💰 Inter in bilico, Zhang nei guai: dalla Corte d’Appello all’ultimatum di Oaktree

Vacilla sempre di più la posizione di Steven Zhang, che rischia seriamente di dover abbandonare la presidenza dell'Inter: dall'ultimatum del fondo Oaktree per il risanamento del prestito alla sentenza della Corte d'Appello sul caso China Construction Bank, il boss nerazzurro è alle strette

Lorenzo Zucchiatti
16 Minuti di lettura
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Nella vita tutto è in continuo divenire, tutto può cambiare da un momento all’altro, tutto può mutare da bello a brutto e viceversa in pochi attimi, in qualsiasi campo della vita. Un assaggio di tali concetti lo sta avendo l’Inter, protagonista di una stagione che non verrà di certo ricordata per un marzo particolarmente esaltante.

Un campionato dominato, e questa era la cosa più importante, con una serie di 10 vittorie consecutive interrotta lo scorso turno con il pareggio contro il Napoli. A ciò si aggiunge la vittoria della Supercoppa Italiana, ma l’eliminazione agli ottavi di Champions League è una ferita ancora aperta che in pochi si aspettavano, contro un Atletico Madrid tosto ma battibile. L’amaro in bocca, nonostante non fosse l’obbiettivo principale, è rimasto, ma c’è di più.

A rovinare l’atmosfera c’è la situazione Zhang che, da un primo cauto ottimismo, sta precipitando in maniera sempre più seria. Di cosa parliamo? Del debito che il presidente dei nerazzurri ha nei confronti di Oaktree, in uno scenario che lo pone sempre più lontano dalla presidenza del club. La realtà, nei fatti avvenuti di recente, parla di un futuro dell’Inter sempre più incerto, con la possibilità di ritrovarsi all’improvviso con un nuovo proprietario.

L’era Suning: da Thohir a Zhang

L’addio di Moratti aveva chiuso un’era, in un periodo in cui l’Inter faticava e non poco in campo. Il periodo Thohir non viene ricordato dai tifosi come il più roseo vissuto dal club, ma nel 2016 ecco l’era Suning, azienda cinese leader nel campo degli elettrodomestici, che rileva il 68,5% delle quote per 700 milioni di euro. Il patron Jindong Zhang decide di mandare suo figlio Steven in Italia a gestire la situazione nel consiglio di amministrazione.

Con l’acquisto da Thohir delle restanti quote, viene nominato presidente dell’Inter il 26 ottobre 2018, facendo partire una rinascita anche dal punto di vista sportivo. Nel 2020/22 arriva lo scudetto con Conte alla guida, e con i 6 titoli conquistati (3 Supercoppe e 2 Coppe Italia) è dietro soltanto ad Angelo Moratti (7) e Massimo Moratti (16) per trofei conquistati. L’unico neo le due finali europee perse, di Europa League nel 2019/20 e di Champions League nel 2022/23.

Marotta e Zhang, Inter
Marotta e Zhang, Inter @Twitter

Tifosi dell’Inter che possono dunque andare fieri del lavoro svolto dal loro presidente, tanto in campo quanto dietro le quinte, ma ora la situazione non è mai stata così complicata come in questo periodo. Le mosse di Thohir stanno ora presentando il conto, con Zhang chiamato ad un vero gioco di prestigio per risanare il debito accumulato e tenersi stretto il club.

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Gli errori di Thohir: dalle infrastrutture ai Joao Mario e Kondogbia

E in effetti la situazione che si è trovato in mano la famiglia Suning non era certo delle migliori, con tanti errori commessi da Thohir che hanno dipinto una situazione finanziaria problematica. Gli investimenti fatti sulle infrastrutture erano evidentemente necessari, ma hanno creato un perdita che non è di fatto stata risanata nel tempo.

Alla base i risultati scadenti della squadra, sempre esclusa dalla Champions League e dunque priva di entrante fondamentali per rendere sostenibile il progetto. A creare il buco sono stati in particolare molti acquisti che fanno venire ancora i brividi ai tifosi dell’Inter: Joao Mario a 45 milioni, Kondogbia a 40,5, Gabigol a 30, Hernanes a 22, Jovetic a 16,5 e Shaqiri a 15. Soldi che ora a Zhang farebbero decisamente comodo.

Una situazione che a ben vedere stava già diventando preoccupante con Moratti: l’ultimo bilancio, quello del 2012/13, indicava un rosso pari a 79,9 milioni, poi peggiorata con Thohir. Va da se che, ancor prima delle questioni di campo, Zhang si è dovuto concentrare su tale situazione, cercando i risanare un debito che rischiava di portare alla deriva l’Inter.

