Superlega e UEFA, trasparenza di carta: il tifoso perde sempre

Luca Vano
5 Minuti di lettura
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Non è bastata una giornata a riordinare le idee, dopo la bomba giudiziaria esplosa dalla Corte UE. UEFA e FIFA non godranno più del monopolio in termini di organizzazione di competizioni calcistiche, tanto che per loro sarà impossibile sanzionare i club che gradiranno sposare altri tornei. Ogni riferimento alla Superlega, che il 21 dicembre ha messo definitivamente il naso fuori dalla tana, è puramente voluto.

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Uno schiaffo alla superiorità di cui Ceferin si fa portavoce insieme ad Infantino ormai da mesi e che insiste a mostrare anche dopo la sentenza: “Non vedo l’ora che inizi la Superlega, sarà una competizione bellissima con due squadre”. Il riferimento ironico è a Barcellona e Real Madrid, le uniche a non averla abbandonata mai mentre a livello formale, secondo le ultime indiscrezioni, i club a non esserne usciti sarebbero molti di più. Senza addentrarci nella selva oscura definita da firme e clausole, però, occorre fermarsi e capire: dov’è la fregatura, in tutto questo?

Aleksander Ceferin, presidente UEFA
Aleksander Ceferin, presidente UEFA @livephotosport

Superlega e UEFA, i dubbi del tifoso

Da tempo si richiede a gran voce il ritorno di un calcio a misura di tifoso, sempre più accantonato e declassato a cliente puro da numerose società sportive. La ribellione si fece sentire all’alba della Superlega, soprattutto in Premier, e negli stadi durante i mesi successivi. Allo stesso modo, non sono mai mancate le critiche a UEFA e FIFA sin dai tempi di Platini e Blatter, che in Ceferin e Infantino hanno avuto due successori longevi ma in egual modo bersagliati. Per giunta sempre per lo stesso motivo, ossia l’inaccessibilità del calcio ad ogni stratificazione sociale di tifoso.

Abbonamenti massicci e spezzettati, biglietti esorbitanti e totale inginocchiamento riverente a figure quali sponsor, agenti e fonti di intrattenimento sempre più invasive con l’avvento dei social. Attenzione, sarebbe folle immaginare di sostenere il calcio con la sola forza della passione, dell’amore e dell’amicizia. Ma proprio perché siamo consci di non trovarci in un episodio dei Power Rangers, i dubbi sulle promesse della Superlega sorgono a poche ore dalla loro emissione.

Champions League
Champions League @Twitter

Superlega, come fai? Il caso diritti tv

Se è vero che UEFA e FIFA hanno monopolizzato il circuito, abusando – sentenza docet – della loro posizione predominante e non sempre operando in modo condivisibile, basti pensare al FFP, d’altro canto la nuova presunta lega di proprietà di A22 sembra uscita da un romanzo di George Orwell. Un punto in particolare trasforma la trasparenza professata dalla Superlega in un ben più opaco foglio di carta: “I tifosi potranno guardare le partite su una piattaforma gratuita”.

Ma davvero? Nessuno ha realmente spiegato al CEO Bernd Reichart che la maggior parte degli introiti di tutti i club del mondo derivano dai diritti tv? Qualora il progetto dovesse partire, di sicuro tale promessa risulterebbe la più complicata da mantenere e quella che susciterebbe maggior curiosità. Nonché attesa di fallimento da parte dei detrattori. UEFA e FIFA tirano acqua al proprio mulino e si pongono sulla riva opposta, non per questo meno paradossale: ogni occasione è buona per parlare del calcio del popolo, ma il Financial Fair Play a targhe alterne degli ultimi anni suggerisce il contrario. Così come il fianco prestato all’espansione araba nel mondo del calcio.

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Di fatto, a piangere lacrime amare è sempre il tifoso. Colui che ad oggi è costretto ad iscriversi a tre piattaforme per guardare tre partite in una settimana, oppure viaggiare in trasferta dopo aver pagato un biglietto dell’angusto settore ospiti quanto una cena da Carlo Cracco. Il limite è ampiamente stato scavalcato da anni, e questo ci consola: dopo il fondo, per Superlega, FIFA o UEFA sarà sempre più complicato continuare a scavare.

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