Miracolo giallonero, il Borussia ha la sua rivincita: fallimento PSG

Il Borussia Dortmund compie l'impresa e ottiene la sua rivincita a Wembley, 11 anni dopo: un PSG affranto saluta mestamente la Champions e Mbappé

Lorenzo Ferrai
17 Minuti di lettura
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I miracoli esistono. Persino in un calcio ormai dominato dal denaro e dal marketing. Un Borussia Dortmund commovente ha dimostrato al mondo del pallone che Davide è ancora in grado di battere Golia. E ci è riuscito battendo il PSG anche fuori casa, grazie all’incornata di Mats Hummels, il leader carismatico della squadra, bissando l’1-0 ottenuto in Germania.

Persino in un Parco dei Principi su cui i parigini contavano per ribaltare il punteggio e passare il turno. Invece, in una Champions League che non smette di regalare colpi di scena, i francesi hanno ancora una volta mancato il salto di qualità, uscendo mestamente contro il BVB, senza segnare nemmeno un gol in due partite. Undici mesi fa, a 10′ dalla fine della Bundesliga, il Borussia Dortmund era campione di Germania, prima dello psicodramma finale, firmato da Musiala, che ha consegnato il titolo nazionale al Bayern Monaco.

Dopo circa un anno, il BVB va incontro a un’impresa impronosticabile fino a due settimane fa. Dall’altra parte, la debacle parigina va ben oltre i pali colpiti dal PSG nell’arco del doppio confronto. Un mix di sfortuna, imprecisione e, probabilmente, destino. “La fortuna è aiuta gli audaci” non è un detto campato per aria e il Borussia Dortmund ha risposto presente quando si è trattato di cogliere l’occasione.

Persino contro una delle grandi favorite per la vittoria, pronta finalmente alla consacrazione. Ma come spesso accade in questi casi, la pressione di dover vincere ha fagocitato un PSG confuso e frettoloso, ancora una volta troppo immaturo per dominare l’Europa. E nondimeno, Mbappé saluterà in estate obbligando la dirigenza qatariota a ricostruire tutto da zero.

Il riscatto di Terzic

Siamo onesti. Nessuno avrebbe dato un centesimo a un Borussia Dortmund sempre ricco di entusiasmo e talento, ma mai attrezzato (almeno sulla carta) per intraprendere un percorso di questo tipo. A settembre i gialloneri erano stati inseriti nel classico “girone della morte” dove si pensava avrebbero giocato un ruolo da Cenerentola. Specialmente dopo la delusione dello scorso anno, quando persero la Bundesliga all’ultima giornata. Un colpo tremendo, da cui appariva impossibile risollevarsi.

Invece, la peculiare freddezza teutonica ha portato la riconferma di Edin Terzic, allenatore troppo spesso ai margini mediatici, il quale si è rimboccato le maniche ed è ripartito. Perfino dopo la cessione della stella Jude Bellingham, volato in Spagna nel club più prestigioso del pianeta. Il Borussia Dortmund non si è scomposto, nemmeno dopo la sconfitta nella prima partita, proprio contro un PSG che appariva realmente ingiocabile. Ma la Champions sa essere tanto crudele quanto affascinante.

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Con pieno merito, il Borussia si è preso la vetta del proprio raggruppamento, volgendo il sorteggio degli ottavi a proprio favore. Se quello col PSV era stato un passaggio del turno quasi obbligato, contro l’Atletico i tedeschi hanno ottenuto una vittoria dettata dall’abnegazione collettiva, in cui la truppa di Terzic ha sfruttato la spinta del Signal Iduna Park, vero 12° uomo in campo.

Edin Terzic, Borussia Dortmund
Edin Terzic, Borussia Dortmund @livephotosport

E la semifinale contro il PSG dunque, è stata una logica conseguenza di un percorso quanto mai esaltante, dove il Borussia si è ritagliato la possibilità di riscattarsi, a 11 anni di distanza dalla grande delusione di Wembley 2013, dove solamente un gol di Robben all’89’ ha privato i gialloneri della loro seconda Champions League, trofeo che manca dal lontano 1997.

