ESCLUSIVA Milan, viaggio tra i soprannomi: i sorprendenti di Pioli con Carlo Pellegatti

ESCLUSIVA con Carlo Pellegatti: riviviamo l'epoca già storica del Milan dei sorprendenti guidato da Stefano Pioli attraverso gli iconici soprannomi del celebre giornalista rossonero

Nicola Liberti
31 Min Read

La storia del Milan ripercorsa attraverso i leggendari soprannomi affibbiati da Carlo Pellegatti ai protagonisti delle varie epoche milaniste. Pellegatti, storica voce nel commento pittorico delle partite del Diavolo oltre che uomo in rappresentanza del tifo rossonero così sul piccolo schermo e così su radio e carta stampata. Il guizzo e l’estro nel dipingere e nell’inventare nomi appropriati per ogni calciatore che ha marcato la storia del club, chi in positivo, molti, chi in negativo, solamente alcuni. Oggi ripercorriamo gli anni ormai già divenuti storici del Milan dei sorprendenti di Stefano Pioli, ultimo atto dei capitoli sulla storia milanista attraverso i soprannomi di Carlo Pellegatti, ospite in ESCLUSIVA per una importante chiusa alla stagione, nonché serie di approfondimenti su passato e presente di uno dei club più gloriosi della storia del calcio: l’AC Milan.

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Paolo Maldini e Zvonimir Boban, dirigenti del Milan

Milan, Pellegatti e le origini dei sorprendenti di Pioli

Dopo che anni di tenebre hanno avvolto Milanello ma prima ancora Via Aldo Rossi, 8, Milano, sede di Casa Milan nonché head quarter del club, l’estate 2019 getta le prime schiarite sul cielo tetro della Milano rossonera, ormai cupa da un decennio. Il 28 maggio di quell’anno infatti Leonardo, all’epoca ds del club, depone armi e chiavi dei piani alti rassegnando le dimissioni dati i forti disaccordi con il neo-subentrato fondo Elliott in proprietà in merito a strategie e piani futuri. Con l’abdicare del brasiliano diviene tempo di promozioni a direttore tecnico per Uno dei fondatori della patria Paolo Maldini, stella del destino pronta a far tornare a splendere il sole su Milano, con incisi sottopelle i codici per una sontuosa, quanto inattendibile, rinascita. La rifondazione passa anche da una Milano che deve tornare a vendere moda con Zvonimir Boban in società in qualità di Chief Football Officer.

Stefano Pioli, firma con il Milan
Stefano Pioli, firma con il Milan

Rievocare i tempi andati, tuttavia, non sempre riscuote il meritevole ed atteso successo. Tant’è che l’arrivo in panchina di colui che negli ambienti meneghini passa agli annali come Il Maestro, Fiumi di Porpora Marco Giampaolo, non riesce a muovere le giuste leve né toccare i giusti tasti di un gruppo ancora acerbo e non pronto alle idee di colui che, dai più grandi, ha ricevuto l’appellativo di maestro di calcio. Nemmeno il tempo di accomodarsi nella panchina lato Sud che Giampaolo è presto invitato ad alzarsi e cedere il posto ad un nuovo allenatore. Colui che viene dall’Italia intera osteggiato come “traghettatore”, accolto con i favori, si fa per dire, del rimbalzante #out in tendenza sui principali social network, giunge al Milan tra le tenebre presto riacuitesi, accerchiato da un popolo in rivolta.

L’adunata del #PioliOut non sortisce alcun effetto su Stefano Pioli, uomo sereno ed imperturbabile al comando di un undici allo sbando. Gli elementi del disastro d’autore sembrano radunarsi d’un tratto internamente alla circonvallazione milanese, pronte all’affossamento definitivo di un club in evidente declino. Ma se la storia insegna che “Dopo Istanbul c’è sempre Atene“, la stessa ha più volte ribadito come il Diavolo non muoia mai.

