Inter nel Tremila, Juventus limitata: lo Scudetto ha “parlato”

Luca Vano
4 Minuti di lettura
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Non è il mago a scegliere la bacchetta, ma la bacchetta a scegliere il mago. O così almeno ci ha insegnato Harry Potter, maghetto da milioni di incassi e protagonista di una carriera da predestinato ad Hogwarts. Allo stesso modo, i più attenti hanno distinto una voce nel boato finale di San Siro, dopo l’1-0 dell’Inter sulla Juventus: quella dello Scudetto.

Il Tricolore più famoso d’Italia ha “parlato” attraverso la lingua del calcio, l’unica che da sempre conosce, incoronando i dominanti nerazzurri nell’unico episodio in cui avevano bisogno di una spintarella di fortuna. L’autogol di Gatti nasce da un preciso inserimento di Pavard, ma è una serie di lisci e mancate deviazioni a spingerlo alle spalle di Szczesny. Un crudele e corto-musistico contrappasso che colpisce Allegri, il quale recrimina sul sinistro malandrino di Vlahovic e su una Juventus limitata in gran parte dal suo piano gara.

Esultanza Inter
Esultanza Inter @livephotosport

Inter dominante

Ma poi ci sono i meriti dell’Inter. Squadra vera, attenta e quadrata. Un esempio di calcio estremamente contemporaneo che se contrapposto all’arcaico rallentamento della manovra bianconera – quasi fosse gestita da Tardelli e Furino a metà anni ’80 – sembra venire dal Tremila. E invece, parafrasando Max, la spiegazione “è molto semplice”. Inzaghi ha vestito la sua Beneamata di attenzione difensiva e coraggio offensivo, maggiorando il numero di stelle a sua disposizione.

Sebbene sia a caccia della seconda sulla maglia, infatti, si è ampliata non poco la costellazione nerazzurra in campo. Nella serata più marginale di Lautaro, Thuram carica le ripartenze sulle sue spalle offrendo un’altra encomiabile prova. Ma più di tutti, anche di un Acerbi che dovrà estrarre Vlah0vic dal taschino non appena rientrato a casa, a spiccare è stato Calhanoglu. Non si registrano errori dalle sue parti, virtù che per osmosi passa a Barella e Mkhitaryan. Dominando così la linea mediana spenta della Juventus.

Lautaro Martinez, Inter
Lautaro Martinez, Inter @livephotosport

Signora Vecchia

La Vecchia Signora diventa Signora Vecchia, si riscopre anziana e superata, e compie due passi indietro scivolando nell’incertezza dopo i primi preoccupanti segnali nel pari con l’Empoli. Lo fa rammaricandosi di un controllo mancato da Vlahovic, di un tiro sbilenco di Kostic che non trova deviazioni e di un destro di Gatti uscito di poco. Poco, appunto, come ciò che nel complesso la Juve ha prodotto: cosa salvare? Szczesny. Uomo da blindare e su cui edificare la nuova Chiesa. Non il Federico di San Siro, però, subentrato e lontano dalla condizione migliore.

In attesa del suo ritorno a pieno regime, Allegri spera di ritrovare anche il miglior Rabiot, risollevare uno spento Locatelli mentre si rincuora per la continuità di Cambiaso, Danilo e McKennie. C’è poco da salvare a San Siro dal punto di vista strettamente tecnico, mentre si tenterà di tenere saldo quello mentale. Il Milan alle spalle inizia a respirare fortissimo e l’Inter ha inserito la marcia Scudetto. E non ha nessuna intenzione di fermarsi.

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