La Roma non fa male, Mourinho fa autogol

Luca Vano
5 Minuti di lettura
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Come un animale enorme, scegliete voi quale, che ruggisce, abbaia, fa rumore. Ma non morde. Che gonfia il petto, ma senza colpo ferire. Una bestia che nel momento di azzannare la preda si ricorda di avere ancora gli arti incatenati. Così è la Roma, e non solo nel derby di Coppa Italia contro la Lazio. Servono più di 80 minuti agli uomini di Mourinho per impensierire Mandas, sostituto dell’influenzato Provedel, e per sfiorare il gol del mercoledì con una rovesciata di Lukaku. Fino ad allora zero, come i gol segnati nei 90′: encefalogramma piatto.

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E non può essere solo un caso se alla fine della gara i ricordi dei tifosi giallorossi si legano solo al rosso di Azmoun o a quello di Pedro, o di Mancini. O le speranze di alcuni si aggrappano addirittura ad un improbabile successo a tavolino per la bottiglia lanciata alle spalle di Bove, dagli spalti – sia chiaro, gesto assolutamente da condannare. Succede perché non hanno un’occasione su cui recriminare: i tifosi della Roma non riescono più nemmeno a piangere sul latte versato. Proprio perché il cartone rimane direttamente sigillato in frigo.

Felipe Anderson e Paredes
Felipe Anderson e Paredes @LPS

La Lazio vola, José recrimina

E allora è fisiologico che gli applausi, meritati, se lo prenda tutti la Lazio. Squadra dormiente a inizio anno, ma oggi unica italiana contemporaneamente in Coppa Italia e Champions League. Nonché in corsa per un altro trofeo con cui ha un buon rapporto, la Supercoppa che proverà a portare via a fine mese nell’inedita formula in Arabia Saudita. E la Roma? Nel cuore del tifo social si recrimina ancora, anche se a ragione evidente, sulle scellerate scelte di Taylor mentre ci si crogiola, nei giorni più sereni, avvolti nella calda coperta del successo in Conference League di due anni fa.

Un continuo tuffo nel passato che non fa bene al futuro, in primis allo stesso Mourinho che utilizza metà intervista post gara per definire il fallo di Huijsen prima un errore d’inesperienza, poi un rigore che si dà solo “nei tempi moderni”. Un clamoroso autogol poiché il discorso si sposta essenzialmente su una sola critica: gli esterni che non crossano. Sacrosanta, ma lo Special One è troppo esperto per pensare che tutti i problemi della Roma nascano e muoiano sulle corsie.

Mancini, Roma
Mancini, Roma @LPS

Lazio-Roma, De Scisciolo tuona: “Il male? Mourinho”

E allora per ampliare il quadro delle opinioni, abbiamo chiesto una mano ad una vecchia conoscenza del nostro giornale. Così, sul recente derby Lazio-Roma, si esprime l’ex giornalista di FootballNews24 Emanuele De Scisciolo: “La Roma ha undici calciatori largamente superiori rispetto a quelli della Lazio, che aveva a casa Immobile e Luis Alberto. E ha perso il vantaggio della superiorità tecnica a causa di un gioco totalmente assente. La formazione giallorossa non ha mai calciato in porta, tranne il piattone di Pellegrini da lontanissimo”.

Ma a cosa è dovuta la fatica a produrre occasioni? “La mancanza di gioco non è colpa di Tiago Pinto, che ha fatto un grande mercato: Dybala e Lukaku hanno giocato tutto il primo tempo del derby, non è mai arrivato alcun pericolo per la Lazio. Una squadra che gioca a calcio con quei giocatori, di norma, crea chances. Il problema è dunque Mourinho, che non mette i giocatori nelle condizioni di rendere. Pertanto, non va confermato.

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De Scisciolo conclude: “Tale apatia di gioco si accentua sempre all’interno dei big match. Fa eccezione il Napoli, unica formazione big ad essere più in crisi esistenziale rispetto a questa Roma. Pertanto, Mourinho non va confermato e concordo con i Friedkin che prendono tempo. Lo Special One è un grande comunicatore, da quando c’è lui lo stadio è sempre sold out. Ma continuando così, non si portano i trofei a casa: se si vuole tornare a riempire la bacheca e non solo l’Olimpico, dev’esserci l’addio a fine stagione”.

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