Atalanta-Milan 5-0 22 dicembre 2019
Atalanta-Milan 5-0, 22 dicembre 2019

Milan, Pellegatti e l’alba di una nuova era

È il 20 ottobre 2019 quando Stefano Pioli siede per la prima volta sulla panchina di San Siro, o meglio la prima dopo lungo tempo e trascorsi infelici dall’altra sponda della città di Milano. La partita contro il Lecce di quel giorno inaugura infatti un’avventura che non sembra poter e dover portare quella squadra lontano, giusto al termine dell’ennesima stagione fallimentare, in attesa di un nuovo tecnico, nuovi giocatori, nuovo progetto e rivoluzione estiva. La gara termina in un 2-2, facendone seguire una sconfitta esterna contro la Roma, al termine della quale il neoincaricato tecnico pronuncia frasi pesanti come poche cose al mondo: “Sembra che qui al Milan vincere, pareggiare o perdere non faccia alcuna differenza“. È solo in data 31 ottobre che giunge la prima vittoria della sua carriera rossonera contro la SPAL, per 1-0. Sconfitte e pareggi, intervallati da qualche vittoria qua e là, si alternano per diverso tempo, sino all’arrivo dell’ora X nella storia del Milan.

Bergamo, ore 12:30 di un terribile 22 dicembre che chiude le danze della prima metà di campionato, che dà la sosta al campionato in vista delle festività natalizie, senza parvenza di festa alcuna quell’anno per il tifo rossonero. 10, 61, 63, 72, 83. 5 rintocchi intonano la marcia funebre di una squadra al totale sbando, inerme, nel mezzo di una strada nel deserto senza più le forze per muoversi né reagire. Il Diavolo, una volta ancora, ha toccato il fondo, appare cinto alla lava del proprio habitat: l’inferno, con un tridente ad esercitar pressione e costringerli alle pareti dello stesso. Le tenebre si raddensano d’un tratto, la luce non traspare più, luce spenta, il Milan è finito. Sono giorni di lutto sportivo quelli che seguono, vissuti in un silenzio che viene rotto dal solo squillare di un telefonino.

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Zlatan Ibrahimovic, presentazione ritorno al Milan
Zlatan Ibrahimovic, presentazione ritorno al Milan

310, prefisso di Los Angeles. 310, prefisso che il cellulare di Paolo Maldini ben conosce e memorizza allo sfinimento in quei dannati giorni. Paolo chiama, Zlatan risponde: Supremacy è ufficialmente in missione per conto del Diavolo. IZ BACK. Assieme a lui sbarcano tra le tenebre, pronti a lottare per un solo raggio di luce, Simon Alta Marea Kjær e la Salamandra Saelemaekers. Il Fiore dai petali d’acciaio Ibrahimovic prende sotto la propria ala i talenti, altri restano invece fuori dalla cerchia degli eletti di sua maestà e salutano. I primi scossoni mentali alla rosa arrivano sin dalle prime uscite dello svedese, culminando poi con l’assoluto terremoto d’emozioni in quel MilanUdinese 3-2, nel segno del Sacro Fuoco di Ante Rebic.

Un Milan in leggera ripresa dal 12esimo posto dal quale Stefano Pioli l’aveva raccolto sole poche settimane addietro è costretto ad un nuovo stop. La pandemia del Covid-19 si abbatte come un flagello sull’intero pianeta, costringendo ogni aspetto della vita di chiunque ad essere bloccato, congelato, sospeso nel nulla, come in una bolla. La Lega Serie A concede il disputarsi di una partita, l’ultima prima dell’epoca più triste e rovinosa degli anni recenti. Il congelarsi delle attività umane finisce per ripercuotersi inevitabilmente anche sul mondo calcio, anche sul mondo Milan. Sono mesi di sofferenza umana prima ancora che sportiva, sono mesi nei quali il pianeta è sconvolto, sono mesi nei quali su Milanello incombe lo spettro di Ralf Rangnick: designato erede dalla stampa tutta, visto come unico uomo in grado di ricostruire dal cumulo di macerie rossonere, uomo apparentemente già incaricato di prendere le briglie di un Diavolo che ha perso la bussola.

Ivan Gazidis, ad del club, prende parola tra il malumore dei tifosi annunciando che nulla è ancora scritto, così in stagione e così sulla panchina: eventuali meriti verranno riconosciuti, ora spazio solamente al lavoro. Il tecnico nemmeno per un istante valuta l’idea di abbandonare una nave nel mare in tempesta. In quei mesi infami lavora, ricostruisce, crea ed idea. Il gruppo milanista getta le proprie radici nel mondo virtuale, l’unico non intaccato da malanni o sciagura, l’unico che permette ai ragazzi di connettersi e far nascere per la prima volta, accenni di magia.

