Inter, manca il colpo del K.O.: nessuna vittoria negli scontri diretti per Inzaghi

Francesco Niglio
7 Minuti di lettura
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C’era una volta l’Inter di Antonio Conte

C’era una volta l’Inter di Antonio Conte, una squadra che sembrava un blocco di granito, passava in vantaggio e difficilmente veniva ripresa. È stata una costante dello scorso campionato che ha portato i nerazzurri a vincere dopo 11 anni di digiuno lo scudetto numero 19 della storia interista. Non era solo una questione di modulo o di uomini, ma soprattutto di atteggiamento. Il tecnico leccese, come ricordato da molti suoi ex calciatori, è un martello, sta con il fiato sul collo e non accetta distrazioni e questo suo modo di fare, una volta scesi sul rettangolo verde, spesso e volentieri porta i suoi frutti.


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All’Inter di Simone Inzaghi manca il colpo del K.O.

Quest’anno l’Inter targata Simone Inzaghi è sicuramente più bella da vedere, la manovra è più ariosa e molto più offensiva. Il gioco che l’ex tecnico della Lazio proponeva in biancoceleste si sta vedendo anche a Milano, ma analizzando le partite sin qui disputate, una cosa salta all’occhio: nei 6 scontri diretti, compresa la Champions League, la Beneamata non è riuscita mai a portare a casa il bottino pieno.

La prima grande sfida della stagione è datata 15 settembre: il Real Madrid arriva al Giuseppe Meazza. I campioni d’Italia per tutti i 90 minuti danno del filo da torcere alle mererengues, andando più volte vicino al vantaggio e allenando i riflessi di Courtois, ma alla fine sono gli ospiti a gioire, siglando la rete del vantaggio all’89’ con il neo entrato Rodrygo, ammutolendo uno Stadio che dopo quasi 2 anni, si riempiva di gente per una partita europea.

Camavinga e Rodrygo (Real Madrid)
Camavinga e Rodrygo (Real Madrid)

Il 25 settembre è il turno dell’Atalanta guidata da Gian Piero Gasperini far visita ai nerazzurri. L’Inter si porta in vantaggio con una bellissima azione sull’asse Barella-Lautaro Martinez, ma l’ucraino Ruslan Malinovskyi prima e Rafa Toloi, poi, ribaltano il risultato. Gli uomini di Inzaghi riescono a pareggiarla con Dzeko, ma la sensazione è sempre quella che da un momento all’altro possa subire ancora, infatti la rete del vantaggio atalantino con Roberto Piccoli, viene annullata da un controllo VAR, dopo però che Federico Dimarco calci sulla traversa il rigore del possibile 3-2.

A metà ottobre c’è Lazio di Maurizio Sarri. All’Olimpico, Ivan Perisic porta in vantaggio gli ospiti meritatamente. La sensazione è quella di una partita in controllo totale, ma dal minuto 64, il vento cambia direzione. I padroni di casa vincono per 3-1, lasciando a bocca asciutta l’ex Simone Inzaghi. Qual è la costante? Gli errori banali nell’ultimo passaggio o a pochi metri dalla porta avversaria. Un altro big match non portato a casa è quello con la Juventus di Massimiliano Allegri. Passati in vantaggio con Edin Dzeko, i nerazzurri, dopo un’ottima gara, vengono raggiunti dal rigore di Paulo Dybala, procurato da un fallo di Dumfries appena entrato, che ha generato non poche polemiche arbitrali.

L’ultima sfida in ordine temporale è il derby di 2 giorni fa. Gli uomini di Simone Inzaghi si portano in vantaggio con l’ex Hakan Calhanoglu, che chiede ed ottiene da Lautaro Martinez la possibilità di calciare dagli 11 metri. I nerazzurri per 70 minuti si divorano almeno 4 palle gol nitidissime, compreso il penalty fallito dal Toro, ma come nelle altre partite, alla prima occasione viene punita, questa volta da Stefan de Vrij, che di testa indirizza nella sua porta una punizione calciata dalla sinistra. I rossoneri a pochi passi dal gong, vanno addirittura vicini al vantaggio, ma il destro di Alexis Saelemaekers batte sul palo e sulla respinta, Franck Kessié non riesce nel tap-in vincente.

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Duello Skriniar-Ibrahimovic in Milan-Inter @Image Sport
Duello Skriniar-Ibrahimovic in Milan-Inter @Image Sport

Il killer Instinct, questo sconosciuto

Analizzando questi incontri, l’Inter ha veramente divorato un’infinità di occasioni da rete clamorose. Se poi ci aggiungiamo che subisce quasi sempre almeno un gol, delle volte evitabili con un pizzico di attenzione in più, il concetto è presto detto. Questa leggerezza con la quale affronta le partite, ha portato i nerazzurri ai sette punti di ritardo dalle capoliste Napoli e Milan. Il migliore attacco della Serie A, fallisce gli appuntamenti importanti, soprattutto per la scarsa precisione sotto porta, imprecisione che nelle partite “non di cartello”, difficilmente si vede. Che sia un problema di personalità? Difficile dirlo anche perché l’attacco nerazzurro è guidato da Edin Dzeko che di esperienza ne ha da vendere, anche se nella sua carriera più di un gol, letteralmente mangiato, lo ha sulla coscienza.

Anche l’anno scorso, nella prima parte di campionato, la squadra di Conte subiva troppo, ma il neo tecnico del Tottenham, riuscì a trovare la quadra, giocando in maniera più accorta, sfruttando la velocità di Hakimi e Lukaku in campo aperto. Inzaghi ha un altro tipo di rosa e dovrà dare fondo a tutte le proprie qualità di allenatore, per cercare di far accrescere nel suo gruppo il killer Instinct, che in questo momento manca. La stagione è ancora molto lunga e i battistrada davanti corrono parecchio, ma se non vince gli scontri diretti, difficilmente l’Inter potrà tenersi sul petto il tricolore.

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