Modestie a parte

Luca Vano
5 Minuti di lettura
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Per tre venerdì di fila, la giornata di Serie A è stata aperta dalla Juventus. Nei primi due casi, i bianconeri hanno potuto accomodarsi in poltrona e guardare con tre punti in più in graduatoria qualsiasi concorrente, sia per lo Scudetto che per il posto Champions. A Monza e Napoli, però, non fa seguito il Genoa che stoppa i bianconeri di Allegri al Ferraris. In quel di Marassi finisce 1-1 con Chiesa che apre il match, richiuso ad inizio ripresa dal solito Gudmundsson.

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La Juventus, che manca il sorpasso momentaneo all’Inter, si scopre improvvisamente parte di un circolo instabile. Una serie di situazioni che esaltano in caso di vittoria finiscono, con un pari, a limitare pericolosamente il giudizio sulla Vecchia Signora. Ed Allegri per la prima volta in stagione scopre l’altra faccia del calcio pragmatico. Gli episodi si cercano e si creano, certo. Ma a casa di Gilardino il contrappasso è amaro e Madama resta vittima dell’effetto boomerang. Di fatto, al Genoa basta una sortita, ai bianconeri non ne bastano un paio verso fine gara per rimettere il muso davanti. Tuttavia, ora i tempi sono maturi per chiedersi: Juve, sei tutta qui?

Albert Gudmunsson, Genoa
Albert Gudmunsson, Genoa @livephotosport

Signora episodica

Si può davvero pensare di vincere uno Scudetto senza mostrare alcuna velleità di raddoppio, una volta andati in vantaggio? Il riassunto della Juventus è tutto qui, in quella semplicità di calcio che il proprio allenatore predica e che sbugiarda qualsiasi lavagna, dato o tastiera. Aspetti che aiutano a capire perché in campo la Signora non riesca a superare con continuità le linee avversarie, ma che di contro non servono a nulla se, in primis, non si capisce perché la reazione non parta neanche dalla pancia.

A furia di cercare l’episodio, insomma, alla Juventus si è ritorto contro in ben due occasioni. A sfidarla non è stato il Genoa ma Massa, che prima le nega un rigore per fallo di mano di Bani abbastanza evidente – non richiamato dal VAR – e poi grazia Malinovskyi, autore di un fallo molto simile a quello di Lukaku in Roma-Fiorentina. Vicende soggettive, nel merito delle quali Allegri non entra: ma non esprimendosi, praticamente, comunica benissimo il suo pensiero.

Andrea Cambiaso, Juventus
Andrea Cambiaso, Juventus @livepohtosport

Allegri, non dire nulla per dire tutto

“Massa ha arbitrato benissimo” – esordisce Max dopo precisa domanda – “non mi piace commentare episodi e fare polemica. Ricordo che circa 7 anni fa dissi soltanto che inserire la soggettività nel concetto di VAR avrebbe potuto portare problemi. Un rigore non è un fuorigioco, che tiri la linea…e modestie a parte, ripeto, lo avevo fatto notare tempo fa”. Ecco, il passaggio delle “modestie a parte” dice tutto e il contrario di tutto del nuovo-vecchio Allegri.

Ai microfoni si presenta sempre un allenatore che, in caso di vittoria, scarica tutti i meriti addosso ai calciatori della Juventus chiamandosi fuori. In campo, un tecnico che strilla ed incita ma poi quasi rifiuta l’abbraccio in panchina con Gatti, per paura che facili entusiasmi prendano il sopravvento. In allenamento, dicono i suoi calciatori, un professore molto attento a curare la fase difensiva e più fiducioso dell’exploit dei singoli per quanto riguarda quella offensiva.

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E adesso?

Se è vero che il calcio è semplice, ora appare altrettanto semplice tracciare la figura dell’Allegri a tutto tondo, in casa Juventus. Un tecnico che preferisce il profilo basso – a parole, il famoso quarto posto al posto dello Scudetto – e tende a defilare la sua figura allargando i riflettori sulla squadra. In caso di allungo dell’Inter, però, in campo domenica con la Lazio, il fioretto non basterà più. In quel momento serviranno presenza e miglioramenti dal punto di vista della produzione offensiva e dell’atteggiamento della Juventus. Modestie a parte, la caccia all’episodio potrebbe non essere più sufficiente.

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