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Milan 4-2 Juventus, 2020
Milan 4-2 Juventus, 2020

Dal Lecce a Lecce, il campionato riprende tra i fantasmi dei tifosi nell’angosciante silenzio di stadi vuoti. Il Milan vince, stravince e convince anche gli scettici. Dopo i pugliesi è la volta di Roma, SPAL e Lazio, nuovamente poi della Juventus. Quest’ultima appare in grado di far dissolvere la magia d’un gruppo rinato grazie alle due reti che le concedono il vantaggio a San Siro. L’anima, il cuore e lo spirito che ancora oggi sospingono questo gruppo emergono per la prima di tante volte in quella sera, al minuto 62. In 18 giri di orologio di straordinaria follia il Diavolo rinasce e punge quattro volte gli avversari, abbattuti da una impronosticabile rimonta vincente. Nelle successive sette gare di campionato quella squadra non perderà mai, inanellando così un totale di 12 risultati utili consecutivi: striscia nemmeno scorgibile sino a poche settimane prima.

Nel mezzo, una partita da assoluta storia negli annali rossoneri. La gara vinta a Reggio Emilia, primo segnale del destino emiliano di Pioli e dei suoi ragazzi, conosce la conferma del mister di un gruppo che presto diverrà dei sorprendenti. L’intervallo del match contro i neroverdi è infatti quello che sancisce l’ufficialità della decisione della società tutta, Stefano Pioli resta: 15 minuti che entrano di assoluto diritto nella storia del club. Da dodicesimi a sesti, dal baratro alla parziale rinascita: sul Milan albeggia e l’Europa, seppur minore, diviene un meritato dono per chi è in cerca di tornare nell’habitat che gli compete da sempre, e per sempre.

Stefano Pioli e Sandro Tonali, Milan
Stefano Pioli e Sandro Tonali, Milan

Milan, Pellegatti e la prima cavalcata di Pioli

Quella che succede ad una Milano che ha scorto in lontananza le prime luci dell’alba è un’estate di addii, acquisti e sorprese. È l’estate dei saluti definitivi dell’Etoile André Silva e Lucas Sua Maestà Paquetà, è l’estate del Jack di Cuori Bonaventura che saluta San Siro in lacrime, da solo, al centro del campo, con lo sguardo rivolto alla curva, vuota come lo stadio intero. Quella è soprattutto l’estate degli arrivi di Bagliore di Fiamma Tonali, dell’Elfo Andaluso Brahim Diaz e dei cruciali riscatti della Salamandra, Alta Marea e Sacro Fuoco, nonché dello sbarco a Milanello nel totale anonimato di Pierre Grifondoro Kalulu, terzino destro di 20 anni a cui è scaduto il contratto con il Lyon B.

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Niente colpi da capogiro, solamente idee, sostenibilità e programmazione: tre termini divenuti assoluti dogmi nella gestione Elliott e nella mente di Maldini, Massara e Moncada, le tre M dell’area tecnica d’un Milan pronto a risorgere. Una dopo l’altra le partite di campionato scorrono via rapide, così i 90 minuti così i risultati senza sconfitta alcuna. La streak di 15 partite da imbattuti, che seguono le precedenti 12 del campionato precedente, conosce una fine quando la Juventus esce vittoriosa da San Siro il 6 gennaio del 2021. Poco male, il Diavolo in vetta al campionato ora brilla e può alzare in alto il tridente, a riaprire quel varco tanto agognato tra le tenebre d’una Milano calcistica che torna a vivere. Alcune prime battute d’arresto ad una sontuosa cavalcata, però, arrivano. La leggenda mediatica del “Milan che vince grazie all’assenza dei tifosi” si infrange su Atalanta, Spezia e poi Inter. I colori rossoneri perdono smalto e lucentezza quando i rivali cittadini balzano al comando, segnando l’inizio di una gara a tappe che li coronerà poi Campioni d’Italia. I mezzi tecnici sono evidentemente differenti, ma ciò non impone ai ragazzi di Stefano Pioli una battuta d’arresto definitiva, ripartendo infatti alla conquista di una qualificazione Champions che manca ormai da troppi anni.

