🤔 Paradosso Allegri, conta il gioco o i risultati? Juventus ad un bivio

L'eterno dilemma tra bel gioco e risultati è un tema centrale della Juventus di quest'anno: il paradosso di Allegri è l'emblema di tale dualismo, con la società che si troverà a dover decidere se ciò che sta ottenendo il tecnico, a fronte di uno spettacolo scadente, sarà sufficiente per confermarlo

Lorenzo Zucchiatti
6 Minuti di lettura
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“Si gioca per il massimo dei risultati. Se fai risultato sei bravo, se non lo fai sei meno bravo. Bisogna essere concentrati sugli obbiettivi per cui giochiamo, per cui stiamo lavorando. Questo è il momento più importante della stagione”. Così parlava Allegri prima della gara contro la Lazio, ed ora che gli vuoi dire… L’obbiettivo finale di Coppa Italia è stato raggiunto e il ritorno in Champions League è di fatto blindato.

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Un abitante di Marte in visita sulla Terra parlerebbe di stagione perfetta e di clima felice di fronte a tale scenario, eppure la realtà è ben diversa. Il come si giunge ad un obbiettivo ha la sua importanza, e l’ambiente Juventus sembra sempre più insofferente di fronte ad una squadra che arranca, non diverte e si aggrappa ad episodi e folate estemporanee dei propri giocatori migliori.

A salvare la baracca ieri all’Olimpico la zampata di un redivivo Arek Milik, che all’82’ puntella, per il momento, una panchina di Allegri sempre più traballante. Una dolce sconfitta che vale la finale di Coppa Italia, in una gara a tratti dominata dalla Lazio, soprattutto nel primo tempo, che ha però pagato un po’ di stanchezza e di poco coraggio di Tudor, che sul doppio vantaggio mette Vecino per Felipe Anderson e vede la sua squadra lasciare campo alla Juventus.

🤔 Paradosso Allegri, conta il gioco o i risultati? Juventus ad un bivio

Il paradosso di Allegri vede dunque scontrarsi il raggiungimento degli obbiettivi fissati ad inizio anno dalla società con una squadra che si esprime oggettivamente male, tanto nei singoli quanto nel collettivo, e resta da tanti anni molto lontana dallo scudetto. Difficile capire se un eventuale vittoria nella finale possa spostare gli equilibri, ma certamente la Juventus è ad un bivio, tra la possibilità di proseguire con il tecnico livornese o abbracciare l’#Allegriout.

Allegri in bilico: fra trofei e distacchi scudetto

Che in Italia il risultatismo abbiamo successo non lo scopriamo di certo oggi, ed Allegri non è non sarà l’unico esponente di questa corrente di pensiero. Le nuove leve però, da De Zerbi prima ai vari De Rossi, Gilardino, Palladino e Thiago Motta poi, stanno portando un’idea di gioco nuova, che mette al centro l’occupazione degli spazi prima ancora che il reale materiale umano a disposizione.

Alla guida della Juventus non si può certo dire che Allegri non abbia portato a casa trofei: i 5 scudetti di fila però, uniti anche alle due finali di Champions perse, non escludono il dibattito su un gioco scadente, e a ciò va aggiunto che sì gli obbiettivi della società sono stati rispettati ma, non dovesse arrivare la Coppa Italia, sarebbe il terzo anno consecutivo senza trofei. Se è costato l’esonero a Pirlo dopo un -13 dalla vetta con conquista di Supercoppa e coppa nazionale, difficile pensare ad un epilogo diverso per Allegri.

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E i distacchi dallo scudetto sono un altro tema, visto che in questo triennio la Juventus è arrivata a -16, -18 (28 con la penalizzazione) e al momento -22 dalla vetta, distanze troppo ampie per un club così prestigioso. Allegri è dunque in bilico, e la società è chiamata a riflessioni importanti: da un lato la voglia del pubblico di cambiare e vedere qualcosa di diverso, dall’altra un allenatore da 7 milioni a stagione fino al 2025.

Massimiliano Allegri, Juventus
Massimiliano Allegri, Juventus @Twitter

Incertezze e pochi punti fermi: la Juventus non è cresciuta

Un concetto molto spesso usato dal tecnico livornese nelle conferenze stampa è quello di crescita, che i singoli giocatori stanno facendo anche in queste stagioni complicate. Ma ecco il punto: al di là dei risultati che verranno ottenuti quest’anno, la Juventus non sembra essere cresciuta, nel gioco come negli interpreti. Calciatori come Miretti, Yildiz, Weah non sono stati messi nelle condizioni di alzare il loro livello per essere da Juve.

Tante incertezze a cui si aggiungono i pochi punti fermi su cui ripartire, soprattutto negli uomini di maggior spessore: Bremer ha molto mercato e potrebbe essere sacrificato, Rabiot continua a rimandare il rinnovo in attesa di altre offerte, Vlahovic e Chiesa, il cui rapporto con Allegri non è mai stato idilliaco, sembrano voler cambiare aria nel caso non ci dovesse essere un avvicendamento per quanto riguarda la guida tecnica.

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Se conti più il gioco o i risultati, al di là dell’ovvio assunto che un equilibrio tra le cose sarebbe l’ideale, è una domanda che continuerà a dividere le masse, ma una cosa appare certa agli occhi di scrive: il pubblico medio comincia a faticare ad accontentarsi del semplice “vivacchiare”, desideroso di vedere non solo un punteggio favorevole sul tabellone a fine gara, ma uno spettacolo a cui assistere come a teatro. Allegri continuerà con la sua visione come è giusto che sia, e alla Juventus spetterà l’arduo compito di decidere se ciò basta o servirà un cambio di rotta.

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