttosto macchinosa e lenta quando si tratta di proporre gioco.

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A onor del vero, i viola hanno avuto due enormi occasioni, specialmente con Beltran, che però si è visto respingere il tiro da Nzola, trovatosi nel posto sbagliato al momento sbagliato, salvando di fatto la porta di Szczesny. Lo stesso portiere si è difeso da solo sono sinistro velenoso di Nico Gonzalez, preservando il clean sheet. La Juve è sopravvissuta, non riuscendo però a trovare il colpo del ko, che avrebbe chiuso anzitempo la partita.

Yildiz leone in gabbia

Fra le immagini che hanno fatto maggiore notizia nella serata dello Stadium, un ruolo di primo piano è stato occupato dal contropiede condotto da Yildiz nel finale di partita. A circa una trentina di secondi dal triplice fischio, la Juventus ha recuperato un pallone preziosissimo che avrebbe potuto significare il punto esclamativo sul match.

Proprio il fantasista turco ha portato la sfera oltre la metà campo, procedendo centralmente, mentre Allegri lo esortava platealmente a dirigersi verso la bandierina, allo scopo di mettere il pallone in cassaforte. Di tutta risposta, Yildiz ha proseguito nella sua azione personale, conquistandosi poi una punizione preziosissima.

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Kenan Yildiz, Juventus
Kenan Yildiz, Juventus @livephotosport

Una sorta di eresia per un temporeggiatore tattico come Max, che non ha mancato di rimproverare il proprio giocatore anche nel post gara, ribadendo come l’esperienza in casi simili faccia tutta la differenza del mondo. Pure in caso, le dichiarazioni di Allegri possono essere lette come una tirata d’orecchie nei confronti di un Yildiz voglioso e intraprendente, ma ritenuto ancora acerbo dal proprio allenatore.

E in tal senso, non c’è da stupirsi come il recupero di Chiesa abbia costretto il turco al ruolo di prima riserva. Difatti, persino in un momento in cui il numero 7 bianconero non era al top fisicamente, Allegri ha comunque ricomposto il tandem d’attacco titolare. Una sorta di bocciatura conclamata per il ragazzino turco, che era riuscito a prendersi un ruolo da protagonista, a cavallo fra dicembre e gennaio.

Invece, come da storico copione, Max ha optato per una Juve matura, denotando però una certa sfiducia nei confronti di un 2005 che non ha mai sfigurato le volte in cui è stato chiamato in causa. Ma è possibile che un giocatore come Yildiz, per quanto giovane e inesperto, non riesca a trovare spazio?

In questa Juventus, povera tecnicamente e rivedibile anche da un punto di vista tattico, uno con l’estro e la fantasia di Yildiz non sembrerebbe un azzardo. Allegri non sembra pensarla in questi termini, dal momento, dal ritorno di Chiesa, ha riservato al turco solamente brevi spezzoni di partita.

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Massimiliano Allegri, tecnico della Juventus*
Massimiliano Allegri, tecnico della Juventus*

In quei pochi minuti concessi ogni domenica, Yildiz fatica non poco, anche perché con la Juventus stanca e perennemente lunga nel finale, non trova mai il grimaldello per scassinare le difese avversarie. Allegri pare non concepire il tridente, come anche dimostrato dal farraginoso 4-3-3 presentato in campionato contro la Lazio, scelta poi ritrattata immediatamente all’intervallo.

La difesa non basta

La Juve operaia rischia ma senza mai abbandonare il proprio credo. Un azzardo, dato che i tempi della BBC sono passati, anche se Allegri continua a tenere particolarmente al dato dei gol subiti. E in effetti la partita contro la Fiorentina è stata una grande dimostrazione di solidità, messa in piedi dal terzetto difensivo.

Con Bremer califfo dell’area, Gatti e Danilo si impegnavano a chiudere sul proprio lato, mentre l’altro stringeva la diagonale. Juventus che agiva con sincronismi quasi perfetti. Quasi perché dove non arrivavano i difensori, ci pensava Szczesny, oppure Nzola, per una volta un difensore aggiunto (involontariamente).

È evidente la volontà di Max di ritrovare prima di tutto una retroguardia invalicabile, ma è altrettanto lampante come la Juventus non possa prescindere dalla propria solidità. Anche perché le ultime 9 partite avevano riservato una sola rete inviolata e, dato ancor più allarmante, un’unica vittoria, per giunta al 95′, contro il Frosinone terzultimo.