Fikayo Tomori, Juventus 0-3 Milan
Fikayo Tomori, Juventus 0-3 Milan

Il Milan difatti riprende singhiozzante il proprio cammino, sgambettato tuttavia da Napoli, Lazio e Sassuolo, storica bestia nera nonché più volte incubo di notti Pioliane. Cinque gare. Quattrocentocinquanta minuti. Questo quanto si frappone tra il Diavolo e l’Europa, assieme peraltro alle temibili Juventus ed Atalanta. Tra un Cialda Croccante ed una Ruota Fumante i ragazzi del tecnico rossonero fanno facile preda del Benevento all’esatto scoccare dell’ora di gioco. La seconda tappa, una delle più complesse all’orizzonte, dice Allianz Stadium. Questa non scorda nemmeno di proporre il copione delle notti magiche da Milan, delle notti delle tre reti segnate e delle zero subite. Il Folletto Andaluso Brahim Diaz, Sacro Fuoco Rebic e Joystick Tomori dividono e sfaldano la squadra di Pirlo, compromettendone apparentemente la rincorsa Champions.

Nuovamente all’ombra della Mole dopo tre soli giorni, il Diavolo porta l’inferno nella città di Torino con la goleada imposta agli avversari granata, rei di essersi trovati nel percorso che nella mente di un intero popolo avrebbe dovuto portare la squadra nuovamente a casa. 10 reti rifilate alla Torino calcistica che viene messa a ferro e fuoco per tre giorni prima di concedere l’apertura della strada verso un agile match point Champions. Il 16 maggio il Cagliari giunge a San Siro con le stigmate della vittima sacrificale, che però non ha alcuna intenzione di portarsi ulteriormente appresso. I sardi scendono in campo per essere protagonisti, riuscendo a tener fede al rispettabile copione dell’arroccarsi nella propria area. Strategia questa, che concede loro una serata da prime pagine, oltre che gettare la Milano rossonera nello sconforto e nell’assordante rimbombo di uno stadio vuoto, che per una notte torna a coprirsi di quelle tenebre che da tempo non era possibile scorgere.

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Atalanta 0-2 Milan, 23 maggio 2021
Atalanta 0-2 Milan, 23 maggio 2021

L’appuntamento con la storia, quella da tornare a scrivere, è fissato al 23 maggio 2021. Data da brividi in grado di rievocare lieti ricordi, quanto di offuscare la mente dagli incubi di quella che viene presentata come una sconfitta evitabile unicamente tramite un’impresa in quel di Bergamo. Mente fredda e cuore caldo. Il mantra del Piolismo è perfettamente incarnato dalla prestazione degli undici. La compattezza umana dei ragazzi in campo compone la testuggine rossonera che supera indenne le insidie bergamasche, avventurandosi quando serve nella trequarti avversaria. A risolvere gara e campionato è la freddezza di un Que sera Kessié implacabile dal dischetto, così in stagione così all’ex Atleti Azzurri. La pratica è sbrigata, il Milan guarda dritto negli occhi la Dea e la ipnotizza, superandola sia in campo che in campionato. Stefano Pioli chiude la stagione più entusiasmante della propria vita, sino a quel momento, al 2° posto in Serie A. Stefano Pioli chiude la stagione migliore della propria carriera centrando l’obiettivo Champions League, facendo tornare ad assaporare al Diavolo le notti europee che da troppo tempo mancavano nella Milano rossonero: il Diavolo, è finalmente Back Home.

Olivier Giroud, presentazione Milan
Olivier Giroud, presentazione Milan

Milan, Pellegatti alla base del sogno

Conquistata la qualificazione alla Champions League 2021/22, il Milan, con a capo dell’area tecnica Uno dei fondatori della patria Maldini e Massara su tutti, non smobilita né tantomeno rivoluziona. Se squadra che vince non si cambia, strategia che porta al Back Home si conferma. Prima di giungere ai conti del calciomercato in entrata, però, il club ha da sbrigare un paio di questioni interne, relative a coloro che parecchio hanno dato ma che, come evidenziato da mancata riconoscenza ed atteggiamenti, a parer proprio non hanno abbastanza ricevuto.