Hummels e Reus: i senatori del destino

Dopo l’ebbrezza di ieri sera, il Borussia si incollerà di fronte al televisore con lo scopo di capire chi avrà di fronte nell’atto finale. Comunque finisca Real Madrid-Bayern Monaco, i gialloneri si presenteranno a Wembley da sfavoriti. Il che potrebbe risultare un bene, soprattutto per la leggerezza nell’affrontare la classica partita della vita. Ma dalle parti di Dortmund c’è chi cova dentro di sé un certo desiderio di rivalsa e a cui non dispiacerebbe incontrare nuovamente i rivali tedeschi.

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Su tutti, Marco Reus e Mats Hummels, i pionieri di questa rinascita Borussia, trascinatori e leader di un gruppo giovane e agguerrito. Il difensore centrale ha deciso l’incontro del Parco dei Principi, ribadendo la propria caratura internazionale, tipica di un giocatore campione del mondo, che in carriera ne ha viste di cotte e di crude. E dunque, l’esperienza e l’aggressività del 15, unita alla sua serenità, che tanto attrae i tifosi del BVB è stata la chiave di volta per mantenere inviolata la porta di Kobel.

È vero che si vince in 11 ma le individualità contano eccome, specie in una competizione come la Champions, dove (come recita il mantra) sono i dettagli a fare la differenza. Dieci salvataggi, due tiri bloccati, tre intercetti e quattro contrasti vinti. Questi sono i numeri di Hummels, nel ritorno di PSG-Borussia, tutti in una singola partita, vissuta dal difensore come una battaglia, in cui egli stesso ha vestito i panni del condottiero.

Miracolo giallonero, il Borussia ha la sua rivincita: fallimento PSG

Anche così si spiega la straordinaria tenuta difensiva (e mentale) dei tedeschi, mai veramente in difficoltà, anche perché il PSG ha centrato i legni quasi solamente con tiri dalla distanza, segno come l’area di rigore del Borussia fosse veramente territorio inespugnabile. Menzione d’onore la merita anche Marco Reus, altro reduce dall’atto finale di Wembley targato 2013. Il fantasista tedesco ha comunicato che lascerà il BVB a fine stagione. E quale miglior lieto fine se non quello di alzare la coppa dalle grandi orecchie?

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La carriera di Reus, partita sotto le più rosee aspettative, ha subito un arresto importante nel 2014 quando un infortunio alla caviglia pregiudicò la sua partecipazione al Mondiale in Brasile, poi vinto dalla Germania. In quel momento, l’ex Monchengladbach, nonché nativo di Dortmund, era nel proprio momento migliore. Una botta tremenda, da cui l’11 del Borussia ha faticato parecchio a riprendersi. E se recuperava la propria brillantezza, ci pensavano gli infortuni a debilitarlo ulteriormente.

Così, con una tenuta fisica sempre meno salda, Reus ha dovuto accontentarsi di essere retrocesso a ricambio di lusso. Un subentro che in tanti gradirebbero nella propria squadra, anche perché il tocco di palla non l’ha mai perso, acquisendo un’intelligenza tattica fuori dal comune, dettata dall’età e da una mobilità meno dirompente rispetto a prima. E Terzic non ha voluto rinunciarci, buttandolo nella mischia anche ieri, nella battaglia campale contro il PSG, per difendere il vantaggio del Borussia.

Missione compiuta. La leadership di Hummels e la saggezza di Reus sono stati gli ingredienti principali per favorire il trionfo del Borussia. Specialmente il secondo, a detta di molti, ha raccolto molto meno di quanto meritasse in carriera. Dunque, c’è poco da stupirsi se molti appassionati inneggiano alla vittoria giallonera, con la fotografia di Marco Reus che alza la Champions all’ultima apparizione con il suo Dortmund, la squadra della sua città.

