📞 Lazio, ora o mai più: ultima chiamata per l’Europa

Lazio che aprirà la 32ª giornata di Serie A ospitando la Salernitana all'Olimpico: ultima chiamata per i biancocelesti, che hanno l'opportunità di rientrare in corsa per l'Europa

Lorenzo Ferrai
15 Minuti di lettura

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Si è conclusa una serata europea che ha visto protagoniste le italiane. Atalanta grande protagonista, con l’incredibile 0-3 sul campo del Liverpool, mentre la Roma ha battuto il Milan nell’andata dei quarti di finale di Europa League. Ma non c’è un attimo di respiro, dal momento che la Serie A si appresta a tornare immediatamente in campo, con la 32ª giornata che verrà inaugurata da Lazio-Salernitana, di scena all’Olimpico, venerdì 12 aprile.

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Sfida delicata per Igor Tudor, con i biancocelesti scottati dalla beffa subita nel Derby della Capitale, matati dalla rete di Mancini, seguita dall’esultanza dello stesso difensore che ha indisposto non poco i sostenitori avversari. Lazio che però deve voltare pagina immediatamente, anche per la grande occasione che avranno i capitolini al cospetto di una Salernitana oramai condannata inesorabilmente alla Serie B.

Manca solo l’aritmetica a ufficializzarne la retrocessione, ma i campani sembrano aver mollato la presa. Nonostante questo, i granata hanno avuto i loro sussulti d’orgoglio, il che rende l’anticipo dell’Olimpico da non sottovalutare per una Lazio che ha ancora qualche chance di artigliare l’Europa, con il sesto distante quattro lunghezze a sette giornate dal termine.

Gianluca Mancini, Roma-Lazio
Gianluca Mancini, Roma-Lazio @Twitter

Un Derby che brucia

L’1-0 maturato all’ultimo respiro contro la Juve, aveva illuso i tifosi della Lazio, preparandoli al Derby nel migliore dei modi. Invece, la stracittadina si è rivelata nefasta, dopo due anni, costringendo Igor Tudor a ricostruire quanto di buono mostrato nei giorni precedenti. Squadra apparsa ancora spaesata e poco rodata, con diversi problemi nell’assimilazione del nuovo sistema di gioco.

Il nuovo 3-4-2-1 ha messo in campo una Lazio più equilibrata, anche se non troppo incisiva davanti, complice anche il momento negativo di Ciro Immobile, sempre più slegato dal gioco della propria squadra. Il Derby ha inoltre riesumato i limiti caratteriali dei ragazzi di Tudor, incapaci di reagire in maniera accurata alle situazioni di difficoltà.

Va precisato che le note stonate dopo la Roma vanno ricercate più sulla classifica, che sul gioco in sé, acerbo ma comunque maggiormente fluido, perlomeno rispetto all’uscita dello Stadium in Coppa Italia. Difatti, il beffardo 1-0 targato Gianluca Mancini, ha costretto la Lazio a subire il sorpasso del Napoli, scivolando così all’ottavo posto, senza riuscire ad approfittare della sconfitta dell’Atalanta a Cagliari.

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In fin dei conti, le cattive notizie arrivano dai risultati combinati della altre partite, il che può tradursi in una scossa a livello psicologico o affossare definitivamente una squadra su un altro pianeta rispetto allo scorso. La Lazio attuale differisce in primis nell’atteggiamento mentale, oltre ad apparire meno serena di quella a cui eravamo abituati.

Igor Tudor, tecnico della Lazio*
Igor Tudor, tecnico della Lazio*

Tudor ha il difficile compito di improvvisarsi psicologo, alla luce soprattutto di un Derby perso dopo due anni e tre vittorie nelle ultime quattro stracittadine. Missione tutt’altro che agevole, dati anche i nove punti di gap dalla Roma, finita dietro nel precedente torneo. La Lazio può comunque ben sperare, dato che il calendario ha deciso di venire incontro alle esigenze biancocelesti.

La Salernitana per ripartire

Prossimo round di Serie A dove la Lazio sfiderà una Salernitana affranta, nonostante il pari di nervi ottenuto in rimonta all’ultimo respiro contro il Sassuolo. I campani sono il fanalino in questo torneo e non hanno più nessuna ambizione, se non il solo scopo di conquistare il maggior numero di punti possibili e onorare l’impegno fino all’ultima giornata.

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Il carattere dei granata non è però minimamente comparabile alla qualità tecnica insita nell’organico biancoceleste. Dunque, impegno agevole per la Lazio? Sulla carta verrebbe da rispondere di sì, se guardiamo ai meri valori in campo nei due undici titolari. Poi, si sa, nel calcio nulla è scritto a priori, ma è innegabile che la Salernitana sia l’avversaria più morbida attualmente disponibile.