È il caso del Guardiano della Luna Donnarumma e di Cialda Croccante Calhanoglu, il duo che nella notte di festa del 23 maggio tiene ben salde tra le mani le chiavi di casa nuova, scongiurando dunque di vedersi dissolvere ingaggi migliori e “progetti migliori, più ambiziosi“. Se gli Europei fungono da velo utile al gioco di trattative nascoste da parte del turco, gli stessi danno il tempo al portiere azzurro di cercarsi nuova sistemazione. Il Milan, infatti, dopo una chiamata di cortesia al ragazzo per annunciare la volontà di non proseguire il percorso professionale assieme, accoglie con gioia lo sbarco a Milanello di Creed Maignan. Sulla trequarti nessun colpo astronomico, la conferma del Folletto Andaluso Brahim viene giudicata ciò che serve alla squadra per sopperire all’assenza del partente. Nelle stesse settimane arrivano le conferme lampo di Bagliore di Fiamma Tonali e Joystick Tomori, freschi di riscatto dal prestito della stagione precedente. Ad accompagnarli nel processo di rinforzo del gruppo arrivano anche Oliviero lo Sparviero Giroud, Monsignor della Casa Florenzi, Sambodromo Messias, Le Mistral BalloTouré oltre che il rientrante a casa Molosso Bakayoko.

Theo Hernandez
Theo Hernandez, difensore del Milan

Il Diavolo, pronto e deciso a scacciare in definitiva tenebre e cupezza dalla città, si schiera sotto la sapiente guida del tecnico Stefano Pioli con l’undici tipo destinato a regalare gioie e soddisfazioni alla sempre presente tifoseria rossonera. Tra i pali il solito Creed, difeso da Grifondoro Kalulu e Joystick Tomori, a più riprese alternatisi con Alta Marea Kjaer e Tempesta Solare Romagnoli. Sull’out sinistro sfrecciano Ruota Fumante Theo e Senti chi parla Leao, accompagnati dalla più conservativa controparte di destra composta da Frisbee Calabria e la Salamandra Saelemaekers. A comporre un mutevole trio di centrocampo sono Bagliore di Fiamma Tonali, lo Sceicco Bianco Bennacer, Que Sera Kessié, turnanti con il Folletto Andaluso Brahim ed Ago e Filo Krunic lungo tutto lo scorrere del calendario calcistico. Davanti l’imponenza di Ibra Supremacy deve fare i conti con un’integrità fisica carente che per lunghi tratti di campionato finisce per far cedere al Fiore dai petali d’acciaio il testimone del titolare ad Oliviero lo Sparviero.

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Zlatan Ibrahimovic, attaccante del Milan @Image Sport
Zlatan Ibrahimovic, attaccante del Milan @Image Sport

Milan, Pellegatti e i primi passi verso l’olimpo

Dodici. Come le prime partite da imbattuti prima di incappare nelle trame fiorentine a novembre. Come gli uomini costantemente in campo per il Milan, che ritrova uno dei propri elementi più importanti: la bolgia del tifo. L’inizio della cavalcata vede i rossoneri superare, tra le altre, Lazio, Roma ed Atalanta, venendo stoppati sul pari dalle sole storiche rivali Juventus ed Inter. Con l’avvento dei primi guai fisici per gran parte della rosa, però, il Diavolo pare in ginocchio a cavallo tra l’autunno e l’inverno. Fiorentina, Sassuolo, Udinese, Napoli e Spezia: cinque tappe del proprio cammino presso le quali i ragazzi di Pioli strappano un solo punto su ben quindici possibili. In aggiunta a questi, l’arrivo di febbraio vede il calendario imporre due tra i match dal coefficiente di difficoltà più alto riscontrabile lungo tutta la penisola: Juventus ed Inter, due colpi per rimanere a galla. Al termine della prima gara, all’uscita da San Siro , il tabellino recita ancora 0-0: con i bianconeri giunge un solo punto.

