Salernitana-Lecce, l’analisi tattica: ricerca del bel gioco e ripartenze

Il match di Salerno vede trionfare per la prima volta in questa Serie A il Lecce di Baroni, che sconfigge la Salernitana per 1-2

Mattia Gruppioni
6 Minuti di lettura
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Venerdì 16 Settembre all’Arechi di Salerno è andato in scena un vero e proprio scontro diretto per la salvezza. Salernitana e Lecce si sono infatti affrontate nell’anticipo della settima giornata di Serie A, terminato 1-2. Le premesse per assistere ad una gara combattuta, ricca di agonismo e con la possibilità di vedere diversi gol c’erano tutte, ed in parte sono state mantenute. I padroni di casa si presentavano alla partita dopo il pareggio in casa Juventus, mentre gli ospiti erano alla ricerca della prima vittoria in campionato. Il tecnico granata Nicola decide di schierare nel 3-5-2 dal primo minuto Krzysztof Piatek, lanciando Daniliuc in mezzo alla difesa e risparmiando Bonazzoli. Dall’altra parte Del Rosso – vice di Baroni – nel 4-3-3 opta per Gonzalez e Askildsen mezz’ali, mentre davanti tocca a Ceesay. Panchina iniziale per Strefezza.

Salernitana, Nicola si affida al gioco: qualcosa sta cambiando

La partita dell’Arechi conferma quanto di positivo visto ed apprezzato nelle precedenti partite della squadra di Nicola. La Salernitana viaggia forte, fa dell’intensità e della ricerca di ritmo due dei suoi tanti diktat tecnico-tattici: ma soprattutto, ancor di più rispetto alla passata stagione, va alla ricerca del risultato pieno tramite una buona mole di gioco. I granata puntano sulla qualità e sulla corsa degli esterni di centrocampo, quindi Candreva e Mazzocchi diventano fondamentali all’interno della gara. Per loro, durante il match col Lecce, rispettivamente tre e due key passes, col secondo leggermente però più timido del primo in fase offensiva.

La scelta che sorprende, da un certo punto di vista, è quella relativa al compagno d’attacco di Dia. Nicola getta nella mischia Piatek e non Bonazzoli, probabilmente per rispondere alla ricerca di verticalità tipica dei salentini e non volendo quindi dare punti di riferimento ai centrali giallorossi. La scelta è interessante. Il polacco non tocca molti palloni, ma ha sul piede destro l’occasione più ghiotta della gara, dove è strepitoso l’intervento di Falcone.

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A proposito di palloni toccati, riguardo il match col Lecce, è preoccupante il dato relativo a quelli persi. Basti pensare che il regista Maggiore perde 13 volte il possesso nei 90′ giocati, mentre non fanno meglio sia Candreva (19) che Mazzocchi (9). Qualche passo indietro rispetto alle precedenti partite, appunto: il gol segnato nasce da un infortunio tecnico di Gonzalez e l’unica grande occasione – sebbene i granata abbiano avuto quasi sempre il pallino del gioco in mano – rimane quella di Piatek. La nota positiva, nonostante il ko interno, comunque rimane: qualcosa è evidente stia cambiando. Nicola vuole improntare e plasmare una squadra votata all’attacco e non rinchiusa nella propria metà campo, capace di attaccare e contrattaccare con gioco e personalità.

Baroni, Lecce
Baroni, Lecce

Lecce, contropiede ed incisività dalla panchina: prima vittoria per Baroni

Ad una squadra che gioca e fa del palleggio il proprio mantra, risponde una squadra che attacca come poche altre in campionato la profondità. Il Lecce colpisce e porta a casa tre punti fondamentali, giocando una partita gagliarda e, nonostante il rocambolesco gol subito, forte dal punto di vista emotivo e caratteriale. Di Francesco e Banda sono chiamati ad impensierire i braccetti della linea a tre della Salernitana. Il primo sfrutta male i palloni capitati ed occupa non sempre in modo ottimale lo spazio sull’out di destra – 72% passaggi riusciti, ma pochi uno contro uno vinti e tentati. Dall’altra parte Banda, che salta l’avversario solo due volte su sei tentativi, ha comunque il merito di impensierire Bronn e tenere basso Candreva. 88% passaggi riusciti e tanti contrasti per lui.

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In mezzo al campo, autogol a parte, Gonzalez gioca una partita ordinata, di spessore tattico, così come Askildsen, mentre la palla di Hjulmand per Ceesay è provata e riprovata in allenamento. La palla sanguinosamente persa da Mazzocchi si trasforma presto in assist da parte del danese per il momentaneo vantaggio salentino. L’attaccante è maestro nell’attaccare lo spazio e l’area di rigore: dopo il gol all’esordio con l’Inter e l’assist per Gonzalez nel pari col Monza, segna un gol dei suoi anche a Salerno. Il Lecce si appoggia a lui, lui risponde presente: quattro conclusioni verso lo specchio della porta, tanta corsa e tanta partecipazione alla manovra (43 tocchi).

Entra e spacca la partita con una giocata delle sue. Strefezza si garantisce il premio di MVP del match solo per l’importanza e la bellezza del gol segnato. Gioca solo 12′, ma risulta essere decisivo e spiega dunque l’hype riposto in lui dalla piazza. Difficile dire ad ora quale sia il tridente titolare del Lecce – dove hanno segnato sia Cessay che Colombo – viste le prestazioni dello stesso italo-brasiliano e di Banda, ma è certo che la fantasia che portano i tre davanti poche altre squadre possono permettersela. La salvezza del Lecce di Baroni passa per partite come quelle di Salerno: solidità difensiva, voglia di contropiede e convinzione dalla panchina.

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