Festival di Cannes, Nanni Moretti racconta sé stesso ne: Il Sol dell’Avvenire

Al prossimo Festival di Cannes con "Il sol dell'avvenire", Nanni Moretti celebra la fine della sua prima giovinezza e mette in scena sé stesso e la sua vita

Rachele Carosi
2 Minuti di lettura

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Per un genio del cinema come lui il tempo sembrerebbe non trascorrere mai. Così, il regista Nanni Moretti attende l’uscita del suo ultimo film intitolato Il Sol dell’Avvenire che racconta, attraverso l’alternarsi di due piani narrativi, la storia di Giovanni, anch’egli regista. A fare da cornice sono gli eventi che il protagonista ripercorre, accompagnato dalla voce di un imperdibile Silvio Orlando, sulla storia del PCI, il Partito Comunista Italiano, all’epoca dell’invasione sovietica in Ungheria.

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Il film assume tinte decisamente più malinconiche e nostalgiche quando il protagonista Giovanni racconta la sua vita famigliare vissuta al fianco di una moglie, interpretata da Margherita Buy, che dopo ben 40 anni di matrimonio non riesce più a sopportare e di una figlia, nelle vesti di Valentina Romani, perdutamente innamorata di un ambasciatore polacco 80enne. Due piani narrativi che si incontrano e scontrano in perfetto stile “morettiano“.

“Il Sol dell’Avvenire”: il cinema attraverso gli occhi di Nanni Moretti

I miei film sono tutti personali“. Con queste parole, il regista Nanni Moretti commenta, come riportato da ANSA, la storia nelle storie che Il Sol dell’Avvenire racconta al proprio pubblico. Un film, in uscita il prossimo 20 aprile al cinema, che ha visto la collaborazione tra il regista di Brunico, Margherita Buy, nelle vesti della moglie del protagonista Giovanni, un’impeccabile Silvio Orlando, leader del PCI e sua moglie Vera, interpretata da Barbora Bobulova.

Nanni Moretti*
Nanni Moretti*

Un marito e un regista, queste le due vesti intrecciate che Nanni Moretti indossa nel suo ultimo film, in concorso al Festival di Cannes e in uscita al cinema il prossimo 20 aprile, intitolato Il Sol dell’Avvenire. Un racconto nostalgico e a tratti malinconico che si snoda sullo sfondo dell’invasione sovietica in Ungheria ma che conosce anche momenti di esilarante divertimento e di autoironia. La stessa che da sempre contraddistingue il cinema dell’eterno giovane Nanni.

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