🤔 Allegri sbatte sul Cagliari: i limiti della Juventus e un futuro nebbioso

La Juventus rimonta il Cagliari ma non convince, uscendo dall'Unipol Domus con un insoddisfacente 2-2: Allegri sempre sotto i riflettori, così come un futuro ancora tutto da decifrare

Lorenzo Ferrai
15 Minuti di lettura
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Il salvagente del ranking assicura alla Juventus la partecipazione alla prossima Champions League, con lo scontro diretto Roma-Bologna che fungerà da ulteriore aiuto per la Vecchia Signora. Nonostante questa buona notizia, i bianconeri non hanno convinto nemmeno all’Unipol Domus, fermati 2-2 da un Cagliari aggressivo e generoso, che compie un ulteriore passo verso la salvezza.

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La Vecchia Signora risorge dopo aver rischiato la debacle in più occasioni, anche se il punto conquistato non può far felici i tifosi della Juve, sempre più insofferenti e desiderosi di una ventata d’aria fresca. Stesso dicasi per una squadra a corto di idee e forza mentale, distante anni luce dalla corazzata abituata a lottare per lo Scudetto.

Signora in trappola

La vittoria contro la Fiorentina aveva ridato serenità a una Juventus che aveva smarrito sé stessa, anche se in Sardegna sono spuntati nuovamente tutti i limiti, tecnici e caratteriali, di una squadra distratta dietro e con enormi lacune a centrocampo. Le distanze troppo lunghe fra i reparti hanno esposto i bianconeri alle ripartenze fulminee di Luvumbo e Shomurodov, pericolosi in più di un’occasione.

Alcaraz, Juventus*
Carlos Alcaraz, Juventus*

Le mosse di Weah e Alcaraz, titolari a sorpresa, non hanno sortito gli effetti sperati e la Vecchia Signora è caduta nella trappola rossoblù, gestendo il possesso palla con un baricentro eccessivamente alto, lasciando le conseguenti praterie a disposizione per le folate di Luvumbo. Proprio il numero 77 è stato la vera arma in più di Ranieri. La sua velocità ha mandato in seria crisi la retroguardia bianconera, troppo alta e slabbrata.

Gatti e Bremer sono andati in totale confusione contro il peperino di Ranieri, così come Szczesny, in netto ritardo nell’azione che ha portato al rigore del momentaneo 2-0. Un freddo Yerry Mina pareva aver messo il punto esclamativo sulla gara e la parola “fine” sull’avventura bianconera di Massimiliano Allegri.

Evoluzione d’attacco

Juventus depressa, farraginosa e confusa, priva di idee e con pochissima tenuta nervosa, anche per cercare di buttare dentro il pallone di nervi, come spesso è accaduto in questa stagione. La Vecchia Signora ha mantenuto il controllo del possesso, come testimoniato dal 75% a fine partita, ma di occasioni reali nemmeno l’ombra. Una difesa solida, guidata da Mina e Dossena, protegge a dovere la porta di Scuffet, sempre sicuro in uscita.

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Dopo svariati tentennamenti, Max ha deposto il proprio orgoglio e ha gettato nella mischia tutto l’arsenale offensivo di cui disponeva. Dentro Yildiz e Milik, per una Juventus a trazione anteriore, come mai l’avevamo vista finora. Uno strano 4-2-4, con Chiesa traslato a destra, per lasciare posto all’inventiva del giovane turco nella corsia opposta. Benché il dominio territoriale dei bianconeri continuasse a essere irreale, la manovra juventina continuava a essere fine a sé stessa.

Federico Chiesa, Juventus
Federico Chiesa, Juventus @livephotosport

In queste condizioni, il Cagliari ha avuto gioco facile nel disinnescare le trame avversarie. Un impianto di gioco, di qualunque tenore, va calibrato e sperimentato, senza aspettare la situazione critica. Se la Juve non era mai stata abituata a possedere una fisionomia offensiva, il secondo tempo di ieri ha mostrato tutta la confusione tattica della Signora, oltre a quella Allegri, fortunato più che bravo a riequilibrare le sorti del match.

Vlahovic maturo

Come già accennato, la qualità offensiva della Juventus veniva bloccata dalla mancanza di sincronia e di quei meccanismi mai affinati realmente nel corso della stagione. Proprio per questo la rete che ha dimezzato lo svantaggio è arrivato su calcio piazzato e non su azione manovrata. In un buco nero di lucidità offensiva, la Vecchia Signora si è rimessa in partita con il solito Dusan Vlahovic, sempre presente nelle situazioni intricate.

