Milan, la strategia vince la tattica: Theocrazia a San Siro

Nicola Liberti
4 Minuti di lettura
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Il Milan blinda Milano San Siro tra rischi, folate e ingegno. Il Napoli si propone, tuona, merita ma cade. La strategia vince la tattica, la qualità dei rossoneri, in libero sprigionamento, evidenzia gli errori e mette a nudo le difficoltà degli azzurri. Pioli tiene il passo, a distanza, dell’Inter; Mazzarri inciampa ancora e cola a picco al nono posto, salutando forse l’ultimo treno Champions, finendo in coda al vagone per quello dell’Europa.

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Pioli e il centrocampo: chiave di un Napoli regolato

Il riproporsi del centrocampo palleggiato, oggi eccezionalmente nei nomi di Bennacer ed Adli, risulta la chiave con cui Stefano Pioli fa proprio il match. Il tecnico con la propria scelta ha in sé il regolatore di battiti, del Milan e della partita. Il gioco dinamico che trova muove le maglie del Napoli e scardina tattica e schermatura partenopea. Attrattivo per forze e uomini, la mediana con le vesti di cabina di regia libera gli assi della propria rosa conferendo loro spazio e tempo per l’inventiva, sgorgante a più riprese.

Nel rimescolarsi della carte tattiche nel quale il Napoli si trova costretto dalla scelta strategica di Pioli, si perdono bussola e riferimenti. Theo Hernandez, alla propria serata di grazia mensile, trova costantemente spazi. Libero sgasa sulla fascia, rompe le linee interne al campo: il rombo della propria cilindrata, a piede libero in serata, risuona per Milano congiuntamente con il boato che si libera nell’aria di San Siro in occasione del gol.

La semplicità apparente nel gioco fluente è celata da una attenta strategia codificata ad hoc per trafiggere il Napoli nei propri punti deboli, nevralgici. Gabbia tuona in marcatura e conferisce sicurezza ad un reparto che ne brama da tempo; Adli attento è l’uomo delle piccole cose, tante e corrette. L’insolita coppia, unita all’immolarsi alternato dell’undici del Milan, blinda la porta, non senza patemi, e concede libertà allo sci alpino rossonero.

Milan, Theo e Leao
Milan, Theo e Leao

Theo e Leao incantano: Milan, non specchiarti

Leao da slalom, danza e inventa, crea e brilla ma è costretto nella gabbia psicologica dell’assenza da marcature, urticante colonna sonora della propria stagione da settembre. Theo in reiterate manche da discesa libera, tracotante travolge di fisico e agonismo sul binario che congiunge difesa e attacco, su catena centrale ed esterna: Spaccanapoli, condizione trascendentale, consueto contraltare a copiose manciate di blackout in annata.

Theocrazia a San Siro, il Milan è bello nei modi offensivi ma insicuro nel difendersi. Un patrimonio da proteggere quello a disposizione di Stefano Pioli, una pietra dalle stigmate del diamante, sebbene ampiamente da sgrezzare. Lampi di classe e fantasie evanescenti, troppo spesso mal concretizzati. Oggi l’estro incanta Milano, ma la difficoltà nel blindare il risultato non passa inosservata. Creatività al servizio di un Diavolo che torna a divertire ed incantare, con necessità di non perdersi nello specchiarsi in ciò.

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Un Milan bello e che balla, al ritmo della danza di Leao e sulle note del rombo di Theo Hernandez, ma che nel lavoro deve trovare armi per proteggere un patrimonio prezioso posto a serio rischio da una fase difensiva salva di sola facciata in serata. I rientri dietro aiuteranno, ma non salderanno totalmente il vuoto. La strategia vince la tattica, Pioli piega Mazzarri, un Diavolo di cachemire incanta ma la strada per conciliare classe e sicurezza è impervia sul cammino rossonero.

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