Questo perché tutte le altre hanno ancora ottime motivazioni per non regalare punti, oltre a non possedere il suo miglior giocatore, ovvero Boulaye Dia, oramai messo fuori rosa dopo i disordini interne fra l’attaccante e la società campana. Dunque, la Lazio non può fallire un’enorme opportunità per riaprire la corsa all’Europa, per quella che potrebbe realmente risultare l’ultima spiaggia. Dopo questo incrocio, il calendario non sarà più così benevolo.

Marusic, Lazio*
Marusic, Lazio*

L’anno zero biancoceleste

La stagione della Lazio deve ancora dare il proprio verdetto, poiché i biancocelesti non sono ancora tagliati fuori dal possibile piazzamento in Europa. Se la qualificazione in Champions appare fuori portata, con la Roma distante nove punti, l’obiettivo Europa League rimane alla portata, con la sesta posizione distante solamente quattro lunghezze.

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Rimane anche l’opzione Coppa Italia, sebbene il 2-0 subito allo Stadium nell’andata della semifinale contro la Juventus non lasci troppo spazio a scenari clamorosi. Dunque, la via maggiormente percorribile rimane il campionato, dove la Lazio non è mai riuscita a trovare quella continuità e la compattezza di squadra decantata lo scorso anno.

Dopo oltre due anni e mezzo, anche l’era di Maurizio Sarri si è esaurita, per concludersi con un brusco esonero che obbliga i biancocelesti a compiere delle riflessioni e rivedere i propri progetti futuri. Comunque vada la stagione della Lazio, i capitolini non possono ritenersi totalmente soddisfatti, anche se la percezione rimane condizionata dal secondo posto ottenuto nell’annata precedente.

Lo stesso Igor Tudor è chiamato a un miracolo difficilmente attuabile, almeno in quest’ultimo mese e mezzo. I risultati negativi della Lazio sono anche figli di un cammino intenso e dispendioso in Champions League, dove i biancocelesti hanno superato brillantemente il proprio girone, salvo poi schiantarsi contro la corazzata Bayern Monaco agli ottavi di finale.

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Luis Alberto, Lazio
Luis Alberto, Lazio @Twitter

A quel punto, il tragitto in Serie A risulta ampiamente compromesso, a maggior ragione con un gruppo in cui sono calati gli attori principali. Da Luis Alberto a Zaccagni, passando per Felipe Anderson, fino a giungere persino al capitano Ciro Immobile, in svariate occasioni apparso decisamente autunnale, molto lontano dalla sua forma migliore, nonché privo della sua peculiare capacità di essere decisivo per questa Lazio.

E in una situazione simile, il logico epilogo può risultare una sorta di smantellamento, volto a rifondare una squadra giunta al capolinea, in grado di toccare il proprio apice, a seguito del quale è seguito però un rapido crollo. Lazio incapace di confermarsi, oltre che di reggere al meglio il doppio impegno. E l’addio del faro Milinkovic-Savic l’estate scorsa non può sopravvivere come alibi isolato.

Immobile a fine corsa

Partiamo dal capitano, sempre disposto a metterci la faccia nei momenti bui, capitati spesso e volentieri alla Lazio di quest’anno. È vero che Immobile non è più giovanissimo, dunque anche il suo killer instinct, composto principalmente dalla sua bravura in campo aperto è andato via via scemando inesorabilmente.

Il numero 17 biancoceleste non ha mai digerito il 4-3-3, dal momento che ha sempre avuto bisogno di una seconda punta che gli girasse attorno, per renderlo libero di attaccare la profondità. Ma l’Immobile attuale è anche calato notevolmente per quel che concerne l’incisività e il suo ruolo di leader carismatico.

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Ciro Immobile, Lazio
Ciro Immobile, Lazio @livephotosport

L’esplosione di Castellanos, unita ai ripetuti infortuni che hanno minato la salute e il rendimento di Ciro, sono stati i punti esclamativi su un’annata incredibilmente poco prolifica. Solo 6 centri totali in campionato, incredibile per un attaccante che vive di gol. Immobile non sarà presente nemmeno contro la Salernitana, causa l’ennesimo guaio fisico, stavolta al collaterale del ginocchio.

L’età si fa sentire, 34 anni impongono di compiere riflessioni anche per quel che concerne il futuro del capitano della Lazio, che ha dato tanto a questa squadra, ma che, probabilmente, è realmente giunto a fine corsa. Le offerte non mancano, soprattutto dall’Arabia Saudita, dove Immobile risulterebbe comunque una garanzia dal punto di vista del marketing.

È pur sempre campione d’Europa (casomai ce ne dimenticassimo) e la sua presenza contribuirebbe a mantenere alto l’appeal di un campionato eternamente divisivo. Non mancano però le possibili sorprese, secondo le quali Immobile potrebbe persino tornare in Campania, per vestire la maglia del Napoli, riferisce il Corriere dello Sport.