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Steven Zhang, presidente dell'Inter - @livephotosport
Steven Zhang, presidente dell’Inter – @livephotosport

Le mosse di Zhang: dall’area commerciale alla Champions League

Il lavoro messo in atto dal presidente dell’Inter è stato encomiabile, con una strategia ben chiara per diminuire i debiti: il primo punto sono stati gli investimenti nell’area commerciale, con partnership, sponsorizzazioni e marketing anche in paesi nuovi, lontani dall’Europa. Senza dimenticare la riduzione dei costi operativi e l’aumento delle entrate da diritti televisivi e partite.

A ciò si aggiunge, chiaramente, l’attenzione rivolta alla rosa e ai risultati sportivi ottenuti, con acquisti mirati negli anni che hanno portato qualità negli interpreti: Lukaku (75 milioni), Barella (12+25), Hakimi (43), Dumfries (13,7), Onana (0), Calhanoglu (0), giusto per citarne alcuni, uniti alla cessioni di tutti quelli che erano stati flop di Thohir, da Joao Mario a Gabigol, e di alcuni top sui quali sono state fatte plusvalenze importanti.

Di pari passo, il ritorno in Champions League è stato determinante per migliorare la situazione, ed in particolare nella scorsa stagione l’Inter ha fatto un salto di qualità importante: la campagna europea ha portato nelle casse nerazzurre 90 milioni di soli diritti tv, più 100 milioni e passa dal botteghino. Se a ciò si aggiungono plusvalenze da 100,3 derivanti dalle cessioni di Lukaku e Hakimi, il dato è sorprendente.

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Il passivo ammontava dunque a 85 milioni, decisamente migliore rispetto ai 140 del 2021/22, il tutto grazie ad un lavoro ponderato di Zhang ed all’apporto costante dei tifosi, che hanno costituito una parte determinante dei guadagni della società. Tutto sistemato dunque? Non proprio, posto che il presidente dell’Inter si trova ad affrontare la situazione più spinosa da quando è al comando del club.

Zhang e il prestito di Oaktree: il 20 maggio si avvicina

Cominciamo dalla prima delle due questioni, quella che coinvolge direttamente l’Inter. Il Coronavirus è stata una mazzata tanto a livello di salute e morale per il popolo italiano e non, quanto a livello finanziario per negozi, aziende e società. Ciò non ha risparmiato il calcio e la Beneamata, che, complice anche il crollo del settore immobiliare cinese ei limiti agli investimenti imposto dal governo, si è ritrovata tra le mani uno scenario preoccupante, che necessitava un aiuto esterno.

Zhang, presidente dell'Inter
Zhang, presidente dell’Inter*

Nel maggio 2021 Zhang ottiene un prestito di 275 milioni dal fondo statunitense Oaktree, mettendo di fatto in pegno le azioni della società. La conseguenza è semplice: se l’Inter non paga il club passa al creditore. Uno scenario che il giovane numero uno nerazzurro vuole evitare a tutti i costi, avendo ribadito a più riprese la sua volontà di non interrompere il proprio rapporto con la città di Milano.

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Tutto bello a parole, ma i fatti dicono che risanare tale debito è al momento utopia pura. Quei famosi 275 milioni, con il tasso d’interesse applicato, hanno raggiunto quota 375, soldi che Zhang non può permettersi di tirar fuori in questo momento. In tale contesto, la pressione del gong che decreterà la fine dei giochi: il 20 maggio si avvicina, e superata quella data senza novità l’Inter sarà di Oaktree.

Zhang trema, chiesto un anno extra: la risposta di Oaktree

Di fronte a tale scenario decisamente preoccupante, quali sono le opzioni sul tavolo? Va da se che risanare il debito sarebbe semplice e risolutorio, ma anche la possibilità più remota al momento. In virtù dei progressi che l’Inter sta facendo in quanto a diminuzione del debito, Zhang avrebbe chiesto un anno extra, di proroga per così dire, per prendere tempo e cercare una soluzione.

Ad Oaktree verrebbe garantito un tasso d’interesse non più del 12% ma del 15%, per invogliarlo ad accettare, ma l’impressione è che serva molto di più di qualche piccolo vantaggio per sbloccare la situazione. Per quanto ci siano stati dei miglioramenti in questi ultimi anni, le perdite restano (bilancio a -85,5), l’indebitamento lordo è a 807 milioni di euro e dunque il fondo americano non è convinto di voler dare ai nerazzurri un’altra chance.

I soldi o l’Inter, non sembrano esserci alternative, almeno per il momento. Va da se che a quel punto Oaktree, subentrata a Zhang, dovrebbe decidere che farsene del club, se prendere in mano le redini della situazione e gestirla, con Marotta punto fermo a dirigere la parte sportiva della società, o cercare subito un nuovo acquirente. Qualche precedente o facsimile c’è.