La partita contro l’Inter del 5 febbraio 2022 si pone come spartiacque tra la possibile gloria e la sconfitta certa, tra il nuovo ritorno di inferno e tenebre ed una testa alta, con lo sguardo fisso vesso il paradiso d’Italia. Ivan Perisic, dopo soli 38 minuti, fa ribollire il manto erboso di San Siro di ansie e timori, di bollore dato dalle pareti dell’inferno che richiamano a sé il proprio Diavolo. Ma se il terreno non lo tocchi perché prepari la planata, puoi allora permetterti due reti da Sparviero. Olivier Giroud per due volte beffa Handanovic e la difesa tutta, mettendo a segno in 180 soli secondi due tra le reti più importanti della propria carriera, nonché degli ultimi 11 anni del club. il Diavolo ribalta il biscione ed ora sì che l’inferno si fa concreto, ma per la metà opposta della città di Milano. Se i dirimpettai del Naviglio milanese vantano le tinte del cielo e della notte, queste piombano presto nella loro stagione, gettando sconforto e pressione nelle menti della rosa di Inzaghi, Simone.

Olivier Giroud
Olivier Giroud, doppietta nel derby

La chiave per risorgere nuovamente, ed aspirare al trionfo al termine dell’anno, risiede nel pacchetto difensivo che Stefano Pioli intelligentemente progetta. Creed, Joystick e Grifondoro: il trio delle meraviglie della retroguardia rossonera serra la porta da Udogie, con una rete dalla regolarità tutt’ora dubbia, ad Immobile. 568 minuti, recuperi esclusi, di imbattibilità da parte di una difesa impenetrabile che consente al Milan di operare un sorpasso dal gusto mai totalmente assaporato. Il definirsi della data della partita ancora da recuperare da parte dei rivali nella corsa allo Scudetto finisce col protrarsi nei meandri dei tribunali sportivi, peraltro per diversi mesi.

Gol Tonali
Sandro Tonali, Lazio 1-2 Milan

Milan, Pellegatti e Pioli: cinque passi verso la storia

Lazio, Fiorentina, Hellas Verona, Atalanta, Sassuolo. Cinque tappe verso la gloria, cinque passi verso la storia. Poche compagini e incontri si frappongono tra il Milan e la conquista dello Scudetto. Il Diavolo con un bonus-pareggio mai sfruttato giunge dunque al proprio unico ed atteso appuntamento con la storia: cinque partite per essere coronati Campioni d’Italia.

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Sbarcati in un Olimpico dalle sembianze di San Siro, il Milan incassa una rapida rete da Ciro Immobile al minuto 4: quella in grado di infrangere il muro cementato dalla compattezza di MaignanTomoriKalulu. Il timore ri-giunge rapido nella mente dei tifosi, i quali assaporano una volta ancora il ripiombare nell’oblio, ma non in una squadra unita e decisa a perseguire un unico obiettivo. Oliviero lo Sparviero buca la Lazio, ma questo non pare bastare quando i minuti di recupero appaiono sulla tabella luminosa. L’attacco a testa bassa misto ad un assalto d’altri tempi sembra non sortire l’effetto sperato sino a quando, come in Space Jam, Ante Sacro Fuoco Rebic, ritrova il talento nella palla di Roma per Sandro Tonali, gettata al centro dell’area di rigore. La contesa vede Ibra Supremacy svettare, la contesa vede il pallone giungere sulla punta del piede di colui che, come da letterina nell’infanzia destina a Santa Lucia, diviene il San Tonali che nella notte dell’Olimpico consegna i tre punti al Diavolo.

Esultanza Tonali, Milan
Esultanza Tonali, Milan

Stefano Pioli, giunto a quattro giornate dal termine, annuncia in conferenza stampa la vittoria dello Scudetto da parte dei tifosi del Milan, unici nell’accompagnare la squadra sino a quel punto. Ma le battaglie tricolori non sono ancora terminate, e dunque via con la Fiorentina. Altra gara al cardiopalma, altra vittoria di misura, ed altro cruciale mattoncino posto al fine del completamento della tanto agognata impresa stagionale.