In quest’ultimo caso, l’attaccante campano avrebbe la possibilità di rimanere a grandi livelli, pur senza avere la garanzia della titolarità. Ma è altrettanto innegabile che Ciro coltiverebbe ancora il sogno (per la verità piuttosto utopico) di tornare a vestire la maglia azzurra, smaterializzatosi sotto le stigmate di una stagione particolarmente deludente, distante da quelle che hanno contraddistinto il miglior Immobile.

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Felipe Anderson, Lazio @LPS
Felipe Anderson, Lazio @LPS

Felipe Anderson sposa la Juve

Altro giocatore a fine corsa è Felipe Anderson, oramai indirizzato in maniera piuttosto convinta verso la Juventus. I bianconeri hanno attuato una corte serrata nei confronti del brasiliano, vicinissimo a sposare la causa, abbandonando dunque una Lazio che l’ha riaccolto a braccia aperte nel 2021, dopo le due parentesi poco fortunate al West Ham e al Porto.

E anche il brasiliano, così come Immobile, sembrava essere al capolinea della propria avventura biancoceleste. La squadra in cui è esploso, e in seguito tornato, ergendosi a grande protagonista, ora non sembra più appartenergli. In scadenza di contratto, le richieste di Felipe Anderson non hanno trovato d’accordo Claudio Lotito, che dunque lascerà partire il proprio attaccante a titolo gratuito.

Quest’ultima operazione mostra comunque una chiara volontà di ricostruire una Lazio smembrata dei propri interpreti migliori, coloro che hanno tenuto alto i colori biancocelesti ma ora in un’evidente fase calante. Stesso discorso lo si può allargare anche a elementi di prim’ordine come Pedro e Luis Alberto, sempre meno sicuri della propria permanenza nella Capitale.

Quale futuro per Tudor?

Tutta questa rivoluzione coinvolge direttamente l’allenatore. Igor Tudor è alla guida della Lazio da circa tre settimane e ha già sollevato i primi dubbi intorno a sé. Va specificato che il tecnico croato, ex Verona e Marsiglia, non è stato particolarmente fortunato, affrontando Juve e Roma nel giro di una settimana, raccogliendo solamente la vittoria in campionato contro i bianconeri all’ultimo minuto, prima di uscire sconfitto nel Derby.

Igor Tudor, tecnico della Juventus*
Igor Tudor, tecnico della Lazio*

Il gol di Mancini certifica una Lazio ancora indietro, che ha assunto le sembianze di un cantiere aperto. Dal canto suo, Tudor si è immediatamente rimboccato le maniche, varando il nuovo modulo, alla base del proprio credo calcistico. Due sconfitte e una vittoria tirata, contro squadre maggiormente rodate, nonché di elevato spessore, sono un curriculum decisamente povero per trarre conclusioni che si rivelerebbero affrettate.

I giudizi a scatola chiusa sono insiti nella cultura calcistica italiana, ma in questo caso rischierebbero di danneggiare la squadra e il lavoro dell’allenatore, ancora in fase embrionale. Tudor è contrattualizzato ancora per un anno, così da poter imbastire con una maggiore serenità la propria rosa in vista della prossima stagione. In un certo senso, la poderosa rivoluzione a cui la Lazio intende sottoporsi, può presentarsi come un’occasione per il croato.

In questo modo, Tudor ha la possibilità di plasmare la propria creatura con del materiale nuovo, ancora da assemblare secondo le sue esigenze, così da ripristinare la solidità e la serenità dell’ambiente Lazio, logorato da quest’annata condita dal brusco esonero di Maurizio Sarri, che ha fatto calare il sipario anche su Ciro Immobile.

Per quest’anno, la missione di Tudor consisterà semplicemente nell’artigliare la qualificazione in Europa, obiettivo tangibile e concreto, pur con un modulo ancora in fase di rodaggio. Il neo tecnico ha avuto però il merito di reintegrare Kamada, l’elemento sconosciuto di questa stagione, arrivato a Roma circondato dalla curiosità generale, per deludere poi ogni tipo di aspettative.

Daichi Kamada, Lazio
Daichi Kamada, Lazio @livephotosport

Il mister ha invece puntato sul giapponese, che ha offerto ottime indicazioni, anche nel Derby, a testimonianza della fiducia che gli è sempre mancata con Sarri. Un ottimo inizio, in virtù del fatto che l’ex Eintracht risultava fra i possibili partenti nella prossima estate. Ma Tudor non ha tentennato, rischiandolo coraggiosamente nell’incontro più sentito, dove Kamada è risultato il migliore dei suoi.

Prove di futuro, con il 3-4-2-1 come fulcro del progetto tecnico dell’allenatore, chiamato in fretta e furia per raddrizzare un momento complicato e gettare le basi per la prossima stagione. E Tudor non si è perso d’animo, nemmeno dopo la sconfitta del Derby, sebbene la grande delusione finale. La grande occasione si presenta immediatamente contro la Salernitana. La prima di sette partite da non sbagliare, dove la Lazio ha l’ultima possibilità forse per rimanere agganciata al treno per l’Europa.

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