Sarri, un addio annunciato: Lotito impatta contro se stesso

Le dimissioni di Maurizio Sarri da tecnico della Lazio sono arrivate come un fulmine, ma non a ciel sereno: le nuvole attorno alla sua figura erano già cariche, alimentate da un rapporto irrecuperabile con Lotito e i senatori dello spogliatoio

Luca Vano
3 Minuti di lettura
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Inattese per tempistiche, non per la decisione in sé. Le dimissioni di Maurizio Sarri da allenatore della Lazio erano nell’aria da tempo, grazie alle dichiarazioni dello stesso tecnico in ripetute occasioni e alla difficoltà ormai irrecuperabile di garantirsi un ambiente di lavoro senza tensioni. “Se il problema sono io, allora mi faccio da parte” aveva detto, e con una coerenza rara per il mondo del calcio attuale ha tenuto fede alla propria promessa.

Sarri, le dimissioni partono da lontano

La scelta di dimettersi è di sicuro fuori dal tempo in un contesto in cui i contratti sono ormai la Stella Polare, a totale dimostrazione che non vi erano ormai strade alternative. Il malcontento non risale di certo all’ultima settimana, quando post eliminazione con il Bayern Sarri aveva parlato di ciclo finito alla Lazio. Riavvolgendo il nastro, i primi scricchiolii furono avvertiti già la scorsa estate, quando l’allenatore toscano avrebbe già fatto presente di voler lasciare a seguito di un mercato insufficiente.

In quell’occasione Lotito riuscì a tamponare garantendo ai biancocelesti più di qualche innesto, seppur non proprio figlio degli identikit proposti dal proprio allenatore. Con presupposti così, soltanto i risultati avrebbero potuto rappresentare un’ancora di salvataggio per la stagione della Lazio. E, infatti, con un campionato condotto anonimamente e lontano dalla zona Europa, la bolla è scoppiata nemmeno una settimana dopo l’addio alla Champions League.

Lotito, Lazio
Lotito, Lazio @livephotosport

Lotito e lo spogliatoio

Con le dimissioni di Sarri, Lotito impatta contro se stesso. In particolare, contro una tendenza a tirare acqua – nei fatti e nelle dichiarazioni – quasi esclusivamente al proprio mulino, a partire dalla discutibile scelta di non sostituire Igli Tare come ds con una figura di altrettanta esperienza e spessore. Un primo passo verso un ridimensionamento della Lazio, seconda nell’ultima stagione e con uno spogliatoio che non avrebbe supportato a sufficienza il tecnico nell’ultimo complicato periodo.

Un problema che da un lato può essere sintomo di “pancia piena” da parte di un gruppo fresco di partecipazione alla Champions League, ma che dall’altro denuda ancora una volta le difficoltà gestionali dell’allenatore toscano a livello di rapporto con i calciatori. Come accaduto, ad esempio, durante la sua avventura alla Juventus.

Ora il futuro della Lazio sarà affidato all’usato sicuro, almeno per la partita contro il Frosinone. In panchina siederà il vice di Sarri, Martusciello, che conosce già ambiente e calciatori che a loro volta non dovranno nell’immediato abituarsi a nuove metodologie di lavoro. In attesa che si diradino le nubi, sarà poi da chiarire anche la prosecuzione di carriera dell’ex allenatore di Napoli e Chelsea. Con la sensazione che – dato il colossale giro di panchine in programma per l’estate – la sua disoccupazione non durerà poi così a lungo.

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