Milan out, ma è 7 su 7: il termometro del calcio italiano

Luca Vano
4 Minuti di lettura
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I più attenti ricorderanno che le prime grida d’allarme iniziarono nell’estate del 2014, quando la Nazionale abbandonò troppo presto il secondo Mondiale di fila. Nessuno poteva immaginarne addirittura l’assenza nei due successivi, mentre ci si interrogava su cosa a livello di settore giovanile non andava nel calcio italiano. Parallelamente, grazie a qualche colpo a parametro zero e a diverse notti magiche a livello europeo, l’Italia dei club è tornata a rompere le uova alle big d’Europa.

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In principio ci fu la Juventus, con due finali di Champions in due anni, poi l’anno scorso l’Inter che 13 anni dopo Madrid ci ha riprovato andando a sbattere contro i colossi del City. Ma è proprio la stagione 2022/23 quella che ha aperto gli occhi alle avversarie dei club nostrani in Europa, ricordandole il peso specifico e storico che le nostre maglie possiedono. L’antipasto lo ha fornito la Roma, vincendo la Conference e centrando la finale di Europa League nella stagione successiva. La Fiorentina si è arresa al 90′ con il West Ham, Milan e Napoli rispettivamente in semifinale e ai quarti di finale dell’ultima Champions: e quest’anno l’asticella è volata ancor di più verso l’alto.

Stefano Pioli, Milan
Stefano Pioli, Milan @livephotosport

Milan, rimpianto ed Europa League

A fare le spese dell’innalzamento del livello di questa stagione, in Champions League, è stato il Milan che in un girone di ferro ha comunque da recriminare su due fronti. Il primo, quello dei risultati e delle prestazioni, vista la mole di pericolosità creata nei primi due match che invece di 6 punti ne hanno portati in cascina 2, con 0 gol fatti. Il secondo, come due anni fa, riguarda il peso degli episodi arbitrali, seppur indirettamente visto il rigore farlocco di PSG-Newcastle che ha salvato Mbappe e compagni.

Ma la presenza massiccia del calcio italiano in Europa a fronte di eliminazioni di lusso altrove – come quella del Manchester United – permette a Pioli di far tremare chi, ai sedicesimi di Europa League, dovrà vedersela con il Diavolo. In ottica Champions, si è parlato troppo poco del gran lavoro della Lazio, che perde contro Simeone ma chiude con una sola sconfitta in sei gare un ottimo girone di qualificazione. Secondo posto, dunque, per la formazione di Sarri così come il Napoli che nulla ha potuto contro i giganti del Real Madrid.

Belotti e Lukaku, Roma
Belotti e Lukaku, Roma @livephotosport

Scivola l’Inter: ora si alza il livello

Paradossalmente, quella che sulla carta è la più forte e godeva del girone più semplice è la stessa che si ritrova a recriminare. L’Inter, finalista un anno fa, si è preclusa nell’ultimo match la possibilità di un sorteggio abbordabile e, pur rappresentando lo spauracchio numero uno per le prime della classe, ha ingarbugliato l’urna di Nyon con la testa forse un po’ troppo proiettata alla lotta Scudetto.

L’Italia, comunque, fa 7 su 7: a prendere l’ascensore è solo il Milan, con tre su quattro agli ottavi di Champions League. La Roma si giocherà il primo posto a distanza, ma le speranze di arrivare in vetta sono flebili anche in caso di successo con lo Sheriff. Blindato il primato dell’Atalanta, la panoramica in Conference riguarda solo la Fiorentina: Italiano vuole il primato, la qualificazione e la terza finale in Viola in due stagioni. Le ambizioni del calcio italiano sono in risalita ovunque: lunedì tocca al sorteggio, non fermiamoci sul più bello.

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