Il cuore e il nuovo allenatore non sono bastati. La Lazio dice addio alla Champions, dopo aver rimesso in piedi la classifica ma senza, in fondo, crederci a pieno. E puntualmente è arrivata la mazzata, all’U-Power Stadium, dove il Monza ha trovato il definitivo e meritato 2-2 in pieno recupero, neutralizzando gli sforzi dei capitolini e facendo calare il sipario su una stagione travagliata.
Nemmeno il taumaturgo Tudor è riuscito a mettere le mani su un obiettivo complicato ma reso possibile dalla striscia biancoceleste. Difatti, la Lazio aveva avuto modo, pur fra mille difficoltà mentale, di rimettersi in piena corsa per la Champions, salvo poi vanificare tutto all’U-Power Stadium.
Nervosismo ed egoismo
Fra le note stonate di ieri era, rientra sicuramente il nervosismo, che ha impedito ai capitolini di conservare una certa fluidità e integrità tattica, obbligando il tecnico croato a mettere mani al proprio scacchiere. La Lazio ha sostituito Zaccagni dopo solamente mezz’ora, con Tudor che ha voluto evitare un’inferiorità numerica complicata da reggere per oltre un tempo. Cambio discusso ma quanto mai lungimirante.
Il nervosismo laziale si è manifestato anche nei 7 gialli collezionati dagli ospiti a fine partita, con i subentrati incapaci di soddisfare le richieste del mister, eccezion fatta per Vecino, sempre presente quando si tratta di tappare i buchi e mettere in campo l’anima. Oltre a ciò, Tudor ha dovuto fare i conti anche con l’insofferenza di due senatori come Luis Alberto e Zaccagni, in aperta polemica al momento della sostituzione, segnale evidente di un certo egoismo di fondo, in cui l’ego personale prevarica l’interesse collettivo.
Di fronte a un tale contesto, l’unica mossa nelle corde della Lazio è quella di resettare, per voltare pagina e preparare una stagione totalmente diversa da quella che sta volgendo al termine. Un’annata al di sotto delle aspettative, con una Champions balbettante e una continuità di risultati mai trovata. È inevitabile pensare a una rivoluzione in toto durante l’estate, presumibilmente con Tudor in panchina.