De Rossi, la Roma e il calcio prima di tutto

Dopo la furia di Mourinho e i risultati scadenti di questo avvio di stagione, la palla passa a De Rossi: priorità alla Roma e al calcio come ingredienti per uscire dal periodo più buio

Luca Vano
5 Minuti di lettura
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Le sue parole al momento dell’addio in un Olimpico gremito sono ancora ferme nelle orecchie dei presenti, ma maledettamente riciclabili anche per la situazione attuale: “Ora il regalo più grande che potete farmi è mettere da parte la rabbia e, tutti uniti, ricominciare a soffiare per l’unica cosa che ci sta a cuore. La cosa che viene prima di tutto e tutti: la Roma”. Daniele De Rossi ci ha sempre abituato, in campo e davanti ai microfoni, ad arrivare prima di tutti e leggere quello che di lì a poco sarebbe capitato.

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Tuttavia, un’occasione del genere sarebbe stata impensabile anche per uno con la sua visione. Dal sogno di allenare la Roma, espresso in un’intervista nella sua Ostia nel 2017, alla chance di renderlo realtà “soltanto” sette anni dopo. Raccogliere l’eredità di un gigante come Mourinho spaventerebbe anche il condottiero più esperto, ma la poca affinità al ruolo di mister in Serie A potrebbe, paradossalmente, alleggerire il carico sulle spalle di DDR. Anche perché l’amore che José ha conquistato in quasi tre anni, lui lo porta con sé già da decenni.

E allora bando alle ciance, non ci sono dichiarazioni ad effetto da fare. Nessuno slogan da pronunciare, nessuna gerarchia da stravolgere: De Rossi vive l’ufficialità con emozione, come ha ammesso, ma tale elettricità lascerà spazio molto presto al freddo calcolo. D’altronde, c’è una stagione da salvare. Un’annata che chi lo ha preceduto ha concluso anzitempo, non totalmente per colpa sua, ma contribuendo attivamente al rendimento peggiore della Roma in Serie A dal 2002/03.

Mourinho e Dybala, Roma
Mourinho e Dybala, Roma @livephotosport

Mourinho, un agonismo divenuto limite

Di Mourinho ai tifosi resterà “un trofeo e mezzo” come ricordo, diversi successi alla Davide contro Golia – in Europa più che in Serie A – nessun ritorno in Champions League, uno stadio sempre pieno e soprattutto un clima che era diventato totalmente esplosivo. Entrare all’Olimpico, in costante sold out, è significato finora lanciarsi nella fossa dei leoni, agitati dal domatore a bordo campo che nella furia del momento spesso finiva col vedere rosso. E con lui, i suoi collaboratori. E con loro, i calciatori in campo. Devoti sì alla causa ma più all’allenatore che alla maglia, schiavi involontari di un gioco di tensioni che, se non accompagnato dai risultati, genera nervosismo e brutte figure.

Il clima furioso della Roma in casa, non replicato fuori dalle mura amiche, ha cominciato con l’essere amico di Pellegrini, Mancini e compagni finendo, dopo due anni e mezzo, a diventare quasi un limite. Ciò perché, in assenza di principi di gioco da esprimere o di interpreti all’altezza – causa mercato, infortuni e squalifiche – si finisce per riversare la rabbia agonistica sulla protesta, sul fallo, sui microfoni a fine gara. Dimenticandosi di ciò che ora De Rossi ha il compito di riportare al centro del villaggio: il calcio.

Daniele De Rossi, nuovo allenatore della Roma
Daniele De Rossi, nuovo allenatore della Roma @Twitter

De Rossi, questione di priorità

La sfida più difficile dell’ex capitano e numero 16, sulla panchina dell’Olimpico e nel centro sportivo di Trigoria, sarà all’apparenza la più semplice. Tornare a trattare il pallone come priorità, a non spendere energie nell’arringare un popolo già di per sé carico e affettuoso, semmai oggi deluso dalla piega che la stagione ha preso. Anche a livello comunicativo non farebbe di certo male a nessuno sentir parlare di proposte, di miglioramenti dei singoli. Di analisi su ciò che è andato e non è andato, evitando di scaricare il barile altrove.

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Utopia? Soltanto il tempo saprà rispondere. Da ciò che filtra dalle brevi esperienze pregresse, De Rossi ripartirà alla Mourinho-maniera dal punto di vista dell’assetto tattico, prediligendo come lo Special One a Roma una difesa a tre. Il resto lo dirà il campo, con i match contro Salernitana e Verona a restituire un primo piccolo responso. A spingere in toto ci sarà il calore della gente: senza bisogno di esasperare il contesto, spremendosi per forza oltre le misure dello sport più bello di tutti.

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