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Il serbo ha trovato il 16° gol stagionale, con un’autentica magia su punizione dal limite, sfruttando la barriera imperfetta piazzata da un impietrito Scuffet. Al solito, DV9 è una delle poche note liete della serata di Cagliari, trascinatore e condottiero in una squadra oramai provata dall’andamento negativo che ha caratterizzato il girone di ritorno, dove la Juve si è spenta senza mai riaccendersi del tutto.

Il Vlahovic nervoso pare essersi definitivamente defilato per lasciare posto a un giocatore maturo, che incarna lo spirito battagliero della Juventus, molto più rispetto ai propri compagni di squadra, sviliti dall’ennesima partita che procedeva inesorabile verso i binari della sconfitta. Stavolta non c’è lo stadio ad appoggiare i bianconeri e il serbo si è fatto portavoce della volontà collettiva di agguantare il pari.

Dusan Vlahovic, Juventus
Dusan Vlahovic, Juventus @livephotosport

Missione compiuta, quando Dossena ha deviato maldestramente il traversone di Yildiz, ingannando il proprio portiere. Pochi palloni gestibili anche per Vlahovic, comunque sempre presente quando si è trattato di gestire palla e combattere, con una grinta a un’attitudine mai svanita. Il 9 si conferma, una volta di più, l’uomo imprescindibile di questa squadra, nonché una delle poche certezze a cui la Juve può appoggiarsi in situazioni complicate.

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Un ragazzo (giovane fino a un certo punto) diventato uomo. Maturo e sicuro di sé, riuscito a limare anche tutti i suoi difetti emotivi, spesso il suo tallone d’Achille negli anni precedenti. Il gol capolavoro è stata solamente una logica conseguenza del carattere messo in campo da Vlahovic, tanto che Allegri non ha voluto toglierlo, preferendo inserire Milik al posto di un evanescente Locatelli. Anche da questo piccolo particolare si intuisce il peso del guerriero Dusan.

Paracadute Coppa Italia

La Juventus artiglia il pareggio in un terreno complicato, contro una squadra capace di fermare l’Inter la scorsa giornata, rimontando uno svantaggio che appariva irrecuperabile. Nel post partita, Allegri ha parlato di “bicchiere mezzo pieno”, importante per la classifica. Solita retorica di Max, il quale oramai pare aver esaurito gli argomenti sulla mancanza di risultati che perseguita la sua Juve da tre mesi.

In termini concreti, il 2-2 dell’Unipol Domus non è da buttare via, per com’è sopraggiunto e anche perché la Vecchia Signora rimane imbattuta, pur non riuscendo a tornare al successo. Secondo pari di fila, ma terzo risultato utile consecutivo, quarto se si comprende anche il 2-0 ottenuto in Coppa Italia. È altresì da considerare lo scontro diretto Roma-Bologna, dove almeno una delle due perderà punti rispetto alla Juve.

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Massimiliano Allegri, Juventus
Massimiliano Allegri, Juventus @Twitter

Qualificazione in Champions pressoché ipotecata, dopo l’ufficialità delle cinque squadre qualificate e un gap di 12 punti sulla Lazio a cinque gare dal termine. Allegri è stato sempre chiaro sull’obiettivo, ma i tifosi non possono restare inermi dinnanzi a questa squadra accontentasi del compitino, pur con tutte le attenuanti del caso.

Viene complicato dunque etichettare la stagione della Juventus come soddisfacente in caso di accesso alla prossima Champions League, avendo abdicato alla corsa al titolo prematuramente e senza l’ombra di un trofeo, specie dopo le annate precedenti. In questo senso, Allegri ha la possibilità di mitigare un percorso peggiorato sensibilmente dopo il pari interno con l’Empoli a fine gennaio.

La Juventus è ancora in ballo per la Coppa Italia, dove Max ha tutte le carte in regola per accedere alla finale. Martedì 23 aprile, i bianconeri affronteranno il ritorno contro la Lazio, forti del 2-0 ottenuto allo Stadium, che pone Allegri nella posizione di grande favorito per l’ingresso all’ultimo atto a Roma.

Un paracadute? Più un contentino e un titolo di cui Allegri può beneficiare per “lavarsi la coscienza” ed evitare di concludere la terza annata di fila senza mai aggiudicarsi alcun trofeo. Uno storico record negativo per un allenatore nella storia della Juve. In passato, la Vecchia Signora ha attraversato diversi cicli negativi, in cui non arrivava nessun titolo a Torino.

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Gleison Bremer, Juventus
Gleison Bremer, Juventus @Twitter

Ma per ciò che riguarda la panchina, nessun allenatore è durato per più di due anni consecutivi senza arricchire la bacheca del club. Allegri rappresenterebbe un unicum, e l’unica opportunità per alleggerire i giudizi piuttosto burrascosi nei suoi confronti, è quella di sollevare la Coppa Italia, traguardo, questo sì, realmente alla portata.