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Borussia, déjà vu Wembley?

Da Wembley a Wembley. Nel magico stadio dove vincemmo l’Europeo 2021, il BVB ha l’opportunità di riprendersi ciò che è sfuggito nel 2013. Una sorta di chiusura di un cerchio, dove Hummels e Reus aveva già accarezzato il trionfo, poi cancellato dal tocco di Robben. Tutto è apparecchiato per una rivincita che sarebbe storica, in cui il Borussia Dortmund attende di conoscere la propria rivale nell’atto conclusivo di questa Champions.

Real Madrid o Bayern Monaco? Nel secondo caso, il Borussia rivivrebbe un autentico déjà vu e, sebbene i gialloneri rimangano sfavoriti, i bavaresi apparirebbero molto meno ingiocabili rispetto alla corazzata di Heynckes. Insomma, i margini per tentare l’impresa esistono e Terzic non vorrà lasciarsela scappare. Questa sera dal Bernabeu uscirà il nome della seconda finalista. È solo questione di tempo.

Miracolo giallonero, il Borussia ha la sua rivincita: fallimento PSG

La Waterloo di Luis Enrique

Come spesso avviene, a una grande impresa corrisponde una debacle da parte degli sconfitti. È il caso del PSG, avvolto nella maledizione Champions oramai da anni. La corazzata parigina, ogni anno in lizza per la vittoria finale, fallisce per l’ennesima volta l’agognato salto qualità. Stavolta nella maniera più clamoroso possibile. Zero gol fatti in due partite contro il Borussia, con quei sei pali che non possono costituire un alibi sufficiente.

I campioni di Francia hanno fallito la missione quantomeno della finale, specie perché si sono ritrovati nella parte più morbida di tabellone. La rimonta ai danni del Barcellona aveva fatto schizzare alle stelle la fiducia di Mbappé e compagni, pronti finalmente per chiudere un cerchio. Invece, per quanto esaltante, il quarto di finale contro i blaugrana aveva mostrato i primi scricchiolii di un PSG forte come sempre, ma quantomai fragile emotivamente.

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Difatti, i nodi sono venuti al pettine al cospetto del Borussia di Terzic, giovane sì ma anche sfrontato e ben piazzato sul terreno di gioco, con un organizzazione ben superiore a quella dei transalpini. La Waterloo si Luis Enrique non è maturata ieri, bensì all’andata, sulla clamorosa leggerezza in occasione del gol di Fullkrug, dove una difesa schierata si lasciata sorprendere su un lancio centrale, spalancando la porta al BVB.

Assedio confuso

L’assedio del PSG si è trasformato in uno svariato numero di opportunità, quasi mai ordinate, ma principalmente frutto di un giro palla nevrotico e in molti casi fine a sé stesso, evidenziando le lacune a centrocampo di un gruppo che ha patito l’assenza di un metronomo. Il solo Vitinha, migliore in campo ieri, si è spesso trovato da solo nella ragnatela tessuta da Terzic, nella quale Luis Enrique è finito in trappola, incapace di scardinare la retroguardia guidata da Hummels.

Miracolo giallonero, il Borussia ha la sua rivincita: fallimento PSG

Nondimeno, il PSG ha rischiato svariate volte lo 0-2, attaccando altissimo e in maniera disordinata, con la logica conseguenza di scoprirsi ed esporsi alle affilate ripartenze orchestrate da Brandt e Sabitzer. La clemenza del Borussia, a un certo punto più preoccupato di difendere che di attaccare, non è stata sfruttata dai transalpini, che hanno riscontrato particolari difficoltà nell’attacco dell’area avversaria, prodigandosi perlopiù in tentativi dalla distanza.