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L’Inter come il Milan, Marotta come Galliani

Zhang ha dato mandato a Goldman Sachs e Raine Group di individuare almeno due fondi che possano saldare questo debito, di fatto iniziandone un altro ma guadagnando del tempo prezioso per continuare il tentativo di risanare l’Inter. Un qualcosa di molto difficile vista la scadenza al 20 maggio, e l’ipotesi che Oaktree rilevi la società è alta.

Beppe Marotta, Inter
Beppe Marotta, Inter @Livephotosport

Un po’ come successe al Milan, quando il fondo Elliot prese il comando del club dopo che il proprietario Li Yonghong non poteva saldare i debiti, mantenendone il controllo fino al passaggio qualche tempo fa a RedBird. La certezza in casa Inter sarebbe costituita da Marotta che, come per Galliani al Monza, ora che i figli di Berlusconi sono in cerca di acquirenti, rimarrebbe un caposaldo dell’area tecnica da cui ripartire.

Certo, è giusto sottolineare però che, proprio nella giornata di oggi, sono arrivate dichiarazioni eloquenti di Marotta su quello che sarà il suo futuro, che sarà lontano dall’Inter fra non molto: “Fra due anni, quando terminerà il mio contratto con l’Inter, mi occuperò solo dei giovani. Il settore giovanile è il patrimonio più grande di una società, soprattutto dal punto di vista umano. Lo sport per i giovani dovrebbe essere gratuito, si riuscirebbero a coinvolgere anche le famiglie povere, quelle in cui nascono i campioni“.

A parte questo, di tutta questa storia se ne saprà di più ad aprile, mese decisivo per le sorti dell’Inter, che dopo due anni di ritorno in campo ai grandi palcoscenici tanto italiani quanti europei, vede molte incognite nel proprio futuro. L’attaccamento al club di Zhang non è mai mancato, così come il sostegno del popolo nerazzurro, che si prepara ad un nuovo ribaltone societario.

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Altri guai per Zhang: la Corte d’Appello dà ragione ai creditori

Ma tutto il grottesco episodio con Oaktree non è l’unica gatta da pelare che il numero uno dei nerazzurri si ritrova a dover affrontare. Altri guai attendono Zhang all’orizzonte, che rischiano di condizionare indirettamente anche l’Inter, seppur estranea a questo procedimento parallelo. Nel 2022 la China Construction Bank vinceva una causa con sentenza emessa dal Tribunale di prima istanza della Corte Suprema della Regione Amministrativa Speciale di Hong Kong.

A Zhang veniva riconosciuto un debito di 255 milioni che, con gli interessi, aumentava la cifra da restituire a 320 milioni. La svolta però in questi giorni, con la Corte d’Appello civile di Milano che ha dichiarato “sussistenti i requisiti per il riconoscimento in Italia della sentenza pronunciata dal Tribunale di Hong Kong, nonostante la difesa del presidente dell’Inter avesse provato a far emergere “macroscopiche anomalie” presenti in essa.

Steven Zhang, presidente dell'Inter
Steven Zhang, presidente dell’Inter @Twitter

Come detto, non una faccenda che coinvolge direttamente la Beneamata, ma che potrebbe colpirla indirettamente, gettando su Zhang un’altra gatta da pelare che complica il risanamento del debito con Oaktree. Il dettaglio che riguarderebbe l’Inter è essenzialmente uno.

Nessun bene aggredibile? Chiesto lo stipendio di Zhang

Lo scopo della China Construction Bank con questo procedimento è quello di rifarsi sul patrimonio del boss nerazzurro, ma c’è un problema. In Italia non ci sono beni aggredibili riconducibili a lui, e dunque non resta che una soluzione sola: è stato chiesto al giudice l’annullamento di un verbale del cda dell’Inter con cui era stato dato l’ok a non versare alcuna retribuzione o emolumento al presidente.

Lo scopo è chiaro: aggredire lo stipendio di Zhang per poterlo pignorare e avere qualcosa per rientrare del credito in essere. Un qualcosa che renderebbe ancora più difficile lo scopo massimo del proprietario di Suning, ovvero quello di risanare il debito con Oaktree e riuscire nell’intento di tenersi stretta l’Inter.

Due cose sono certe in questo mare magnum di dubbi e perplessità: la prima è che il club nerazzurro è al momento in balia degli eventi, diviso tra uno Zhang desideroso più che mai di rimanere in sella ed Oaktree che vuole chiudere la questione, o con il cash o con l’Inter; la seconda è che aprile darà le risposte tanto attese, con i tifosi della Beneamata con il fiato sospeso ancora per qualche settimana.

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