Mourinho-Roma, l’incantesimo si scioglie: il divorzio per tornare grandi

Carlotta Desirello
5 Minuti di lettura
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Era il 4 maggio 2021 quando Roma, sponda giallorossa, entrava in visibilio: Mourinho è il nuovo tecnico, un campione per tornare grandi. La squadra ne veniva da un’annata non semplice che l’aveva portata a centrare “soltanto” il settimo posto in classifica, diventando la prima italiana a partecipare alla nuova coppa europea appena istituita: la Conference League. Da quel momento in poi, è giunto un saliscendi di emozioni che ha alternato soddisfazioni, con tante delusioni e momenti complicati, con un unico denominatore comune: Mourinho non si tocca. È come un incantesimo, quello che ha tenuto legati tifoseria e mister in questi due anni e mezzo, ma, si sa, ogni incantesimo è destinato a sciogliersi.

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Dalla Conference alla confusione, l’avventura di Mourinho a Roma

La Conference League conquistata a fare da apripista agli anni in giallorosso del tecnico, fautore del famigerato triplete dell’Inter, a Roma. Un successo che, nei cuori dei tifosi, rafforza l’idea di avere in casa un allenatore in grado di vincere quando conta e di riportare i trofei tanto attesi nella Capitale. Un anno dopo arriva la riconferma, con la finale di Europa League raggiunta che pone in ombra le difficoltà in campionato. La gara contro il Siviglia, però, non porta l’esito sperato e, con le proteste contro l’arbitro Taylor a far da sovrane, cancella, di fatto, le ambizioni stagionali. Sì, perché sebbene si tratti di una sconfitta sul filo del rasoio, la mancata coppa obbliga l’ambiente a far luce sulla Serie A, conscio che l’incantesimo di Mourinho nelle coppe non è infallibile.

Vaso di pandora aperto e, nonostante il tecnico non venga ancora messo in dubbio, le domande iniziano a bussare alla porta. Un gioco non esaltante e, a tratti, quasi assente, una rosa non sfruttata, un Pellegrini scomparso e un potenziale offensivo che resta tale. Inizia la nuova stagione e la squadra non ingrana, un campionato dove arranca e un’Europa League dove non riesce a dominare il girone, fino ad arrivare al 10 gennaio. Derby di Coppa Italia tra Lazio e Roma, in palio c’è la semifinale, ma soprattutto la gloria cittadina e anche, inconsapevolmente, la permanenza di quell’incantesimo che ormai è a un passo dal baratro. 1-0 Lazio, crolla la magia, crolla Mourinho.

Mourinho, tecnico della Roma
Mourinho, tecnico della Roma @livephotosport

Sulle orme di Ancelotti e il Napoli: un divorzio per rinascere

Il carisma di Mourinho è qualcosa di impressionante se paragonato a ciò che, nella pratica, ha portato alla Roma. Certamente, la capacità di portare a casa match complicati, come ha dimostrato in Conference e Europa League, non è da cancellare, ma il progetto, di fatto, non è mai decollato. Oggi vengono scoperte carte rimaste nascoste in questi anni, ma che non potevano più non emergere. I giallorossi sono in balia del destino, non fautori di esso. Il rendimento e i risultati sono la più grande incognita di inizio stagione, che permane anche durante la stagione in corso. L’ordine, la soddisfazione, le certezze in campo mancano ed è altalenante ogni opinione su giocatori, sull’organizzazione di gioco e sulla sostanza della squadra.

Una rosa forse non paragonabile a quella di Inter e Juventus, ma che sicuramente non dista quanto dimostra il campo. Le defezioni in difesa che non possono essere il capro espiatorio, se si considera, tra l’altro, che anche formazioni come il Milan hanno affrontato gli stessi problemi, se non in quantità maggiore, nel reparto arretrato. Un tecnico dal “non gioco” che non può motivare il mancato rendimento e la mancata espressione delle potenzialità della squadra, ma che, anzi, come Allegri alle redini dei bianconeri, dovrebbe avere come forza quella di farla esprimere anche oltre i propri limiti.

Tutte queste considerazioni sembrano porre Mourinho sul banco degli imputati, ma, in realtà, non puntano il dito contro uno dei migliori tecnici degli ultimi vent’anni, bensì su un legame mai decollato, se non dal lato affettivo, con la Roma. Una consapevolezza che spaventa, ma che è necessaria per archiviare e proseguire. La stessa consapevolezza che ha condotto al divorzio tra Ancelotti e il Napoli, regalando un trionfo in Liga e una Champions League al tecnico e uno storico scudetto ai partenopei.

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