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Gleison Bremer, Juventus
Gleison Bremer, Juventus @Twitter

I tre dietro garantiscono un buon rendimento, dunque la Juve potrebbe ritenersi soddisfatta. A far crollare questo castello arrivano i dati, che recitano 12 reti al passivo nelle ultime nove gare prima di quella contro la Fiorentina. Solamente il Genoa non ha trovato il gol, ma nemmeno la Vecchia Signora, che ha dovuto accontentarsi di un pallido 0-0.

La regola madre in Italia è “non prenderle“, dal Vangelo secondo Trapattoni. Questo almeno dice la storia della Serie A, dove la prima in classifica quasi sempre coincideva con la miglior difesa. E Allegri è un pioniere di questo credo, anche troppo forse. Con la Juventus attuale, dove mancano i Dybala e i Ronaldo, la scelta di chiudersi a riccio dopo il vantaggio si rivela spesso un’arma a doppio taglio.

Un pericoloso gioco in cui i bianconeri si espongono continuamente agli avversari, senza poi avere la certezza di riuscire a rimettere la partita in sesto. E pure in tal caso, un Locatelli così fuori dalla manovra, utilizzato più come interditore che come play non è un vero vantaggio, specie per questa Juve a corto di idee.

Largo al futuro

Prove inconfutabili di come alla Continassa ci sia il bisogno di un cambio di rotta, perlomeno a livello mentale. Con una squadra sempre pronta a ripiegare, e anche capace di offendere, ma priva del killer istinct volto a chiudere le gare, la logica conclusione sono i risultati altalenanti. E una Juventus mai vicina alla vetta in tre stagioni ne è l’immagine più evidente.

Allegri e Giuntoli
Allegri e Giuntoli, Juventus @Twitter

Allegri può ancora giocarsi la sua ultima carta, ovvero la Coppa Italia. Ma ciò che si percepisce, è che Max oramai abbia preso atto di ciò che sembra inevitabile dalle parti della Continassa. La nuova Juventus targata Cristiano Giuntoli si prepara a un rinnovamento, anche per ciò che riguarda la guida tecnica.

L’enfasi che ha accompagnato il ritorno di Allegri sulla panchina bianconera è svanito dopo i deludenti risultati raccolti dal livornese, tanto in Italia quanto in Europa, senza nemmeno l’ombra di un trofeo. Troppo per una società come la Juventus, abituata a vincere, o quanto meno, a lottare per lo Scudetto. Invece, la Vecchia Signora ha sempre guardato col binocolo la vetta della classifica.

L’unica eccezione riguarda il girone d’andata di quest’anno. Almeno sino al 4 febbraio, salvo poi cadere inesorabilmente dinnanzi a un’Inter troppo più forte, per poi sciogliersi emotivamente e psicologicamente. Una resa precoce, aggravata dall’assenza delle coppe che, in teoria, avrebbe dovuto giocare in favore dei bianconeri, mentre la Juventus ha mostrato grandi lacune mentali prima ancora che tattiche.

L’ombra di Thiago

Con una classifica che si allunga esponenzialmente, è venuta meno anche la fiducia dei giocatori nei propri mezzi e i due mesi successivi sono stati una logica conseguenza del crollo mentale. Oltre alla perdita del secondo posto, la Juventus ha messo a repentaglio anche la qualificazione in Champions, salvo poi aver riallungato sul Bologna.

Thiago Motta, allenatore del Bologna
Thiago Motta, allenatore del Bologna @livephotosport

L’obiettivo di Allegri, declamato da inizio stagione, è il piazzamento nelle prime quattro, che ora va difeso dagli assalti delle inseguitrici. Specialmente dal Bologna di Thiago Motta, più agguerrito che mai. E proprio dai rossoblù potrebbe arrivare la ventata d’aria fresca che potrebbe coincidere con la ripartenza bianconera nel prossimo futuro.

Proprio quel Thiago Motta in grado di stupire con la sua squadra di Carneadi, in corsa per una clamorosa qualificazione in Champions League. Il tecnico italo-brasiliano è in lizza per prendere il posto di Allegri la prossima stagione. A onor del vero, va specificato che Max ha ancora un anno di contratto e la Coppa Italia potrebbe risultare un salvagente, così da convincere la dirigenza a proseguire sulla stessa linea di questi ultimi anni.

Oppure i tempi sono maturi per attuare un cambio di guida tecnica. Del resto, con l’avvento di Cristiano Giuntoli, la Juventus ha già iniziato la propria rivoluzione. E il nuovo direttore tecnico avrebbe anche le carte in regola per scegliere di cambiare allenatore dopo tre anni di delusioni e zero trofei (per ora) in bacheca. Allegri sembra giunto al capolinea, l’ombra di Thiago Motta illumina il futuro.

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