Al termine di una estenuante settimana il Milan, sospinto dalle solite decine di migliaia di tifosi al proprio seguito, giunge al Bentegodi in una gara tra i fantasmi di un passato lontano ed i sogni di un futuro da scrivere. La rete di Faraoni al 38′ si frappone tra lunghi intervalli di incontrastato dominio rossonero il quale, sul gong della prima frazione di gioco sgorga nel pari dell’ormai solito Bagliore di Fiamma. Alla ripresa Tonali muta nuovamente dopo l’Olimpico, divenendo (Ales)Sandro Magno, re di Verona e non più di Macedonia. La doppietta del numero 8 di fatto concede al Diavolo la liberazione da alcune settimane di tensione, sfogate negli urli di un popolo intero in occasione dei due gol, oltre che alla conquista della Verona intera. Ad archiviare la pratica in definitiva poi, è il Monsignor della Casa Florenzi con una bordata memorabile ad infilare l’estremo difensore gialloblu.

Milan-Atalanta, coreografia San Siro
Milan-Atalanta, coreografia San Siro

Il destino di un cammino tortuoso, quanto impreziosito da anima e senso di appartenenza di squadra e tifosi che divengono un tutt’uno nel corso dei match, dice Atalanta e Sassuolo per gli ultimi passi verso il trionfo. Le stesse Atalanta e Sassuolo che tante sofferenze hanno inferto al Milan nei mesi ed anni passati. Le stesse Atalanta e Sassuolo che sono divenute fondamenta del Milan dei sorprendenti di Stefano Pioli, forgiato sulle basi del 5-0 di Bergamo e della conferma in quel di Reggio Emilia sul finire della stagione 2019/20. La legge antica di San Siro impedisce agli orobici di permeare coi propri pochi attacchi attraverso delle organizzate maglie rossonere. Di contro, tra le fila della squadra di casa, Senti chi parla Leao diviene Mozzafiato sferzando sulla fascia e tra gli avversari, consegnando anche il vantaggio ai suoi. La penultima gara è poi impreziosita da una rete da antologia del calcio di Theo Ruota Fumante Hernandez, che come d’incanto fa terra bruciata sul proprio cammino ed infila Musso dopo un coast to coast leggendario.

I giorni, ore, minuti e secondi che separano MilanAtalanta da SassuoloMilan scorrono lenti, troppo. Lenti ed inesorabili come 10 lunghi anni, come il trascorrere dei giorni che portano da Roma 2011 a Reggio Emilia 2022. Lenti ed inesorabili, secondi sgranati dalla clessidra rossonera che lentamente batte i suoi granelli roventi sul fondo. Roventi come l’ardore di un popolo dal delirio mozzato per 10 interminabili anni, il fondo come lo stesso al quale il popolo stesso è stato relegato per questi 10, lunghi, aspri e cupi anni.

Tifosi Milan a Reggio Emilia
Tifosi Milan a Reggio Emilia

I legionari, divenuti sorprendenti, di Stefano Pioli sono chiamati all’ultimo atto di una cavalcata memorabile. Contro il Sassuolo la pratica è agilmente sbrigata dallo Sparviero e dalla serenata d’addio di Que Sera Kessié. Le tenebre sono scacciate, il sole torna a splendere su Milano e Milan, l’epoca più nera è ora definitivamente superata. Tre reti in 36′ sigillano e suggellano un trionfo mai in dubbio per dei ragazzi entrati di diritto nella storia di Milan e calcio italiano, con Stefano Pioli alla guida di un gruppo straordinario, quanto…sorprendente.

Carlo Pellegatti
Carlo Pellegatti

Milan, ESCLUSIVA: Carlo Pellegatti racconta lo Scudetto dei Sorprendenti di Stefano Pioli

È stato lo Scudetto delle emozioni, del bel gioco e dei ragazzi di Stefano Pioli. Come leader della squadra individuo il modo di fare calcio, ottenuto grazie al lavoro di Stefano Pioli e dei suoi ragazzi che formano un gruppo straordinario. Di momenti straordinari me ne vengono in mente tanti, in particolare voglio ricordare il gol di Sandro Tonali davanti a 16mila tifosi a Roma contro la Lazio, un momento bollente dello Scudetto. La colonna sonora che accompagna la vittoria di questo titolo è certamente ‘Pioli is on Fire‘, coro che ha inondato le strade e gli stadi di tutta Italia“.

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