Il che porta a un ulteriore quesito: la Coppa Italia basterà per una riconferma? Da alcune settimane, il percorso negativo della Juventus ha giocato un ruolo di primo piano sul futuro di Allegri, oramai sempre più lontano da Torino nonostante un altro anno di contratto che lo lega ai bianconeri.

Il pompiere Giuntoli

Allegri in o Allegri out? L’eterno dubbio amletico che canalizzerà l’attenzione alla Continassa, da qui sino al termine della stagione. La Coppa Italia rappresenterebbe una magra consolazione, poiché un trofeo da quelle parti non è mai snobbato. Allo stesso tempo però, si tratterebbe dell’unico in tre anni del secondo ciclo di Max, troppo poco per questa squadra dal DNA vincente.

Ecco dunque che il discorso va ampliato notevolmente, visto che la nuova era bianconera vede Cristiano Giuntoli come figura forte all’interno della dirigenza juventina. Un uomo dalla visione opposta rispetto a quella di Max, memore delle imprese compiute a Napoli, nonché uno dei creatori del collettivo diventato poi campione d’Italia.

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Allegri e Giuntoli
Allegri e Giuntoli, Juventus @Twitter

Nel prepartita dell’Unipol Domus, Giuntoli ha sentenziato una certa volontà societaria di proseguire assieme al livornese anche il prossimo anno. Un ruolo da pompiere preventivabile, con cui il direttore tecnico ha voluto mettere a tacere la bufera impetuosa abbattutasi sulla Juve e sul tecnico. Una rassicurazione che però non convince del tutto, e che porta a pensare a un’inversione di rotta inevitabile.

Giuntoli ha concentrato le proprie attenzioni sul bilancio societario e la necessità di far quadrare i conti, missione compiuta egregiamente, con un mercato alquanto povero, in cui la Juventus ha avuto le mani legate. Situazione non semplice, dove Allegri ha spesso agito in solitaria, orfano del consueto appoggio di una società allo sbando, rivoluzionata in seguito al caos extracalcistico.

L’arrivo di Giuntoli ha ridato serenità all’ambiente ma è altresì vero che un cambiamento di questa portata va assimilato, nonché accompagnato da un progetto valido e duraturo. Proprio ciò che sta mancando a questa Juventus, così fortemente anacronistica. Circa una settimana, John Elkann aveva parlato di anno zero per una Vecchia Signora che ha il compito di ritrovarsi, per tornare a competere per traguardi prestigiosi, che vadano ben oltre la mera qualificazione in Champions.

John Elkann
John Elkann @twitter

Proprio per questa ragione la conferma di Allegri appare lontana dall’essere la reale opzione principale per il prossimo anno, nonostante anche il mister abbia rimarcato la propria soddisfazione. Al contempo, Max ha specificato la necessità di sedersi tutti insieme intorno a un tavolo per discutere e pianificare il futuro, che ora però sembra ben poco bianco e tanto nero.

Un futuro da decifrare

Il quadro fosco in cui è immerso l’avvenire della Juventus non sembra destinato a schiarirsi in breve tempo. Allegri non è più quella garanzia che aveva rappresentato dal suo ritorno tre anni fa, anche se è pur vero che l’esperienza di Max è forse l’ingrediente migliore per non perdere la bussola. Oltretutto, il contratto del mister, con un ingaggio da 9 milioni a stagione è un ostacolo complicato da aggirare per una società che non naviga nell’oro.

Bisogna però tenere in considerazione l’andamento della Juve degli ultimi anni, lontana anni luce dallo status di top club a cui siamo abituati. In tal caso, un cambio di panchina può presentarsi come la soluzione migliore, con tutti i rischi che ne conseguirebbero. Il passaggio di testimone in un ambiente come quello bianconero può rivelarsi complicato, a maggior ragione se la richiesta è quella di vincere nell’immediato.

Kenan Yildiz, Juventus
Kenan Yildiz, Juventus @livephotosport

Obiettivo che però non è stato centrato nemmeno dall’esperto Allegri, fin troppo attaccato alle tradizioni non più attuali. Juventus che necessita dunque di una boccata d’aria fresca, per sovvertire un trend divenuto pericoloso, in particolare per elementi come Yildiz e Chiesa, mai messi realmente nelle condizioni giuste per risultare incisivi, come anche lo stesso Vlahovic, il quale ha però i numeri dalla sua.

Per cui, il cambio di panchina pur escluso da Giuntoli sembra l’ipotesi più plausibile, benché il ricco ingaggio di Allegri non giochi a favore della dirigenza. È altrettanto vero che la Juventus di Max è giunta al capolinea. Con un’eventuale conferma, la Signora rischia di vivere la quarta annata identica alle prime tre, senza nessuna gioia, tanto in Italia quanto in Europa.

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