Il palo di Nuno Mendes e la traversa di Vitinha sono arrivati a seguito di due tiri giunti da 20 metri. Più che sfortuna, appare più coerente parlare di disperazione e mancanza di un piano B. Ancora una volta, Luis Enrique si è trovato in difficoltà per ciò che riguarda la scelta del centravanti. Goncalo Ramos, mal servito, ha avuto una sola opportunità, per essere poi fagocitato dai guardiani del Borussia.

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Con la zona centrale densamente popolata, il PSG si è giocato la carta dei cross, comodamente preda di Hummels e Schlotterbeck. La vigoria francese, per la verità mai convincente, nonostante i proclami della vigilia, non hanno prodotto il risultato sperato. Epilogo in fin dei conti giusto, dove, esattamente come in City-Real, non ha vinto la più forte ma quella meglio disposta in campo, con criteri e interpreti amalgamati nel migliore dei modi.

Mbappé assente ingiustificato

In 180′ senza nessun gol prodotto, il miglior giocatore del PSG non può essere esente da colpe. Kylian Mbappé aveva trascinato i parigini contro il Barcellona, firmando una doppietta al Montjuic, ma al cospetto di un Borussia serrato e meno ballerino dei blaugrana, il numero 7 non ha mai trovato quello spunto che spesso gli consente di diventare padrone della partita.

Miracolo giallonero, il Borussia ha la sua rivincita: fallimento PSG

E il PSG ha risentito parecchio della latitanza del suo fuoriclasse, colui che da anni ambisce di ergersi a successore di Messi e Ronaldo. Invece, sgravatosi della presenza ingombrante di Leo e Neymar, Kylian ha fallito un altro grande appuntamento. Mbappé appare alla stregua di Dr. Jeckyill e Mr. Hyde quando si tratta del dualismo club-Nazionale. Ben incartato da Terzic, che ne ha progettato una gabbia ad hoc, si è sempre trovato raddoppiato, con poco spazio per scatenare i suoi cavalli.

E in una squadra che continua comunque a vivere di individualità, la mancanza di Mbappé ha giocato un ruolo probabilmente decisivo nella doppia sfida contro il Borussia. Il transalpino ha fallito due chances clamorose ieri, vittima di una pressione probabilmente anche per uno come lui, capace di realizzare tre gol in una finale mondiale. E con la Waterloo del Parco del Principi si è definitivamente chiusa l’avventura di Kylian al PSG.

Al di là degli episodi e dei demeriti collettivi, un addio che assume una connotazione alquanto negativa, anche perché Mbappé non ha ricoperto quel ruolo di leader tanto declamato dagli addetti ai lavori, nonché dagli stessi tifosi parigini. Perlomeno a livello europeo con il proprio club, la consacrazione del 7 non è mai arrivata, esattamente come quella della sua squadra. Kylian avrà comunque la possibilità di riscattarsi, vestendo la maglia del Real Madrid, mentre il PSG dovrà affrontare un rinnovamento complicato da gestire.

La fine di un ciclo?

10 campionati, 6 coppe nazionali (una finale ancora da giocare) e 10 supercoppe di Francia. Il palmares del PSG, dall’avvento di Al Khelaifi alla presidenza, si è arricchito notevolmente. Eppure l’ossessione Champions rimane tale per un club ricco di storia e di successo, ma mai riuscito ad imporre il proprio status a livello continentale. E dopo il fallimento contro il Borussia Dortmund, la domanda che risuonerà nelle orecchie del patron sarà sempre la stessa: come risorgere?

I vari Ibrahimovic, Neymar, Messi e Mbappé non sono bastati ad alzare quella coppa, così come nemmeno gli altri campioni passati da Parigi. Il futuro di Luis Enrique, ingabbiato troppo frequentemente dalle proprie scelte, rimane incerto, così come quello dello stesso club. L’eliminazione per mano del Borussia Dortmund ha, plausibilmente, messo la pietra tombale sul ciclo del PSG. Ricchissimo di trofei, di successi, ma orfano della consacrazione. E, purtroppo, si sa: ripartire dopo un’enorme delusione rimane sempre la missione più complicata.

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